PERTOSSE (XXVI, p. 869)
Sistematiche indagini radiologiche hanno messo in evidenza che anche nei casi non complicati sono molto frequenti addensamenti polmonari in sede parailare o paracardiaca, rilevabili quindi solo radiologicamente e simili agli infiltrati tubercolari, dai quali possono essere discriminati solo con reazioni tubercoliniche. L'evoluzione è lenta ma benigna salvo se vi sono bronchiectasie. Notevoli progressi sono stati realizzati nella lotta contro l'infezione. Ricerche di autori americani hanno dimostrato che il bacillo di Bordet-Gengou presenta 4 varianti di cui una sola (fase I) patogena. L'importanza di questa scoperta è notevole per le applicazioni pratiche, dato che solo con culture di germi in fase I è possibile allestire vaccini a così alto potere immunizzante che, detossicati con formolo (anavaccini) e iniettati in tre dosi di complessivi 20-80 miliardi di germi, producano anche nei lattanti un'immunità della durata di circa due anni, capace di proteggerli dall'infezione o di renderne il decorso più breve e benigno. Risultato particolarmente importante perché appunto nei primi due anni di vita è massima la mortalità da pertosse. La profilassi antipertossica è quindi entrata nella fase di realizzazione pratica.
Recentemente è stata studiata la possibilità di associare alla vaccinazione antipertossica quella antidifterica e antitetanica, realizzando una triplice immunità che sarebbe più valida di quella ottenibile separatamente. I risultati non sono però ancora definitivi. Nei soggetti già contagiati può essere ancora ottenuta una immunizzazione passiva con siero iperimmune umano o di coniglio, consigliabile anche per la terapia della malattia conclamata, a differenza dei vaccini che, pur ad alte dosi, dànno in queste condizioni risultati meno sicuri. Sempre in campo terapeutico ancora molto discussa è la reale efficacia della "terapia ad alta quota" realizzabile con volo in aeroplano per un'ora a 3500 m. oppure nelle camere a decompressione. I migliori risultati si hanno dopo la 3a settimana e consistono in riduzione nel numero e intensità degli accessi. Una terapia più attiva e specifica sembra che possa essere attuata con la streptomicina, inibente in vitro il bacillo pertossico anche a concentrazioni molto basse. Ma mancano ancora risultati clinici. Sulfamidici e penicillina hanno trovato largo impiego nella terapia delle complicazioni, principali cause di mortalità specie nella prima infanzia.