PESCARA (XXVI, p. 941; App. I, 929)
La città di Pescara, la cui popolazione complessiva era salita nel 1936 a 45.445 ab. (pop. legale del comune) aveva avuto un notevolissimo incremento edilizio, dovuto a nuove costruzioni, prevalentemente nelle zone industriali (alle spalle della ferrovia e nella parte meridionale dell'agglomerato), e anche nelle zone litoranee a villini.
Il movimento del porto-canale aveva mostrato un rapido incremento, da una media di 24.000 t. nel triennio 1919-21 a 70.000 t. nel 1928, a 180.000 t. nel 1935, con lievi diminuzioni negli anni seguenti (in massima parte merci sbarcate). Era in progetto la creazione di un porto vero e proprio.
Durante la guerra, a partire dall'agosto 1943 la città subì gravissimi danni per bombardamenti aerei e poi per distruzioni sistematiche operate dai Tedeschi: furono distrutti alcuni edifici pubblici (prefettura, poste), e gravemente colpita tutta la zona centrale tra via N. Fabrizi e corso Vittorio Emanuele (ribattezzato ora corso Italia) e tra via Ancona e viale Garibaldi; pure distrutta la stazione ferroviaria e molte costruzioni industriali prossime, i ponti sul Pescara, i moli, ecc. L'esodo della popolazione fu notevolissimo. Oggi le ricostruzioni sono molto avanzate; tutti i danni alle linee e istallazioni ferroviarie riparati; e la popolazione è quasi interamente rientrata, anzi tenendo conto dell'intero comune si è nuovamente assai accresciuta: infatti, al 31 dicembre 1947 gli abitanti erano calcolati a 62.813, il che fa di Pescara il centro più popoloso di tutto l'Abruzzo. Sempre al 31 dicembre 1947, la provincia contava 241.296 ab. (con un aumento dal 12,3% rispetto al 1936).