Vedi PERUGIA dell'anno: 1965 - 1996
PERUGIA (il nome etr. non è testimoniato; lat. Perusia)
La città, odierno capoluogo della regione dell'Umbria, sorge sopra un colle che si eleva di circa 300 m dalla valle sottostante, la Val Tiberina, dove si incrociano importanti vie di comunicazione verso il Lazio, l'Etruria settentrionale, il Piceno.
Originariamente, secondo la tradizione, città degli Umbri, P. divenne, in età relativamente tarda, una delle più fiorenti metropoli etrusche. Gli scarsi e incerti trovamenti di età anteriore alla fine del V - inizî del IV sec. a. C. non ci permettono di delineare la facies culturale della città in età arcaica.
Pochi frammenti con decorazione di tipo villanoviano sono venuti in luce fuori Porta S. Susanna e altri rari frammenti si erano rinvenuti già nel secolo scorso a Monteluce. Ma si tratta di resti troppo scarsi per poter trarre qualsiasi conclusione. Dalla necropoli perugina dello Sperandio proviene un sarcofago di tipo chiusino, della fine del VI sec. a. C., e dal territorio, dai centri di S. Valentino e di Castel S. Mariano, provengono importanti complessi di bronzi etruschi arcaici, il cui centro di produzione è però ancora in discussione. I trovamenti di vasi attici a figure nere e a figure rosse di stile severo sono rari.
Si tratta sempre di trovamenti sporadici; soltanto con la seconda metà del V e più con l'inizio del IV sec. a. C. i trovamenti di P. e del suo territorio cominciano ad acquistare una certa consistenza e dal IV sec. a. C. in poi P. ci appare come un centro fiorente e popoloso.
La sua importanza nel IV e III sec. a. C. è documentata, oltre che dalla necropoli, dalla grande cinta muraria lunga circa 3 km a blocchi rettangolari di travertino che in alcune parti è giunta fino a noi in discreto stato di conservazione. La cinta segue le sinuosità del colle su cui è fondata la città; in essa si aprono ancora varie porte antiche tra cui l'Arco della Mandorla, la Porta di S. Luca, la Porta Sole, la Porta di S. Ercolano, tutte ora alterate con l'aggiunta di un arco gotico e, soprattutto, l'Arco detto di Augusto e la Porta Marzia. L'Arco di Augusto (largo m 10,50, alto m 7,80) ha nell'estradosso un doppio giro di cunei su cui sono state incise posteriormente le parole Augusta Perusia. Su questi corre un fregio costituito da pilastrini scanalati con capitelli ionici che si alternano con scudi rotondi. Un grande arco fiancheggiato da pilastri fu sovrapposto, probabilmente in età augustea, alla porta etrusca, che è fiancheggiata da due poderosi torrioni quadrangolari. Della cosiddetta Porta Marzia, più tipica per l'architettura etrusco-ellenistica, non avanza che la parte superiore, inserita nel bastione della Rocca Paolina. L'arco, ad un semplice giro di conci limitati da una modanatura esterna, era fiancheggiato da due teste e inquadrato lateralmente da due pilastri che racchiudono un loggiato dal quale si affacciano varie figure e due protomi equine. Sopra e sotto il loggiato, in due fasce, sono spartite le iscrizioni, aggiunte in età imperiale, colonia vibia e augusta perusia, alludenti ai benefici ricevuti da Augusto e allo ius coloniae concesso da Treboniano Gallo (251-253). Le due porte sono probabilmente da ascriversi al III-II sec. a. C. Scarsi resti ha restituito la città antica, che occupava il cuore dell'attuale centro urbano; il corso Vannucci segna il posto del cardine; esso, con il suo attuale prolungamento - la via Vecchia - collegava le due porte principali della cinta.
