HACKS, Peter
Scrittore tedesco, nato a Breslavia il 23 marzo 1928. Seguace di Brecht e suo collaboratore nell'ultimo periodo berlinese, si è dedicato quasi esclusivamente al teatro, elaborando (e in parte anche teorizzando) una poetica realistica d'impianto dialettico antiaristotelico per cui il dramma, scavalcata la fittizia scissione fra comicità e tragicità, affronta al fine di una provocatoria demistificazione ogni falso eroismo, con la prospettiva, poco immediata eppure mai smarrita, di ridonare all'uomo una dimensione più autentica.
Il primo lavoro, Das Volksbuch vom Herzog Ernst (1955), riprende la leggenda medievale del giovane duca bandito dall'imperatore, facendone però una farsa che non colpisce tanto il singolo personaggio antieroico quanto tutto un sistema politico fattosi anacronistico. L'altro lavoro dello stesso anno, Eröffnung des indischen Zeitalters, è prova più convincente per l'ampio respiro e il ridotto margine di macchinosità nell'impianto a tesi: è la vicenda esaltante di Cristoforo Colombo come inizio di una nuova epoca, marchiata però non come epoca della civiltà scientificamente evoluta bensì come epoca del colonialismo ramificato, ché di fronte al progresso verso cui Colombo si slancia trionfano invece, in stampi potenziati, le forze del passato, che sono marxisticamente individuate come quelle della sopraffazione dell'uomo sull'uomo per reali moventi economici operanti dietro la facciata di moventi ideali. Il successivo Die Schlacht bei Lobositz (1956) ripropone brechtianamente la "prospettiva plebea" sull'amaro tema schiavo-padrone inserito in quello più coinvolgente della guerra, per cui non valgono motivi che la rendano mai giustificabile. Trasferitosi intanto nel 1955 a Berlino orientale dietro una scelta d'inconsueta coerenza politica, H. terminava un suo primo ciclo con la commedia Der Müller vom Sanssouci (1958), in cui viene sottratto dalla sua aureola il "grande re" prussiano Federico II. Già l'anno successivo H. tentava la nuova via dell'inserimento in una polemica d'attuallà, con Die Sorgen und die Macht prendendo posizione su questioni interne della Repubblica democratica di cui aveva eletto di far parte, in specie sulle contraddizioni sociali persistenti pur dopo il successo della rivoluzione popolare. Di qui difficoltà da parte delle autorità, sospettose di ogni deviazione dalla linea ufficiale, e maggiore esitazione nell'autore, il quale si ripete chiaramente (con più artificio però) solo in Moritz Tassow (1961-65), che affronta questioni relative alla (mancata) riforma agraria, in una prospettiva di ottimismo più rassegnato che in precedenza in quanto al domani è demandata la realizzazione socialmente giusta sperata già per l'oggi. Intanto, ricorrenti si sono fatte rielaborazioni di testi già consacrati ed elaborazioni di spunti altrui (Aristofane, L.H. Wagner, J. Gay, L. Halévy, Goethe), talora con la ricerca inedita di preziosità stilistiche (il ricorso al verso, per es.) che denunciano un disorientamento non ancora riassorbito.
Pubblicazioni in volume dello H. scrittore di teatro: Theaterstücke, Berlino 1957; Zwei Bearbeitungen, Francoforte s. M. 1962; Fünf Stücke, ivi 1965; Stücke nach Stücken, ivi 1965; Vier Komödien, ivi 1971, e, fra i saggi, il programmatico Das Poetische, ivi 1972.
Bibl.: L. Zagari, P. Hacks, in Studi Germanici, 1967, pp. 272-94; H. Laube, Hacks, Velber 1972; W. Thuswaldner, Sprach und Gattungsexperiment bei P. Hacks-Praxis und Theorie, Salisburgo 1976.