PERU
PERÙ. – Demografia e geografia economica. Condizioni economiche. Storia. Architettura
Demografia e geografia economica di Anna Bordoni. – Stato dell’America Meridionale. L’elevata frammentazione etnicache contraddistingue il P. (30.769.077 ab., secondo una stima UNDESA, United Nations Department of Economic and Social Affairs, del 2014) rappresenta tuttora un ostacolo al consolidamento dello Stato e quello dell’integrazione rimane un problema complesso, reso più marcato dall’ineguale distribuzione dei benefici legati allo sviluppo del Paese. Il principale gruppo è quello degli amerindi (45%), seguiti da meticci (31,9%), bianchi (15%), neri, giapponesi, cinesi e altri. Le comunità urbane e costiere si sono maggiormente avvantaggiate della recente crescita economica rispetto alle comunità rurali e alle popolazioni dell’Amazzonia e delle regioni montane. Nell’ultimo decennio il tasso medio di povertà è sceso (28% nel 2013), pur rimanendo sempre elevato nelle zone più disagiate, dove interessa il 55% degli abitanti. Anche il tasso di malnutrizione è diminuito da quando il governo ha introdotto una serie di misure per il miglioramento dei servizi igienico-sanitari. La quota di iscrizioni scolastiche è cresciuta, ma il livello di abbandono è elevato: più di un quarto dei bambini peruviani lascia la scuola per contribuire a sostenere le famiglie, lavorando nei cantieri, nelle miniere e nei campi di coca. Nella capitale, Lima, si concentra un terzo della popolazione totale e la metà della ricchezza pro-dotta. Negli ultimi dieci anni, oltre 2 milioni di peruviani sono emigrati, dirigendosi soprattutto verso Stati Uniti, Spagna e Argentina.
Condizioni economiche. – Il Paese cresce a un ritmo sostenuto (5,6% annuo nel periodo 2008-2013), grazie all’attività mineraria, alla pesca, alle costruzioni e al commercio; tuttavia rimane forte la dipendenza dalla domanda internazionale, in particolare cinese, dall’andamento dei prezzi delle materie prime esportate e dall’assenza di un adeguato sviluppo delle infrastrutture. Altre debolezze dell’economia peruviana sono la corruzione, la mancanza di manodopera qualificata, i conflitti sociali e la forte presenza di un’economia informale. Per quanto riguarda i diversi settori produttivi, l’agricoltura continua a presentare la classica distinzione tra colture commerciali destinate all’esportazione (cotone, canna da zucchero, riso, frutta, caffè) e diffuse soprattutto nella zona costiera, e colture destinate all’autoconsumo (frumento, mais, orzo, patate), peraltro insufficienti a soddisfare il fabbisogno nazionale. Abbondanti e diversificate sono le risorse minerarie e il governo ha stretto accordi con società straniere per la loro esplorazione. Il P. è il terzo produttore mondiale di argento (3500 t nel 2013) e di rame (1.300.000 t); seguono ferro, zinco, piombo, stagno e oro (150.000 kg). Sul piano energetico è in larga misura dipendente dal petrolio, la cui produzione, pur essendo cresciuta notevolmente (3,1 milioni di t), al momento non è in grado di garantire l’autosufficienza interna.
Storia di Giovanni Agostinis. – Il secondo governo di Alan García, iniziato il 28 luglio 2006, inaugurò un quinquennio di crescita economica sostenuta, alimentata dal boom dei prezzi delle risorse minerarie esportate (in particolare rame e argento) e dall’afflusso d’investimenti privati esteri nei settori strategici minerario e petrolifero. Tuttavia, i cinque anni di governo García furono segnati dall’acuirsi di profonde tensioni politiche e sociali prodotte dalla persistente disuguaglianza e dal modello di sviluppo imperniato sullo sfruttamento intensivo delle risorse naturali.