Nel secolo scorso un tratto dell'antico selciato, forse etrusco, fu rinvenuto sul lato orientale della piazza di S. Donato, in corrispondenza della via Vecchia e di recente è venuto in luce un tratto lastricato della via che scendeva verso la Porta di S. Ercolano (St. Etr., xxvii, 1959, p. 223). Resti di un edificio, probabilmente templare, del II-I sec. a. C., come indicherebbero varî frammenti fittili di rivestimento, furono rinvenuti nella zona meridionale della città, presso viale Indipendenza (già C. Alberto), immediatamente entro la cinta antica delle mura. Una bella antefissa del IV sec., ritrovata a Monteluce e ora al museo, ci fa supporre la presenza di un altro tempio.
Avanzi di case romane, con pavimento a mosaico, furono scoperti all'angolo di via C. Fani con piazza Matteotti (già Garibaldi) e in via Baldo. In età romana la città si dovette estendere anche fuori del perimetro etrusco; ad un probabile edificio termale appartiene il bel mosaico a tessere bianche e nere con Orfeo e le fiere, databile nel II sec. d. C.
Necropoli. - Nei dintorni di P., al di fuori della cinta etrusca, erano disseminate varie necropoli, databili dalla fine V-inizî IV sec. a. C. fino in età romana; esse erano probabilmente in relazione con le porte e con le varie vie che si allontanavano dalla città. In rapporto con l'Arco di Augusto appaiono le necropoli settentrionali di S. Caterina Vecchia, dello Sperandio, del Bulagaio; probabilmente in relazione con la Porta del Giglio e con la via per Arna si svilupparono a E le necropoli di Monteluce, del Cimitero e di Monterone, mentre le necropoli del Frontone e di S. Costanzo si trovavano lungo la via per Orvieto, che usciva dalla Porta Marzia. La necropoli di S. Giuliana doveva essere in relazione con la Porta della Mandorla e quella di S. Galigano con la Porta di S. Luca. Le necropoli più lontane da P. (Palazzone, Monte Vile, Ponticello di Campo, Piscille, Casaglia) ci testimoniano lo sviluppo dei sobborghi dal III al I sec. a. C.
Nelle necropoli troviamo tombe a fossa e tombe a camera e ambedue i riti dell'inumazione e dell'incinerazione, a volte associati anche nella stessa tomba. In genere però si può osservare che l'inumazione è frequente in età più antica, mentre dal III sec. in poi prevale di gran lunga l'incinerazione e l'inumazione diviene del tutto eccezionale. Le tombe del IV sec. a. C. ci presentano di solito solo una o due deposizioni, con ricchi corredi. A partire dal III sec. a. C., col generalizzarsi dell'incinerazione, troviamo più spesso tombe a camera, di carattere familiare, con deposizioni che possono essere anche molto numerose. Il corredo però è in genere più scarso e più povero. Queste tombe scavate nel terreno di solito precedute da un dròmos, sono per lo più rettangolari o quadrate, a un solo vano, con banchine lungo la parete di fondo e spesso anche lungo quelle laterali. In alcuni casi la pianta può essere anche più complessa, con celle e loculi laterali. Dal III e fino al I sec. a. C. diventa caratteristico l'uso delle urnette cinerarie in travertino (eccezionali quelle in terracotta e in arenaria) e delle olle o vasi cinerari in terracotta. Le urne, quadrangolari, talora lisce o con la semplice iscrizione, sono spesso decorate sulla fronte con scene mitologiche o con motivi ornamentali a rilievo; il coperchio a volte è sormontato dalla figura del defunto semigiacente, a volte è a tetto, con frontone pur esso decorato a rilievo.
