PETERBOROUGH
(Medeshamstede, Burgus Sancti Petri nei docc. medievali)
Città dell'Inghilterra centrale (Cambridgeshire), sul fiume Nene, al limite occidentale della pianura dei Fens.P., l'antico centro sassone di Medeshamstede, si sviluppò nell'Alto Medioevo intorno all'abbazia benedettina dedicata ai ss. Pietro, Paolo e Andrea, fondata con la protezione reale della casa di Mercia alla metà del sec. 7° e innalzata al rango di cattedrale all'epoca di Enrico VIII, nel sec. 16°, con la soppressione dei monasteri.Distrutta dagli attacchi danesi dell'870, l'abbazia venne ricostruita da s. Ethelwold (m. nel 984) nel tardo sec. 10° come più importante fondazione monastica dell'area. Tracce dell'edificio anglosassone si conservano al di sotto dell'attuale transetto sud e delle campate orientali della navatella sud. All'epoca della conquista normanna, nel 1066, P. era tra le più ricche abbazie d'Inghilterra ed era caratterizzata da potenti legami con la Corona. Inizialmente, essa risentì in modo negativo del controllo dei Normanni e fu un centro di resistenza anglosassone, distinguendosi peraltro per aver conservato, nella sua cronaca, la lingua anglosassone più a lungo che altrove in Inghilterra. All'arrivo dell'abate Ernulfo, nel 1107, l'abbazia divenne nuovamente un centro di ricchezza e di potere politico.La chiesa ancora conservata venne costruita nel sec. 12°, anche se la fronte occidentale non fu portata a termine prima degli inizi del 13° secolo. Tra le aggiunte successive di epoca ancora medievale vanno inclusi la Lady Chapel, del sec. 13°, distrutta nel 1652 ca., e il portico inserito in corrispondenza dell'ingresso centrale della fronte occidentale nel 14° secolo. Si conservano anche parti del monastero, tra cui, a S del coro e a E del chiostro, i resti dell'infermeria, della metà del sec. 13°, compresa un'arcata, e l'ingresso principale alla clausura, il portale costruito sotto l'abate Benedetto (1177-1194) e alterato all'inizio del 14° secolo.A parte la Lady Chapel, della quale restano tracce sulla parte nord del coro, in una posizione analoga a quella della cattedrale di Ely, la chiesa si mantiene in ottime condizioni. La pianta originale consiste in un coro di quattro campate con navatelle che terminano con tre absidi, delle quali si conserva ancora la centrale, un transetto di tre campate per ciascun braccio con navatelle orientali e un corpo longitudinale costituito da navata centrale e navate laterali di nove campate; prima della fine della costruzione furono aggiunti una decima campata e un transetto occidentale. La parte occidentale, il cui progetto subì numerose alterazioni in corso d'opera, presenta tre arcate monumentali che si aprono su un portico posto di fronte a un'ampia facciata-schermo.L'edificio anglonormanno è una tipica struttura a muro spesso con alzato a tre piani costituito da arcate, gallerie e cleristorio. La galleria, con copertura lignea, presenta aperture ad arcate gemine con decorazione in alcuni degli spazi di risulta. Il cleristorio è costituito da belle finestre a tre elementi, dove è ricavato un passaggio a muro. Nelle navate laterali e nelle navatelle del coro sono impiegate volte a crociera costolonata, mentre la navata maggiore del corpo longitudinale e quella del coro presentano, come anche i due bracci del transetto, una copertura lignea. Di particolare interesse è quella che si trova sopra la navata centrale, che conserva il suo originale soffitto dipinto, del 12° o dell'inizio del 13° secolo.La costruzione dell'edificio anglonormanno ebbe inizio sotto l'abate Ernulfo nel 1107. La cronaca del monaco benedettino Ugo Candido (m. nel 1175 ca.) gli attribuisce - tra "multa alia bona opera" - un dormitorio e gli annessi, il completamento della sala capitolare e l'inizio del refettorio. Tali edifici definiscono i lati meridionale, orientale e occidentale del chiostro, il cui lato settentrionale è costituito dalla chiesa. Testimonianze archeologiche, così come la descrizione fornita dalla cronaca di Candido di un incendio nel 1117, permettono di ipotizzare che Ernulfo abbia iniziato anche la