personalizzazione della politica
personalizzazióne della polìtica locuz. sost. f. – Categoria concettuale con cui si definisce il fenomeno, proprio della società di massa, in cui la scelta politica non è più indirizzata su base ideologica o partitica, bensì basata sulle caratteristiche e le qualità personali dei candidati ai ruoli del potere. Ponendo le proprie basi nel comune bisogno di immedesimarsi nel leader prescelto, elemento da sempre congenito alla storia dell'uomo, la personalizzazione della politica è divenuta fenomeno assoluto e trasversale lungo il 20° secolo, con l'avvento del suffragio di massa e l'evolversi sempre più rapido dei mass media nella seconda metà del secolo. Le condizioni per l'esistenza di una siffatta forma di meccanismo politico, infatti, sono necessariamente quelle in cui l'elettorato sia il più largo ed eterogeneo possibile e in cui il leader politico scelga di promuovere, attraverso ogni tipo di canale comunicativo, la propria immagine vincente, capace di far breccia non solo nella razionalità del cittadino, ma anche nella sua emotività, nella sua parte inconsapevole, assurgendo così a un ruolo ambivalente, di candidato prescelto e mito personale. Con il finire dell'epoca dei grandi partiti e lo sviluppo e la diffusione generalizzata della televisione, la politica intesa come attivismo di piazza e grandi istanze ideologiche ha lasciato il posto a una politica dell'immagine sempre più personalizzata, animata da singoli personaggi che si pongono come idealtipi di rappresentanza, esponendo a pubblica visione le proprie presunte doti, intellettuali, fisiche e pratiche, come valide ragioni per essere scelti. Se nel caso degli Stati Uniti la figura del presidente leader apparentemente presente nella vita quotidiana dei cittadini è quasi congenita all'evolversi della loro storia repubblicana, in Europa il fenomeno si è accentuato dopo gli sconvolgimenti politici dei primi anni Novanta del 20° secolo, quando i radicali cambiamenti internazionali hanno imposto una ridefinizione del concetto stesso di rappresentanza politica. Con il crollo delle grandi ideologie dell'età contemporanea, infatti, e con il conseguente calo del consenso dei partiti incarnanti le stesse, si è via via creato un nuovo distacco tra le masse e le classi dirigenti, che ha generato nella società una forte disillusione politica, arginabile esclusivamente ridefinendo le istanze e le modalità dell'esistenza della rappresentanza istituzionale. In questo senso, figure nuove, presentandosi all'opinione pubblica come uomini di successo, esasperati dal vuoto e dalle carenze istituzionali, si sono gettati nell'arena politica come altro settore in cui affermarsi, vestendo i panni di leader più vicini alla sensibilità comune e capaci di esaltare l'immaginario collettivo, talvolta anche con promesse di miracoli di benessere e stabilità alla portata di tutti. Il nuovo archetipo di politico, quindi, facendosi incarnazione delle esigenze e delle aspettative della massa, viene proposto come strumento provvidenziale per l'esistenza della Stato, che torna a essere così percepito come un tutto cui ognuno appartiene, un non luogo dove i diritti al successo, alla ricchezza e alla felicità siano davvero inalienabili e universali. Perché questo sistema funzioni l'immagine della persona che scende in campo viene disegnata nei minimi dettagli, e con essa la scenografia in cui sarà tenuta a muoversi. In questo senso, molteplici sono le visioni che dei diversi leader si possono proporre, a differenza delle nazioni o dei momenti storici che si attraversano, ma ciò che cambia è solo il contenuto, non il metodo con cui si costruiscono queste meteore di successo popolare. In quest'ottica, figure come Berlusconi o Sarkozy, pur nelle loro differenze personali e territoriali, hanno rappresentato due degli esempi più completi di questo nuovo tipo di leadership, in cui dietro la figura di rappresentanza vi è uno staff di pubblicitari, consulenti d'immagine e analisti sociali, che lavorano ininterrottamente per dare forma al mito, al personaggio, e continuare così ad attuare la strategia del consenso.