Tra i monumenti superstiti della necropoli va ricordato l'ipogeo di Villa Sperandio con ricca suppellettile del III-II sec. a. C. ora al Museo Archeologico di Firenze; la Tomba di S. Manno, camera ipogea rettangolare con vòlta a botte, costituita da blocchi quadrati assai regolari (III-II sec. a. C.) alla quale si possono accostare, per la struttura, altre tombe del territorio perugino (Bettona, Preggio, Faggeto di Monte Tezio) e soprattutto l'Ipogeo dei Volumni, in località Palazzone, ai piedi della collina urbana. Scavato nella roccia è particolarmente notevole per la pianta, imitata da quella della casa etrusca, che può confrontarsi strettamente con la pianta delle case pompeiane più semplici (per esempio la Casa del Chirurgo). L'ipogeo è formato da un atrio rettangolare con soffitto a duplice spiovente, riproducente il tetto di una casa e con decorazioni a rilievo sui timpani sopra alle porte che si aprono sui lati minori; in quest'atrio prospettano varî ambienti, due dei quali con soffitto adorno di protomi scolpite. La vòlta dell'ambiente di fondo ha il cassettone adorno di una testa di Medusa; sui banchi lungo le pareti sono poggiate varie urne, tra cui quella di Arunte Volumnio col defunto sdraiato sulla klìne, mentre due Lase di mirabile efficacia decorativa fiancheggiano la porta dell'Ade espressa in pittura. La tomba che era stata assegnata tra la seconda metà del II e il I sec. a. C., viene datata adesso con maggiore probabilità entro l'ultimo cinquantennio a. C.
Bibl.: G. B. Vermiglioli, Antiche Iscrizioni Perugine2, 2 voll., 1833-34; G. C. Conestabile, Dei monumenti di Perugia etrusca e romana, della letteratura e bibliografia perugina, 4 voll. e atlante, Perugia 1855-70; G. Dennis, The Cities and Cemeteries of Etruria3, II, Londra 1883, pp. 413-451; A. Paoletti, Studi su Perugia etrusca, Perugia 1923; id., Perugia. Delimitazione del territorio archeologico, in Boll. Deputaz. Storia Patria per l'Umbria, XXX, 1932, pp. 119-141; U. Tarchi, L'arte etrusco-romana nell'Umbria e nella Sabina, 1936 (repertorio illustrativo; da consultarsi con cautela); L. Banti, Contributo alla storia e alla topografia del territorio perugino, in St. Etr., X, 1936, pp. 97-127; id., in Pauly-Wissowa, XIX, 1937, c. 1068-86, s. v. Perusia; Chandler Shaw, Etruscan Perugia, Baltimora 1939; A. Andrén, Architectural Terracottas from Etrusco-Italic Temples, 1940, pp. 261-4; U. Calzoni, Due nuovi cottabi perugini, in St. Etr., XVII, 1943, pp. 459-61; A. M. Pierotti-U. Calzoni, Ricerche su Perugia etrusca: la città e la necropoli urbana, in St. Etr., XXI, 1950-51, pp. 275-289; M. Bizzarri, Una nuova tazza del Pittore di Antiphon, in St. Etr., XXVI, 1958, pp. 259-265. Sulle mura e le porte: P. J. Riis, The Etruscan City Gates in Perugia, in Acta Archaeologica, V, 1934, pp. 65-98; V. Campelli, La cinta murata di Perugia, in Riv. Ist. Arch., V, 1935, pp. 7-36; A. M. Pierotti, Perugia. Scoperta nella cinta etrusca alla Cupa, in St. Etr., XIX, 1946-47, p. 313 s. Sulla tomba dei Volumni: A. v. Gerkan-F. Messerchmidt, Das Grab der Volumnier bei Perugia, in Röm. Mitt., LVII, 1942, pp. 122-235; J. Thimme, Chiusinische Aschenkisten und Sarkophage der hellenistischen Zeit, in St. Etr., XXIII, 1954, pp. 132-145; P. J. Riis, An Introduction to Etruscan Art, Copenaghen 1953, p. 112.
