PET (sigla dell’ingl. Positron Emission Tomography)
Tecnica di imaging non invasiva di pertinenza della medicina nucleare, caratterizzata da immagini di tipo funzionale. Il termine è utilizzato anche per indicare lo stesso apparecchio per la rivelazione del decadimento positronico. I positroni (particelle della stessa massa dell’elettrone ma con carica opposta, quindi di segno positivo) derivano da radionuclidi instabili a causa di un eccesso di protoni. Il positrone tende a combinarsi con un elettrone della materia circostante e la conseguente collisione (annichilazione) culmina con la generazione di due fotoni ad altissima energia. La diagnostica PET si basa sulla rilevazione contemporanea di questi due fotoni, che si comportano quindi come traccianti di un particolare fenomeno biologico. I radionuclidi utilizzati appartengono alla categoria dei radiofarmaci. La produzione di radionuclidi emettitori di positroni avviene grazie all’utilizzo di apparecchiature (ciclotroni) che permettono di accelerare particelle cariche. In queste macchine le particelle cariche, accelerate in un campo magnetico, acquisiscono energia così elevata da produrre reazioni nucleari quando incontrano il materiale bersaglio.
Molecole biologiche (come il glucosio o la stessa acqua) possono essere marcate con radionuclidi
originando il radiofarmaco che, iniettato per via endovenosa nel paziente, si distribuisce nell’organismo in relazione
alle proprie caratteristiche biologiche. Il radiofarmaco più usato è un analogo del glucosio, il 2-deossi-2-fluoro-Dglucosio
(FDG), legato al radionuclide emettitore di positroni, fluoro-18. Questo analogo del glucosio subisce lo
stesso destino metabolico del glucosio, venendo ampiamente captato e utilizzato dai tessuti dell’organismo. In partic.,
il glucosio entra nelle cellule, viene trasformato in glucosio-6-fosfato e metabolizzato con produzione di energia. Un
aumento della domanda energetica in risposta all’intenso fabbisogno è caratteristico della crescita cellulare tumorale,
che richiede quindi disponibilità sempre crescenti di glucosio. Questa osservazione risale agli anni Trenta del secolo
scorso ed è dovuta a Otto H. Warburg , premio Nobel per la medicina o la fisiologia, il quale aveva notato che le
cellule tumorali, per alimentare i processi di moltiplicazione e di crescita, consumano più glucosio di quelle
normali. La captazione differenziale del FDG marcato può essere misurata e convertita in immagini utilizzando
un tomografo PET, permettendo così di evidenziare le aree tumorali. La PET dà un’immagine della neoplasia
attraverso la biodistribuzione del radiofarmaco captato dalle cellule in attiva proliferazione, descrive
l’estensione locale o a distanza del tumore. La PET fornisce quindi informazioni che la diagnostica tradizionale
per immagini, basata sulla morfologia, non è in grado di rivelare. Attualmente le più frequenti richieste
diagnostiche riguardano sia la valutazione e l’estensione della neoplasia, permettendo un completamento della
sua stadiazione, sia la valutazione di una sospetta recidiva, quando ipotizzata sulla base di dati clinici o
strumentali, sia il monitoraggio della risposta terapeutica ottenuta dopo la chirurgia e il trattamento radio- o
chemioterapico.
La PET-TC è un’apparecchiatura in cui vengono combinate sia l’attività metabolica rivelata con la
PET sia quella anatomica rappresentata dalla tomografia computerizzata (TC). Questa tecnica è nata
dall’esigenza di fornire una localizzazione anatomica più accurata delle aree di captazione del radiofarmaco
ottenuta con i sistemi PET tradizionali. Le informazioni e i dati ottenuti con queste due distinte metodiche
vengono combinati e rappresentati in una singola immagine PET-TC. Essa è quindi in grado di migliorare in
modo significativo l’accuratezza diagnostica della PET in quei distretti anatomici di notevole complessità, quali
ad es. la regione del capo-collo e quella dello scavo pelvico.