PERTINI, Alessandro, detto Sandro
(App. IV, II, p. 763)
Uomo politico italiano, morto a Roma il 24 febbraio 1990. Eletto l'8 luglio 1978 presidente della Repubblica con una maggioranza larghissima e senza precedenti (832 voti su 995), P. improntò la sua azione a un notevole dinamismo, dando un'interpretazione più attiva della carica e delle funzioni di presidente della Repubblica. Dotato di grande comunicativa e di un linguaggio semplice ed efficace, riscosse in anni difficili e in circostanze spesso drammatiche il larghissimo consenso di chi vedeva in lui il rappresentante di un'Italia diversa, non toccata dagli scandali. I suoi interventi politici furono condotti in uno stile schietto e talvolta duro, come avvenne nel dicembre 1980, dopo il terremoto in Irpinia, quando in un messaggio alla nazione si scagliò contro i pubblici poteri per la lentezza dei soccorsi e la grave inefficienza dimostrata dallo stato. Nella crisi di governo iniziata nel gennaio 1979 affidò per la prima volta l'incarico governativo a un laico, il repubblicano U. La Malfa, che non riuscì nel suo intento per i veti incrociati della DC e del PCI. Fu ancora P. ad affidare l'incarico a un altro repubblicano, G. Spadolini, nel giugno 1981, e al socialista B. Craxi nell'agosto 1983. In campo internazionale perseguì sempre un coerente pacifismo, esprimendosi a favore di un disarmo "totale e controllato" (aprile 1983), oppure dichiarando che il contingente italiano inviato in Libano avrebbe dovuto essere immediatamente ritirato in caso di guerra (dicembre 1983). Terminato il mandato presidenziale (luglio 1985), divenne, di diritto, senatore a vita della Repubblica.
Fra i suoi scritti ricordiamo Sei condanne, due evasioni (1970), nel quale P. ripercorre il periodo dell'antifascismo e della Resistenza.
Bibl.: R. Uboldi, Il cittadino Sandro Pertini, Milano 1982.