La nomina del liberale Luis Carranza Ugarte alla testa del ministero di economia e finanze esplicitò subito la volontà di garantire continuità al processo di apertura economica neoliberale. Tra le misure più emblematiche della politica economica del governo ci furono la riduzione dei salari, l’aumento degli investimenti pubblici (soprattutto in infrastrutture), la riduzione dei dazi doganali, la decentralizzazione di risorse finanziarie e competenze a favore dei governi regionali e l’incremento delle concessioni petrolifere nella foresta amazzonica. Le misure economiche adottate dal governo crearono i presupposti per un boom economico caratterizzato da bassi livelli d’inflazione, dalla riduzione del tasso di povertà, dalla creazione di due milioni di posti di lavoro. In materia di politiche sociali, il governo García investì nel miglioramento della formazione e delle infrastrutture scolastiche, così come nell’ampliamento della copertura sanitaria universale.
Nell’ottobre 2008 il governo fu travolto dallo scandalo Petrogate, che palesò la corruzione in seno all’impresa petrolifera statale Petroperù e al governo, alimentata dalle concessioni petrolifere in cambio di tangenti. Lo scandalo coinvolse il primo ministro Jorge Castillo e i ministri della salute e dell’energia, culminando in un rimpasto di governo e in una crisi di popolarità del presidente García. Lo scandalo Petrogate fu seguito dalla crisi del Baguazo, dal nome della città di Bagua nell’Amazzonia peruviana dove gli scontri ebbero luogo: il 5 giugno 2009 il governo dichiarò lo Stato d’emergenza e ordinò l’intervento dell’esercito per liberare le strade occupate da gruppi indigeni che protestavano contro le concessioni di sfruttamento petrolifero nella foresta amazzonica. Si trattò di uno dei casi più gravi di violenza politica nella storia del Paese e il bilancio degli scontri tra esercito e manifestanti fu drammatico: 33 morti e 150 feriti gravi. La mano dura del governo nella gestione della crisi provocò l’ennesimo terremoto politico, che portò alle dimissioni di alcuni dei ministri vicini alla sinistra. Il Baguazo produsse un ulteriore crollo della popolarità di García.
Tra gli altri avvenimenti significativi del periodo 2006-2011, anche la condanna all’ergastolo di Abimael Guzmán (ex leader della guerriglia maoista di Sendero luminoso), il terribile terremoto che colpì la costa centrale del Paese nell’agosto del 2007 provocando la morte di centinaia di persone, e la condanna dell’ex presidente-dittatore Alberto Fujimori a 25 anni di prigione per violazione dei diritti umani da parte delle forze speciali durante il suo mandato (1990-2000).
Le elezioni presidenziali del 2011 furono segnate dalla frammentazione politica e dall’assenza di un candidato unico in rappresentanza del centro liberale. Il primo turno vide prevalere il candidato della sinistra nazionalista, l’ex ufficia le dell’esercito Ollanta Humala (31,7%), e la candidata della destra Keiko Fujimori (23,5%). Nonostante la guerra mediatica scatenata dalle élites economiche peruviane contro Ollanta Humala, accusato di voler smantellare l’impianto economico neoliberale in favore di politiche stataliste sul modello del Venezuela di Hugo Chávez, l’ex militare si aggiudicò il secondo turno con un distacco del 3%. Decisivo fu il sostegno garantito nella fase finale della campagna da figure di spicco del panorama politico e culturale come Mario Vargas Llosa e l’ex presidente Alejandro Toledo, i quali si espressero non in favore di Humala, ma contro l’elezione della figlia dell’ex presidente-dittatore Fujimori.
Il programma di governo del Partido nacionalista peruano proponeva una redistribuzione della ricchezza generata dallo sfruttamento delle risorse naturali, senza tuttavia mettere in discussione l’apertura economica. In prima battuta il governo mise in campo provvedimenti di stampo progressista, come l’incremento delle imposte sulle imprese straniere attive nel settore minerario, l’introduzione di un meccanismo di consultazione delle popolazioni coinvolte da grandi progetti infrastrutturali e minerari, la creazione del ministero dell’Inclusione sociale e l’introduzione di nuovi programmi sociali quali Pensión 65 (sostegno ai pensionati) e un sistema borse di studio per studenti universitari.
