Vedi PESARO dell'anno: 1965 - 1996
PESARO (v. vol. VI, p. 88)
La più antica frequentazione dell'area pesarese è da mettere in relazione con l'importanza dell'approdo fluviale del Pisaurus presso l'odierno Foglia, nonché con il percorso costiero che in età romana sarà la Via Flaminia.
L'inserimento del sito preromano di P. nell'ambito delle rotte commerciali adriatiche, già ipotizzato in seguito a ritrovamenti effettuati nelle vicinanze, è stato confermato dalla ceramica attica a figure nere e a figure rosse (VI-V sec. a.C.) rinvenuta negli strati di fondazione di un abitato piceno (scavi 1977), dove si sono recuperati anche frammenti di vasellame pertinenti ai periodi piceni IV Β e V, databili dalla fine del VI agli inizi del IV sec. a.C. La distruzione violenta degli edifici è forse da mettere in connessione con l'invasione gallica.
Del notissimo centro piceno di Novilara restano i due sepolcreti, Molaroni e Servici, attribuiti recentemente al Piceno I-II (VIII-VII sec. a.C.). Poco a Ν di P., presso l'abitato di Santa Marina di Focara, è stato identificato uno scalo marittimo ove furono recuperati frammenti di vasi attici a figure rosse (oltre a frammenti di impasto ritenuti prodotti locali), attestanti una frequentazione commerciale greca, già conosciuta per altri importanti porti marchigiani (Ancona, Numana); un altro scalo è stato ipotizzato fin dal XVIII sec. a Vallugola, presso Gabicce, ma la relativa documentazione permane tuttora lacunosa. Analogamente, non è stata confermata da testimonianze la pur probabile ipotesi circa una fase arcaica del famoso «lucus», pesarese, la cui frequentazione non è attestata oltre il III sec. a.C., nonostante siano stati ripresi in esame i copiosi materiali votivi scoperti dall'Olivieri fra il 1733 e il 1737.
Carenza di documentazione archeologica si rileva ancora per il periodo gallico, culminato nella battaglia del Sentino (295 a.C.), cui seguì una forte penetrazione romana, anche a seguito dell'assegnazione viritana dell'ager gallicus stabilita dalla lex Flaminia nel 232 a.C. e all'apertura della Via Flaminia intorno al 220. La fondazione di Pisaurum (184 a.C.) si inserisce quindi in un territorio già parzialmente romanizzato, sostituendosi probabilmente a un conciliabulum preesistente presso l'approdo del fiume Pisaurus.
Livio (XXXIX, 44, 10) ricorda che i tre magistrati preposti alla fondazione divisèro il terreno e assegnarono sei iugeri a testa ai coloni; dal cippo graccano apprendiamo che la legge agraria del 133 provocò una distribuzione dell’ager publicus. Le tracce di centuriazione tuttora riscontrabili non sono molto frequenti e la ricostruzione dell'originario tracciato risulta quindi difficoltosa.
Negli anni 1967 e 1977 sono venuti in luce nuovi tratti della cinta urbica, nell'angolo NO del perimetro cittadino nel quale sono compresi i resti di una torre quadrangolare. Viene confermata per le mura la larghezza di 3 m e la tecnica costruttiva, già riscontrata in altri tratti noti da tempo. In fondazione si riscontrano blocchi d'arenaria locale inseriti in trincee tagliate nel terreno vergine, mentre l'alzato è costituito da mattoni: si ritiene che l'opera quadrata risalga alla fondazione della colonia e che la struttura in laterizio costituisca uno o più rifacimenti d'età imperiale.
La ricostruzione del percorso delle mura è stata modificata sul lato meridionale in base a considerazioni topografiche; rimane invece inalterata nelle sue linee generali la rete urbana, già tracciata in precedenza.
