PESCOCOSTANZO
. Paese dell'Abruzzo (prov. di Aquila), situato a 1360-1395 m. di alt. sulla pendice che limita a occidente il grande piano carsico detto Quarto Grande, dominata a NE. dal M. Calvario (1743 m.). È uno dei più alti centri dell'Abruzzo e di tutta l'Italia peninsulare. Conserva ancora un aspetto medievale, con case tipiche a scala esterna, protetta spesso da un tetto sporgente, ma ha alcuni bei palazzi e chiese di pregio artistico (La Collegiata, v. sotto). Centro notevole d'industrie paesane alla fine del Medioevo (merletti, ferri battuti, intagli in legno), aveva oltre 2000 ab. alla fine del sec. XVI (e forse più nel secolo precedente); la popolazione decrebbe più tardi, per aumentare di nuovo nel secolo XVIII. Al principio del sec. XIX aveva 2330 abitanti; nel 1861 2122 e da allora la popolazione rimase stazionaria per tutto lo scorcio del secolo (2372 ab. nel 1901), finché l'emigrazione, soprattutto verso l'America, la ridusse notevolmente (1755 ab. nel 1921). Il censimento del 1931 trovò 1963 ab., tutti nel centro. Delle antiche industrie sopravvive quella dei merletti, esercitata a casa dalle donne, e di cui esiste oggi anche una scuola. L'agricoltura, data la notevole altezza del territorio comunale (kmq. 52,2), ha scarsa importanza; risorsa principale è oggi l'allevamento ovino con le industrie connesse. Pescocostanzo è servito da una stazione della ferrovia Sulmona-Isernia; dista da Aquila km. 106.
In ogni manifestazione di vita l'arte a Pescocostanzo ebbe sue caratteristiche. Il monumento maggiore, la chiesa di S. Maria del Colle, esistente già nel sec. XI, caduta per terremoti, venne ricostruita nel 1466 in cinque navate, da maestranze locali. Ha un grande portale alla destra del prospetto, che fu ispirato alla Porta Santa della grande chiesa di Collemaggio in Aquila. Nell'interno s'ammira una grande cancellata in ferro battuto, produzione locale caratteristica del periodo barocco. In questo sorse anche il teatro con un bel cornicione a mensole intagliate a forma di drago. Ma la nota veramente speciale di Pescocostanzo è nelle sue case con scale esterne e tettoie sporgenti su mensoloni, con i muri divisorî prolungati in avanti per la difesa contro il vento e la neve, e nella produzione delle trine a fuselli (v. merletto) e dei tappeti lavorati dalle sue donne.
V. tavv. CCXXXV e CCXXXVI.
Bibl.: E. Agostinoni, Altipiani d'Abruzzo, Bergamo 1908; I. C. Gavini, Storia dell'architettura in Abruzzo, Milano-Roma 1927-28.