pet-sitter
(pet sitter), s. m. e f. inv. Chi per lavoro si prende cura degli animali domestici altrui in assenza dei proprietari.
• Da quando ha visto il marito con un’altra donna, Alice (pet-sitter trentanovenne con contorno di amiche à la «Sex and the city» in salsa milanese) ha il cervello che ronza come un hard disk. Gli psicologi che in tv dicono «Sei proprio sicura che il tuo partner non abbia segreti?» sembrano rivolgersi a lei, portandola sulla via crucis dei gelosi: pietose negazioni della realtà, ansia, pulsioni a seguire e spiare il partner, con i mille equivoci del caso. (Giuliano Aluffi, Repubblica, 27 giugno 2010, Milano, p. XVII) • Il «pet sitter» una volta in ballo può essere anche votato (un po’ come accade ai ristoranti o agli hotel su Tripadvisor) e raccomandato dagli altri utenti nel caso sia particolarmente attento e amorevole. Anche in questo caso domanda e offerta si incrociano che è una bellezza ‒ migliaia gli annunci ‒ a dimostrazione che l’attenzione per i nostri animali sta crescendo di pari passo con l’evoluzione della specie (umana). (Daniela Amenta, Unità, 14 agosto 2013, p. 17) • [tit.] Una piattaforma per pet-sitter qualificati e affidabili [testo] […] Da oggi, per trovare in un click la soluzione migliore e più adatta per i nostri animali quando siamo in viaggio c’è PetMe, la piattaforma ufficiale dedicata al settore del pet-sitting, nello specifico alla ricerca e selezione dei pet-sitter per ogni specie e tipologia di animali, domestici ed esotici. (Anna Rita Rapetta, Sicilia, 18 marzo 2014, p. 13, Noi Oggi).
- Espressione inglese composta dai s. pet ‘animale’ e sitter ‘accompagnatore’.
- Già attestato nel Corriere della sera del 24 marzo 1990, p. 10, Cronache Italiane (Wanda Lattes), nella variante grafica petsitter.