Perù
Da vari dati e riferimenti, si può desumere con certezza che l'opera di D. è in qualche modo presente nel lontano P. fin dai secoli XVI e XVII, cioè dai tempi della conquista e della colonizzazione spagnola. Una ricostruzione completa e documentata di tale presenza, senza dubbio curiosa e interessante, si trova nel saggio D.A. en el Perú, di Estuardo Núñez. Tra i libri che giunsero a Lima negli anni 1549 e 1583, oltre a quelli di autori classici latini e greci, appare negli elenchi anche un " Dante poeta comentado en italiano ". Citazioni di D. sono reperibili in un cronista toledano che nel 1571, scrivendo nel Cuzco sulle guerre e le tirannie degl'Incas, tratta del viaggio di Ulisse fino all'Atlantide e allude " a Dante Alighieri, ilustre poeta fiorentino "; nella Miscelánea Austral di Diego de Ávalos y Figueroa, pubblicata a Lima nel 1602; e nel Discurso en loor de la poesía (1602) di autore anonimo, dove si leggono questi versi riferiti ad Antonio Falcón, elogiato poeta dell'epoca e direttore della " Academia Antártica " di Lima (fondata nel 1580): " Ya el culto Tasso, ya el oscuro Dante / tienen imitador en tí ". Quest'ultima citazione, accompagnata da altri indizi e documenti, come l'uso della terzina dantesca e la descrizione del Paradiso che appare nella Segunda Parte del Parnaso Antártico di Diego Mejía de Fernangil (1608), dimostra che il ‛ culto ' di D. era assai diffuso nella " Academia Antártica ". Del resto, nella biblioteca del più importante scrittore dell'epoca, il meticcio Inca Garcilaso de la Vega (1539-1612), cronista e storico d'impianto rinascimentale e scrittore di tendenza neoplatonica, figurano tutte le opere di Dante. Così che si può dire che l'influenza di D. era giunta e si era affermata nelle lettere coloniali del P. sull'onda di una larga e forse indifferenziata influenza rinascimentale italiana, e di ciò è prova significativa l'accostamento tra il " culto Tasso " e l' " oscuro Dante " dei versi sopra citati.
Più tardi, nella seconda metà del sec. XIX, il dantismo peruviano passa a una nuova fase: la versione, ín terzine di endecasillabi, del c. III dell'Inferno intrapresa dal poeta romantico Nicolàs Corpancho (1830-1863). La discreta traduzione del Corpancho (pubblicata parzialmente nel settimanale " El Progreso " di Lima dell'aprile 1850) è opera giovanile ed è la prima che appaia nell'America di lingua spagnola: essa precede di 15 anni quella dello spagnolo peruviano Juan de la Pezuela y Ceballos e di quasi 50 anni quella dell'argentino Bartolomé Mitre.
Tralasciando alcune altre traduzioni parziali delle opere di D. e altre citazioni sparse della sua poesia, la terza fase del dantismo peruviano, certamente la meno importante, è quella che corrisponde ai successivi studi danteschi, per lo più di carattere didattico, se non strettamente scolastico. A questo settore appartengono l'opera di Lamberto Avolio, Flor de Florencia. Guía al estudio de la D.C. (Lima 1944; 19564); la scelta e la pubblicazione di alcuni passi del libro di Guido Vitali, Scene e figure della D.C., intrapresa da Siro Simoni (ibid. 1947); una conferenza di Ettore Janni, dal titolo El mundo de Dante, poi riunita nel volume Tres conferencias en Lima, con prefazione di J. Basadre (ibid. 1951); alcuni saggi di ‛ Lectura Dantis ' eseguiti presso l'università di San Marcos di Lima da Bruno Roselli negli anni 1954-56; e gli articoli stampati sul settimanale " La Industria " di Piura, di Luis Ginocchio su vari aspetti della Commedia (1957-1962).
Bibl. -M. Lugaresi, Modernidad de D., in " Estudios Italianos " II (1952); I.A. Leonard, Los libros del Conquistador, México 1953; R. Porras Barrenechea, Los viajeros italianos en el P., Lima 1957; E. Núñez, D.A. en el P., in " Boletín Bibliográfico ", Universidad de San Marcos, dicembre 1964; M. Beltroy, Homenaje a D., Lima 1965; E. Núñez, D. en el Perù, in " L'Alighieri " IX (1968) 55-81.