(C. Pietrangeli - A. E. Feruglio)
Museo. - Il museo di P. (già Musei Civici, ora Museo Archeologico Nazionale dell'Umbria) comprende due sezioni, tenute distinte nell'ordinamento e di origine diversa: il Museo Etrusco-Romano e il Museo Preistorico. Il primo nucleo del Museo Etrusco-Romano fu costituito dalla raccolta donata al Municipio nel 1790 da F. Friggeri che, sistemata dapprima nel Palazzo dei Priori, passò nel 1812 nel Palazzo dell'Università, insieme col materiale di cui si era arricchita nel frattempo. Nell'8oo P. fu un centro fiorente di studî archeologici e in particolare etruscologici e, durante il lungo periodo di direzione dell'archeologo perugino G. B. Vermiglioli, nella prima metà del XIX sec., le collezioni si accrebbero ulteriormente. Entrò allora nel museo, oltre a materiale venuto in luce nelle necropoli di P., l'importante gruppo dei bronzi arcaici di Castel S. Mariano costituito da lamine lavorate a sbalzo e statuette fuse (in parte maggiore emigrate all'estero: v. monaco di baviera), la collezione lapidaria formata specialmente a cura del padre Galassi e conservata nel chiostro di S. Pietro e un gruppo di materiali, soprattutto urne cinerarie e iscrizioni, di più difficile trasporto, provenienti dalla dispersione della Collezione Oddi, fino allora conservata nella villa di S. Erminio presso Perugia. I successori del Vermiglioli, A. Fabretti (1846-49), G. B. Conestabile (1850-77), G. B. Rossi Scotti, L. Carattoli, riuscirono ad assicurare al museo diversi gruppi del materiale che veniva in luce dagli scavi che si andavano compiendo nelle necropoli perugine. Nel ì88o passò al museo la ricca collezione privata di M. Guardabassi. Alla morte del Carattoli (1894) seguì un periodo di stasi, finché, all'inizio del secolo, la direzione e l'ordinamento del museo furono affidati a G. Bellucci; alla sua morte (1921), la sua ricchissima collezione privata, comprendente, oltre a materiale geologico-paleontologico e a una importante raccolta di amuleti, per la massima parte materiale preistorico proveniente da varie località dell'Italia centrale (Umbria, Marche, Abruzzo, Toscana, territorio di Rieti), fu acquistata a costituire il primo nucleo del Museo Preistorico, dapprima sistemato a Palazzo Gallenga, poi a Palazzo Donini. Il materiale etrusco-romano rimase in parte nell'Università, in parte fu trasferito a Palazzo Donini, insieme al materiale preistorico, finché nel 1948, tutto il materiale fu trasferito e quindi ordinato nel convento di S. Domenico, dove si trova tuttora. Dal 1925 al 1958 la direzione fu tenuta da U. Calzoni, il quale si dedicò particolarmente al Museo Preistorico, che si accrebbe allora del materiale proveniente dalle sue ricerche in Umbria e soprattutto sulla montagna di Cetona (v. appenninica civiltà). Nel 1960 il museo è passato allo Stato.
Il materiale del Museo Preistorico è disposto in otto sale e in un grande salone ed è ordinato parte tipologicamente, parte topograficamente: l'ordinamento tipologico è stato seguito per gli oggetti provenienti dalla Collezione Bellucci ed è stato suggerito dalla opportunità di non smembrare la raccolta, mentre si è seguito un ordinamento topografico per il materiale scavato più recentemente. Nelle prime cinque sale sono esposti utensili litici, per lo più dalla Collezione Bellucci, che vanno dal Paleolitico all'Eneolitico; e parte del materiale paleolitico della Grotta di Gosto (Montagna di Cetona). Nella VI e VII sala è raccolto, con ordinamento topografico, il materiale proveniente dagli scavi compiuti in Umbria dal Calzoni: stazioni del Torbidone e di Abeto, fondo di capanna di Norcia, materiale litico da varie stazioni del territorio, dalle Tane del Diavolo presso Parrano (Orvieto), ecc. Nella sala VIII è esposta la Collezione Pagliari, costituita da materiale litico raccolto nel territorio di Gubbio. Il grande salone è dedicato all'Età del Bronzo e all'Età del Ferro (materiali Bellucci e materiali di Cetona, Paleolitico della Grotta di Gosto e frammenti di ceramica dipinta dalla Grotta Lattaia; il nucleo fondamentale è costituito dal materiale di Belverde, dell'Età del Bronzo, appenninico, dal materiale dell'abitato subappenninico di Casa Carletti e da quello della necropoli di Cancelli).