La planimetria della città romana compresa entro le mura raggiunge 17 ha; è suddivisa in venticinque isolati rettangolari che misurano 60 x 90 m (200 x 300 piedi); la consistenza demografica sembra fosse, nei periodi di maggiore incremento, di poche migliaia di abitanti, in analogia ad altri centri vicini, come Fanum Fortunae e Sena Gallica. Rimangono invece sconosciuti, soprattutto per il periodo repubblicano, sia gli edifici sia le opere monumentali di cui parlano le fonti letterarie e le iscrizioni. Livio (IV, 27, 11-12) ricorda un tempio eretto a Giove dieci anni dopo la fondazione della colonia dal censore Fulvio Fiacco, lo stesso che curò la pavimentazione delle strade, la rete fognaria, le mura, i portici e le taberne intorno al faro; sono documentati solo dalle fonti teatro, anfiteatro, terme (Cic., Phil., 12, 23; CIL, XI, 6357, 6360, 6377). La rifondazione augustea della colonia dovette provocare un notevole incremento edilizio e monumentale, di cui rimane traccia in epigrafi e in notevoli ritratti di personaggi della famiglia giulia; iscrizioni dedicatorie ad altri imperatori e membri della famiglia imperiale (Marco Aurelio, Giulia Domna, M. Giulio Filippo, Aureliano, Graziano e Valentiniano) attestano la presenza di monumenti onorari e di opere pubbliche. Sempre le iscrizioni documentano le strutture politiche e sociali della città, le attività economiche e artigianali che ebbero notevole importanza, anche in rapporto al ruolo del porto.
Se pur preponderante dovette essere l'importanza commerciale di P., certo non poteva essere estraneo alla vita cittadina l'apporto della circostante campagna; della conduzione agricola del territorio rimangono le citate tracce di centuriazione e la presenza di ville, spesso ricordate per le decorazioni musive dei pavimenti.
Una fortunata raccolta di disegni di mosaici conservati alla Biblioteca Oliveriana ha infatti permesso di ubicare notevoli ritrovamenti sia nell'ambito del reticolo urbano sia fuori le mura e nel territorio circostante. La conservazione dei soli dati relativi ai pavimenti musivi rende parziale la documentazione, in quanto manca qualsiasi riferimento alla relativa struttura edilizia, alle sue dimensioni, alla tipologia, alla destinazione d'uso. Tuttavia risulta evidente un particolare interesse per la decorazione musiva fin dal I sec. a.C., una notevole fioritura nei primi secoli dell'impero e l'importanza di alcuni mosaici tardoantichi e paleocristiani.
I mosaici più antichi sono caratterizzati da decorazioni geometriche tipiche dell'età repubblicana. Al periodo augusteo, che dovette essere particolarmente importante per la produzione artistica pesarese, risalgono pavimenti molto sobri, in bianco e nero, comuni ad altre aree marchigiane. Sembra invece particolarmente ricca la fioritura di mosaici nel II sec. e questa testimonianza, se pur parziale, pare connessa a un notevole incremento del livello abitativo in tale periodo. Si riscontrano eccezionalmente opere policrome, tra cui eccelle quella ben nota con la figurazione di Leda con il cigno e le Stagioni; doveva appartenere a una domus situata in un quartiere residenziale presso le mura meridionali, dove è localizzabile anche un edificio termale con pavimento a mosaico di soggetto marino. Per il periodo tardoantico si segnalano un disegno del Settecento riferibile a un mosaico del IV sec. e notevoli ritrovamenti sotto il duomo che giungono sino all'Alto Medioevo.
Museo. - Il Museo Oliveriano (connesso alla biblioteca omonima) e le collezioni archeologiche interessano un ampio periodo storico, dai corredi di Novilara fino ai reperti paleocristiani. Oltre al numeroso materiale di Novilara, spiccano una hydrìa di bronzo del VI sec. a.C., i bronzetti, le teste fittili e le iscrizioni del lucus, i ritratti e la scultura romana, i vetri tardoantichi e paleocristiani.
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