perverso
L'aggettivo, di uso non molto frequente, è per lo più in poesia, e sempre in rima; ricorre talora con valore sostantivale.
Il significato primo (etimologico) del termine è precisato dallo stesso D. in Cv III XV 14 (a commento di Amor che ne la mente 71 Questa [la Filosofia] è colei ch'umilia ogni perverso): cioè volge dolcemente chi fuori di debito ordine è piegato, quindi il " pervertito ", lo " sviato ", il " traviato ".
In quest'accezione p. compare ancora in Cv I VII 4 Ciascuna cosa che da perverso ordine procede è laboriosa... sì come dormire lo die e vegghiare la notte, e andare indietro e non innanzi. Comandare lo subietto a lo sovrano procede da ordine perverso - ché ordine diritto è lo sovrano a lo subietto comandare -, e così è amaro, e non dolce, e in Pd XX 126 le genti perverse, cioè le genti pagane, " pervertite, fuorviate, dalla falsa religione " (Chimenz; cfr. Pd XXII 39 la gente ingannata e mal disposta, e VIII 6 le genti antiche ne l'antico errore).
Vale " atroce ", " crudele ", in If V 93 hai pietà del nostro mal perverso, " l'atroce tormento " di Paolo e Francesca. Il Mattalia avverte che " questo significato è dedotto dal significato primo del termine: ciò ch'è fuori od esce dalla legge o dalla norma, e quindi: inusitato, eccezionale " (cfr. Cv I VII 4, già citato).
Con valore analogo è detto di Amore, che alza ad ora ad or la mano, e sfida [" fa disperare ", Contini] / la debole mia vita, esto perverso (Rime CIII 41), questo " crudele ", " malvagio ".
In due luoghi della Commedia il termine sembra usato in accezione pregnante: If XXV 77 due e nessun l'imagine perversa / parea, cioè là figura formata dall'uomo e dal serpente nella bolgia dei ladri, ove p. vale senz'altro, in primo luogo, " pervertita dal duplice esser suo " (Del Lungo), " innaturale ", " deforme ", ma comprende anche " l'idea di ‛ malvagia ' " (Chimenz; il Porena parafrasa " mutata in male "); in Pd XXVII 26 'l perverso è Lucifero, " lo dimonio che si pervertì della via diritta " (Buti) e, quindi, " il malvagio " per antonomasia.
Il vocabolo ricorre infine, ma come variante non buona, nell'invettiva contro i Genovesi (If XXXIII 151): uomini perversi in luogo di uomini diversi; cfr. Petrocchi, ad locum.