La sezione etrusco-romana del museo comprende soprattutto materiale proveniente da Perugia e dal suo territorio. Ricordiamo la stele da Monte Gualandro, con combattimento fra due guerrieri (inizî VI sec. a. C.); il sarcofago con rappresentazione a bassorilievo di tipo chiusino, della fine del VI sec. a. C., proveniente dalla necropoli perugina dello Sperandio; una grande sfinge dal territorio di Cetona; tre cippi con rappresentazioni a rilievo di tipo chiusino (fine VI-inizî V sec. a. C.); un gruppo cinerario con defunto semigiacente e dèmone femminile alato, da Chiusi; il cippo in travertino, rinvenuto presso Perugia nel 1822 (C. I. E., 4538) con una delle più lunghe iscrizioni etrusche a noi note. Particolarmente ricca è la raccolta delle urnette cinerarie in travertino, databili fra il III e il I sec. a. C., raggruppate, quando ciò è possibile, a seconda degli ipogei di provenienza. Meno significativo il materiale romano comprendente una serie numerosa di iscrizioni, in parte da P., ma in buona parte da vecchie collezioni e di varia provenienza; da Farfa (Rieti) un sarcofago con mito di Meleagro (Robert, tav. xcv) e un puteale con lotta fra Greci e amazzoni. Degna di nota una statuetta in terracotta da Compresso, rappresentante una divinità, probabilmente Ercole, con la firma dell'artista (C. Rufius s[igillator] finxit). Ricca la collezione delle statuine in bronzo e degli specchi. I vasi dipinti, greci ed etruschi, hanno varia provenienza e solo in piccola parte vengono da Perugia. Il museo comprende oltre a una collezione numismatica e glittica, anche una piccola raccolta di materiale cipriota proveniente dalla Collezione Palma di Cesnola e la ricca raccolta di amuleti del Bellucci.
Bibl.: G. B. Vermiglioli, Indicazione antiquaria per il Gabinetto Archeologico, Perugia 1830; A. Lupattelli, Indicazione degli oggetti più importanti che si trovano nei musei di antichità etrusca, romana e medioevale, esistenti nella Univesità di P., Perugia 1882; G. Dennis, The Cities and Cemeteries of Etruria3; Londra 1883, vol. II, pp. 422-434; A. Lupattelli, Il museo etrusco-romano e medioevale di P., Perugia 1907; G. Bellucci, Guida alle collezioni del Museo etrusco-romano in P., Perugia 1910; U. Calzoni, Guida per il visitatore del Museo Preistorico, 1926; A. Minto, Il Museo preistorico dell'Italia Centrale, in Boll. Deputaz. Storia Patria per l'Umbria, XXXVI, 1939, pp. 177-9; U. Calzoni, Il Museo Preistorico dell'Italia Centrale in P. (Itinerari dei Musei e Monumenti d'Italia), Roma 1940 (sistemazione a Pal. Donini); U. Calzoni, Il Museo Preistorico dell'Italia Centrale "Giuseppe Bellucci" in P.2, Roma 1956; U. Calzoni, Le più recenti vicende del Museo Archeologico di Perugia, in Boll. Deputaz. Storia Patria per l'Umbria, XLIII, 1946, pp. 105-107; U. Calzoni, I Musei Civici di Perugia, in Boll. Deputaz. Storia Patria per l'Umbria, XLIX, 1952, pp. 229-231. Per la Collez. Oddi: F. Santi, Il Museo Oddi a S. Erminio presso P., in Boll. Deputaz. Storia Patria per l'Umbria, XLIII, 1946, pp. 97-104.
(A. E. Feruglio)