CARACCIOLO, Petraccone
Nacque da Francesco, duca di Martina, e da Beatrice Caracciolo nella prima metà del XVII secolo. Morto il padre (1655), dal quale ereditò titoli e beni, si trasferì da Buccino a Martina, dove pose la sua residenza.
Il 2 maggio 1662 il C., che due anni prima aveva avuto il comando di una compagnia d'uomini d'arme, prese in moglie Aurelia Maria Imperiali, dalla quale dal 1676 visse separato, pur avendone avuto otto figli, fra cui Francesco e Giacomo. Proprio durante la celebrazione del suo matrimonio sorse un'aspra contesa fra lui ed il principe di Tursi. Mentre questa però si risolse in breve con la riappacificazione dei due contendenti, la controversia che lo vide opposto, per antiche rivalità famigliari, a Cosimo Acquaviva, duca di Noci, si concluse con un duello, svoltosi il 19 luglio 1665 davanti alla chiesa dei cappuccini in Ostuni, nel quale l'Acquaviva rimase ucciso. Tutte le persone coinvolte nella tenzone furono arrestate e il C. si costituì spontaneamente, ma, come era già successo l'anno prima, quando egli aveva cacciato dalle sue terre un commissario regio, protetto dal viceré, non subì conseguenze per il suo atto.
A Martina il C. fece erigere un palazzo, che, pur rimanendo incompiuto, venne a costare una gran somma di danari; vi condusse la vita con larghezza, mostrando di essere sensibile anche a certi valori culturali, facendo rappresentare commedie a sue spese.
Nel 1674, quando scoppiò la rivolta di Messina, il C. fu inviato in Sicilia come maestro di campo di un "tercio" di fanteria. Non se ne hanno altre notizie fino al 1702, salvo il fatto che amministrò i suoi feudi senza troppa avidità e con una certa considerazione per i suoi amministrati. Il 15 aprile di quell'anno, quando arrivò a Napoli Filippo V, il C. vi si recò per accogliere il sovrano, fu presente alla cavalcata in suo onore e prese parte alla funzione solenne celebrata alla presenza del re. Rimase a Napoli sino alla fine del 1703, quando tornò a Martina, dove morì il 6 genn. 1704 e fu seppellito nella chiesa dei riformati.
Fu aspramente criticata la fiducia cieca che lo legò al suo segretario factotum, Gaetano Faraone.
Bibl.: I. Chirulli, Historia cronologica della Franca Martina, II, Venezia 1752, pp. 204-34; G. Galasso, Napoli nel viceregno spagnolo, in Storia di Napoli, VI, Napoli 1970, pp. 76 s.; Id., Napoli spagnola dopo Masaniello, Napoli 1972, pp. 76 s.; F. Fabris, La geneal. della famiglia Caracciolo, a cura di A. Caracciolo, Napoli 1966, tav. XXV.