chiesa, che è parte integrante del resto del complesso monastico costruito sotto di lui (Reilly, 1997). La storia della costruzione è piuttosto complessa, con strutture iniziate alle estremità sia orientale sia occidentale. In generale, il coro sembra essere stato in gran parte completato nel 1137 con entrambi i transetti, tre piani della torre nolare, le prime due campate della navata maggiore e la parte inferiore del muro della navata sud, terminato durante l'abbaziato di Guglielmo di Waterville (1155-1175). La stessa navata maggiore, compreso il cleristorio, fu terminata dall'abate Benedetto, che la prolungò di una campata e iniziò il transetto occidentale; nello stesso periodo si cominciò a coprire la navata centrale con volte costolonate, come mostrano le imposte visibili agli angoli delle campate più occidentali, che riflettono un progetto mai portato a termine.Nonostante i lunghi tempi della costruzione, l'edificio sembra aver seguito il suo progetto originario per tutta la parte occidentale. Anche nel transetto occidentale, il primo settore chiaramente gotico dell'edificio, le forme dei pilastri e altri particolari si integrano con le parti orientali romaniche. In origine l'edificio doveva avere una facciata a due torri a conclusione di un corpo longitudinale di nove campate. Il corpo longitudinale di P. è generalmente confrontato con quelli di Ely e Norwich, centri che peraltro sono a poca distanza da P.; all'interno quello di P. è però più abbondantemente decorato, grazie all'uso sistematico di modanature a chevron riccamente scolpite e di capitelli 'a festoni', ed è inoltre l'unico, rispetto a quello delle altre cattedrali citate, a utilizzare arcate intrecciate lungo tutto l'edificio, sulla parte inferiore del muro delle navatelle.La controfacciata ha un aspetto del tutto diverso rispetto al muro esterno e ciò permette di ipotizzare un cambio di progetto durante la costruzione della facciata. Un altro cambio di progetto è testimoniato dal portico del sec. 14° con le sue arcate monumentali inserite all'interno dell'arco centrale di facciata. L'altezza degli archi, uguale a quella della facciata, e il fatto che le arcate laterali siano più ampie di quella centrale sono delle peculiarità che riflettono le tradizioni architettoniche regionali e la graduale evoluzione del progetto. Confronti stilistici con la cattedrale di Lincoln suggeriscono una datazione al tardo sec. 12° o all'inizio del 13° per il muro esterno della facciata. I confronti con la terminazione orientale della cattedrale di Ely e la data di consacrazione (1238) permettono di ipotizzare per la fase finale della costruzione della facciata, i timpani e i pennacchi, il quarto decennio del 13° secolo. La facciata a tripla arcata, con il suo ovvio riferimento all'arco trionfale, si può ritrovare anche nella cattedrale di Lincoln e nella chiesa abbaziale di Bury St Edmunds. Essa può riflettere anche necessità liturgiche, come suggerito dalle Consuetudines dell'abbazia, del sec. 14° (Londra, Lamb., 198, 198b), che descrivono i riti della domenica delle Palme che si svolgevano in prossimità della facciata occidentale. I passaggi all'interno del muro occidentale della stessa facciata e dei timpani superiori possono essere stati ideati per ospitare i coristi per la liturgia di quella festa, come avveniva anche a Wells e a Salisbury.
Bibl.:
Fonti. - Ugo Candido, Chronicle, a cura di W.T. Mellows, London 1949, pp. 90, 97; C. Peers, Peterborough Minster, Northamptonshire, a cura di W. Ryland (Victoria County Histories of England), London 1902, pp. 431-456.
Letteratura critica. - N. Pevsner, Bedfordshire and the County of Huntingdon and Peterborough (Buildings of England), Harmondsworth 1968; B. Cherry, Romanesque Architecture in Eastern England, JBAA 131, 1978, pp. 1-29; M. Dean, The Beginnings of Decorated Architecture in the Southeast Midlands and East Anglia (tesi), Univ. of California, Berkeley 1979; W. Leedy, Fan Vaulting. A Study of Form, Technology and Meaning, London 1980; L. Reilly, An Architectural History of Peterborough Cathedral, Oxford 1997.L. Reilly