Cook, Peter Frederic Chester
Architetto inglese, nato a Southend-on-Sea (Essex) il 22 ottobre 1936, fondatore ed esponente più rappresentativo del gruppo Archigram (v. App. V). Si è formato presso il dipartimento di Architettura del Bournemouth College of Art e poi a Londra alla Architectural Association, dove si è laureato nel 1960. Le sue idee e i suoi progetti hanno fortemente influenzato una larga parte del panorama architettonico degli ultimi quattro decenni del Novecento, con particolare riferimento alla linea High tech. Docente presso la Architectural Association a Londra, la Staatliche Hochschule für bildende Kunst a Francoforte e in altre prestigiose istituzioni in tutto il mondo, dal 1990 insegna alla Bartlett School of the Built Environment presso l'University College a Londra. Fra i numerosi premi si ricordano: Henry Florence Award della Architectural Association (Londra 1960); Graham Foundation Award (Chicago 1970); Japan Foundation Award (Tokyo 1977); Los Angeles Prize dell'American Institute of Architects (1987); medaglia dell'Istituto degli architetti di Bulgaria (1989); Drawing Prize della Royal Academy of Arts (Londra 1991).
L'utopica idea di architettura e di città proposta da Archigram in generale e da C. in particolare ha costituito la più radicale critica alla città storica da una parte e a quella moderna dall'altra. La condizione postindustriale è stata interpretata attraverso megastrutture o edifici compositi e innovativi, in alcuni casi semoventi, altamente connotati dal punto di vista tecnologico, spesso ispirati ad avanguardie quali il futurismo italiano, il costruttivismo russo e, talvolta, il surrealismo. I complessi urbani proposti si configurano come città-happening non più collocate in un luogo preciso, agglomerati indipendenti e articolati fatti di fabbriche diverse collegate da vistosi sistemi infrastrutturali all'interno di un ideale villaggio globale. Evidente è la componente edonistica e ludica, derivante dall'interesse per le immagini di gusto pop, la moda, le metafore tecnologiche, la gestualità (action-building, action-planning) e le strutture architettoniche, talora effimere, proprie delle località balneari e di villeggiatura in genere. Notevoli anche i suoi fantasiosi grafici, a volte autoironici, fumettistici e dichiaratamente pubblicitari, comunque segnati da grande sensibilità artistica, e che non esitano a sfruttare tutti i mezzi consueti nelle comunicazioni di massa (disegni, collage, fotomontaggi). Personalmente o in associazione con Ch. Hawley (dal 1976, nell'ambito dell'attività dello studio Cook and Hawley Architects, Londra), C. ha redatto alcuni progetti che si collocano fra i più emblematici dello spinto sperimentalismo inglese degli anni Sessanta e Settanta. Si ricordano tra gli altri: la Entertainments Tower per l'Esposizione di Montréal nel 1963; la totalizzante Plug-in City (1963-65), realizzata in occasione di una mostra tenutasi a Londra; Blow-out Village (1966), sistema di unità mobili temporanee sostenute da una struttura metallica a funzionamento idraulico e coperte da 'bolle' in plastica trasparente; Instant City (1968-69), provocatoria ricerca progettuale; il Soft Scene Monitor, realizzato con D. Crompton per una mostra a Oslo nel 1969; la Archigram Capsule, cellula residenziale realizzata in occasione dell'Esposizione di Osaka del 1970. Con Hawley ha disegnato le provocatorie Case verde, gialla, rossa e blu (1979). Fra i suoi lavori più recenti Bloch City (1983) e l'allestimento His-and-her Room per la Triennale di Milano del 1984. Nel 1990 ha realizzato un complesso residenziale in Lutzowplatz a Berlino (con Hawley) e un padiglione per l'Expo '90 a Osaka; nel 1992 un edificio per la Hochschule für bildende Kunst a Francoforte. Suoi disegni fanno parte delle collezioni permanenti della Architectural Association e della British Architectural Drawings Collection a Londra, della Fondazione Yamagiwa a Tokyo e del Museum of Modern Art a New York. Dagli anni Sessanta in poi a C. sono state dedicate numerose mostre in Europa e negli Stati Uniti.
Con Archigram C. ha pubblicato la rivista The Archigram group. È autore dei saggi: Architecture: action and plan (1967; trad. it. 1970); Experimental architecture (1970); Six houses (in collab. con Ch. Hawley, 1980); Los Angeles now. An exhibition (in collab. con B. Goldstein, 1983); The new spirit in architecture (in collab. con R. Llewellyn-Jones, 1991); Un'architettura ottimistica, in Domus, 743 (novembre 1992); The primer (1996).
bibliografia
Archigram, ed. P. Cook, London 1972.
R. Banham, Megastructure. Urban futures of the recent past, London 1976 (trad. it. Le tentazioni dell'architettura: megastrutture, Roma-Bari 1980).
B.J. Archer, Follies. Architecture for the late-twentieth-century landscape, New York 1983.
J. Wines, De-architecture, New York 1987.