pet therapy
<pèt tħèrëpi> locuz. sost. ingl., usata in it. al femm. – Pratica terapeutica (ital. zooterapia) che si avvale dell’aiuto degli animali, soprattutto di quelli da compagnia (in ingl. pet), utilizzando le possibilità empatiche del rapporto tra persone e animali a beneficio di chi vive in condizioni di sofferenza o disagio. Da tempo etologi e psicologi hanno dimostrato che i pet hanno il merito di migliorare la qualità della vita; oggi la valenza psicologica, pedagogica e terapeutica degli animali da compagnia è ampiamente provata e la p. t. è riconosciuta come metodo di cura in sinergia con le terapie tradizionali. Da un punto di vista operativo si distinguono le AAA (Animal assisted activities) e le AAT (Animal assisted therapies). Le AAA hanno come scopo il miglioramento della qualità della vita di alcune categorie di persone (per es., ciechi o portatori di handicap psicofisici) e vengono effettuate in una vasta gamma di contesti ambientali da professionisti abilitati o volontari di associazioni che lavorano con animali. Le AAT si pongono invece come coterapie, affiancando alle terapie tradizionali l’utilizzo di animali con specifiche caratteristiche; sono svolte per migliorare lo stato fisico, sociale, emotivo e cognitivo dei pazienti e vengono effettuate in diversi contesti ambientali, in gruppo o singolarmente, giovando a diverse categorie di persone. Nel caso dei bambini, la presenza di un animale può diminuire lo stress, l’ansia, la paura e il dolore determinati da una malattia o dalle situazioni di disagio derivanti da un ricovero. Secondo alcuni autori, l’interazione con l’animale può indurre nel bambino uno stato di sicurezza affettiva che favorisce il relazionarsi con il mondo esterno, l’esplorazione e l’equilibrio emotivo. Generalmente gli animali da compagnia presentano caratteristiche che si traducono in una forte capacità comunicativa, sollecitando l’interazione con il bambino. Nel caso di soggetti anziani è stato documentato come la presenza di un animale possa ridurre da un lato la pressione sanguigna e dall’altro l’isolamento sociale. Studi di tipo epidemiologico hanno anche evidenziato che la presenza di un animale da compagnia aumenta la probabilità di sopravvivenza in seguito a un infarto. Tuttavia è necessaria un’accurata sperimentazione scientifica, ancora in corso, al fine di considerare le AAT a pieno titolo come coterapie di accertata efficacia. Gli animali da preferire per le attività di p. t. sono quelli domestici, in particolare i piccoli mammiferi, poiché selezionati, nel corso dei millenni, per interagire emotivamente con l’uomo. Tra quelli abitualmente coinvolti nelle attività e terapie a conduzione animale possono essere annoverati: il cane, che stimola i pazienti all’interazione; il gatto, utilizzato come coterapista per la sua indipendenza e facilità di accudimento; i criceti e i conigli; il cavallo, soprattutto per l’ippoterapia medica, riabilitativa e psicologico-educativa, praticata principalmente a beneficio di bambini con sindrome autistica o sindrome di Down, di disabili, di persone con problemi motori e comportamentali; gli uccelli, in quanto studi condotti su gruppi di anziani hanno rivelato l’effetto benefico derivante dal prendersi cura abitualmente di volatili, quali i pappagalli; i pesci, poiché è stato evidenziato come osservarli in un acquario possa contribuire a ridurre la tachicardia e la tensione muscolare, agendo da antistress; asini, capre e mucche vengono utilizzati nel caso di disabilità gravi, particolarmente a carattere emotivo. Dal punto di vista giuridico, in Italia non esiste ancora una legislazione specifica in materia di AAA o AAT, sebbene vi siano state alcune iniziative a livello di singole regioni. Tuttavia, l’utilizzo di animali da compagnia ai fini di p. t. è stato riconosciuto come cura ufficiale con decreto della Presidenza del Consiglio dei ministri del 28 feb. 2003. Tale decreto ha sancito, per la prima volta nella storia del nostro Paese, il ruolo che un animale può avere nella vita affettiva di una persona e la valenza terapeutica degli animali da compagnia.