PESCINA
. Cittadina dell'Abruzzo (prov. di Aquila), situata a 720 m. di altitudine sul margine NE. dell'antico lago Fucino, allo sbocco della valle del Giovenco, immissario del lago. L'abitato sorge sulla sinistra del fiume, cavalcato da un ponte, e ha per centro la piazza del Duomo; sulla destra vi è un sobborgo minore. Il paese, che si vuole derivi il nome da alcune piscine artificiali, esistenti un tempo per l'allevamento delle trote, ebbe importanza sin dal Medioevo, avendo sostituito l'antica Marruvium (v. marruvio dei marsi); nel 1580 vi fu fissata definitivamente la sede del vescovo dei Marsi ed ebbe il titolo di città. Nel 1669 aveva già oltre 2500 ab. e al principio del sec. XIX circa 3000 con la vicina S. Benedetto (distante 3 km.), che occupa il sito di Marrutvium. Nel 1861 gli abitanti erano 4529; prosciugato il Fucino, con la messa a coltura di vaste aree, l'incremento demografico, per l'immigrazione dei nuovi coloni, fu molto cospicuo, sia per Pescina, sia ancor più per S. Benedetto, che era prima un modestissimo aggregato. L'intero comune noverava 7038 ab. nel 1881 e 9845 nel 1901. Il terremoto del 1915 danneggiò gravemente tanto Pescina quanto S. Benedetto, e produsse un esodo degli abitanti. Entrambi i centri sono ora risorti con nuovi quartieri. La popolazione era già tornata a 8225 abitanti nel 1921 e salì a 9389 nel 1931, dei quali 4750 a Pescina, 3779 a S. Benedetto e 860 nel piccolo centro di Venere. La popolazione sparsa è scarsissima, perché i coltivatori del Fucino risiedono quasi tutti nei centri (v. fucino; marsica). Pescina è servita da una stazione (distante km. 3) della ferrovia Roma-Sulmona ed è punto di partenza di servizî automobilistici per il Parco Nazionale d'Abruzzo. Dista da Aquila km. 67. Il territorio del comune (kmq. 68,2) comprende una parte dell'antico lago, coltivata prevalentemente a grano; nella parte montuosa fonte notevole di risorse è l'allevamento delle pecore.