L’assenza della maggioranza nel Congresso costrinse tuttavia Humala ad alleanze con i partiti di centrodestra che ne fiaccarono l’iniziale spinta progressista. L’esecutivo sperimentò inoltre la medesima instabilità politica vissuta dai governi precedenti, con continui rimpasti di governo che videro avvicendarsi fino al 2015 sette primi ministri a causa di scandali di corruzione e crisi politiche e sociali che scossero profondamente il Paese. Tra le crisi più emblematiche delle tensioni insite nel modello di sviluppo peruviano, quella scatenata dalle proteste contro il progetto minerario Conga nella regione di Cajamarca, accusato di mettere a rischio la salute delle popolazioni circostanti e l’ambiente. A seguito delle manifestazioni in opposizione al progetto, nel dicembre 2011 il presidente Ollanta Humala dichiarò lo stato di emergenza in alcune aree della regione, mentre il primo ministro Salomón Lerner – vicinoalla sinistra – rassegnò le dimissioni e fu sostituito da Óscar Valdés, un uomo di centrodestra, rappresentante della ‘mano dura’ e favorevole a una decisa risposta dello Stato ai disordini sociali. Nel luglio del 2012, gli scontri causarono anche cinque vittime. La crisi di governo provocata dall’affare Conga innescò a livello politico la transizione verso il centrodestra del governo Humala, segnata da un calo di popolarità e da frequenti rimpasti ministeriali.
Architettura di Chiara Puri Purini. – Sebbene l’alto tasso di povertà della popolazione sia ancora all’origine di forti conflitti sociali, l’economia del P., sensibilmente in crescita, ha indubbiamente favorito l’industria della costruzioni del Paese, in particolare nella capitale Lima. Molte le nuove torri residenziali e per uffici, gli edifici commerciali e persino le seconde case per la borghesia emergente. Fra queste ultime, soltanto a titolo esemplificativo, si ricordano la casa di Javier Artadi (2003-04) sulla spiaggia di Las Arenas, a circa 100 km da Lima, e la casa a Palabritas (2009), anch’essa affacciata sull’oceano, di José Orrego.
Tra i non pochi personaggi di spicco nel panorama architettonico peruviano, autori di progetti internazionalmente riconosciuti, si segnalano: Enrique Ciriani (n. 1936), che nel 2009 è rientrato dalla Francia, dove aveva esercitato con successo la professione sin dal 1964, e si è stabilito a Lima dove insegna alla UPC (Universidad Peruana de Ciencias aplicadas); Juan Carlos Doblado (n. 1963), vincitore, nel 2012, di quattro premi alla XV Biennale di architettura peruviana e, dal 2010, direttore di TECTURA, Congreso internacional de arquitectura latinoamericana; Mario Lara che a Lima, dove vive e lavora, ha progettato un gran numero di edifici residenziali; Bernardo Fort-Brescia (n. 1951), tra i più noti architetti peruviani, fondatore dello studio statunitense Arquitectonica, con base a Miami, che opera con successo a livello internazionale. Ad Arquitectonica, per es., si deve la sede dell’istituto bancario HSBC (Hongkong and Shanghai Banking Corporation), l’edificio più alto del P., realizzato a Lima nel 2013. Tra le opere più recenti e significative vanno ancora ricordate: il complesso polifunzionale MAPFRE (2014) di TSM Asociados a Independencia, che comprende uffici, un centro medico, una cappella e un cimitero; l’edificio che ospita le aule di ingegneria e scienze della PUCP (Pontificia Universidad Católica del Perú, 2014) a Lima, di Llosa Cortegana Arquitectos; la scuola LVC (2013) di Nómena+Patricio Bryce nella zona costiera di Chorrillos, a Lima, bianca ed essenziale; la scuola a Chuquibambilla (2013), a oltre 3000 m di altitudine nella isolata provincia meridionale del Grau, realizzata dallo studio AMA (Alfonso Maccaglia Architecture), e Bosch Arquitectos, un edificio in legno, semplice e colorato, caratterizzato da tecniche costruttive elementari e partecipate; l’edificio per appartamenti C-Q Project (2013), dello studio JSª a Lima, nel sobborgo di Miraflores, uno dei più pregiati e panoramici nei dintorni della capitale.
Si segnalano infine l’ardita riconversione dello storico edificio disegnato da Emilio Harth-Terré, sede della Escuela de arte Corriente alterna (2012), e il memoriale Lugar de la memoria, un complesso inaugurato nel 2015: si tratta di due riuscite opere, entrambe nella citata Miraflores, dello studio Barclay & Crousse, i cui titolari, formatisi in Francia, continuano a tenere una sede a Parigi.