ROSEGGER, Peter
Poeta e novelliere austriaco, nato ad Alpl, presso Krieglach (Alta Stiria), il 31 luglio 1843 da poveri contadini, morto a Krieglach il 26 giugno 1918. Fanciullo, guidò al pascolo pecore e mucche, adolescente arò i campi degli avi suoi e fu poi apprendista sarto. Ebbe poche lezioni da un maestro del villaggio e fu quasi autodidatta, anche quando, con l'aiuto del direttore della Tagespost, il quale subito intuì nel giovane ventenne un vero poeta, poté per quattro anni dedicarsi regolarmente agli studî presso la Handelsakademie di Graz. Nel 1869, incoraggiato da Robert Hamerling, pubblicò la prima raccolta di componimenti poetici in dialetto stiriano, Zither und Hackbrett, che lo mise subito in vista e gli procurò da parte della dieta stiriana un sussidio per altri tre anni. Allora il R. iniziò i suoi non lunghi viaggi fuori della propria terra, alla quale fu poi sempre come pochi altri poeti attaccatissimo, certo anche perché dall'amoroso ricordo di essa trasse la più limpida vena della sua poesia. Nel 1876 fondò il periodico Der Heimgarten, preziosa miniera di esperienze dirette e di sapienza pedagogica. L'unnersità di Heidelberg nel 1903 gli conferì, honoris causa, il titolo di dottore in filosofia.
Il Rosegger è scrittore fecondissimo e, anche oggi, popolarissimo non s0ltanto nella sua terra, soprattutto per i deliziosi racconti ispiratigli dal ricordo degli anni dell'infanzia e della giovinezza e dal paesaggio stiriano (Waldheimat, 1873; Die Schriften des Waldschulmeisters, 1875; Aus meinem Handwerkleben, 1880; Als ich jung noch war, 1895; Alpengeschichten, 1896; Neue Waldgeschichten; Spaziergänge in der Heimat e altri). La vita del R. è al centro di ognuno di questi racconti e intorno ad essa è tutta una fioritura di bozzetti vivaci, pieni di aria e di sole e di colore, di episodî intimi e di leggende popolari, in cui sempre i monti e le valli e le foreste della terra natale appaiono sullo sfondo, o essi stessi, talvolta, vengono al primo piano e agiscono come protagonisti. L'amore del R. per la natura s'identifica con l'amore per la natura della sua patria. Essa è presente, viva, spesso dominante in quasi tutti gli scritti di lui. Anche le migliori liriche del poeta sono colme di questa tenerezza esclusiva.
Dall'amore del passato e della propria terra il R. trae non soltanto i motivi più schietti e originali della sua poesia, ma in questo stesso amore affondano altresì le radici più profonde la sua morale, la sua pedagogia e la sua religione (Mein Himmelreich; Erdsegen; Das ewige Licht e altri scritti). Il passato è la felicità lontana e irrecuperabile, ma è anche realtà viva e rifugio sicuro al dolore. Così il suo ottimismo sereno sorge dalla coscienza del valore della vita e dei suoi limiti, della necessità di lottare e delle soddisfazioni ch'essa può dare: di qui il largo fiotto di fraternità e di solidarietà; di qui la confidenza che il R. sente per tutte le creature e anche per la natura. Perciò l'arte egli considera come un mezzo e non come un fine. Estraneo e contrario a ogni corrente estetizzante, giudica l'artista più che un curioso, un educatore e un benefattore dell'umanità.
Il R., oltre ai romanzi, racconti, novelle e a una corona di liriche di squisita fattura, scrisse anche una commedia popolare, aurei libri per fanciulli e memorie. I racconti suoi migliori sono ormai ben noti anche in Italia, attraverso le ottime traduzioni di S. Spaventa Filippi (La casa della foresta; Il discepolo di Mastro Ignazio; Primi ricordi; Le amenissime storie della città di Abelsberga, e altri).
Ediz.: Rosegger's ausgewählte Schriften, voll. 30, vienna 1881-94; Gesammelte Werke, voll. 40, Lipsia 1922-24; dei suoi scritti esiste anche un'edizione popolare, Vienna 1895-900; Schriften in steierischer Mundart, voll. 3, Graz 1895-96; Briefwechsel zwischen P. Rosegger u. F. Hausegger, Lipsia 1924.
Bibl.: A. V. Svoboda, P. R., Breslavia 1886; A. Stern, Studien zur Literatur der Gegenwart, Dresda 1895; H. Möbius, P. R., Lipsia 1903; A. Vulliod, Pierre R. L'homme et l'oeuvre, Parigi 1912; R. Bottacchiari, P. R., in La Cultura, 1929, fasc. 12.