PETTINATURA (dal lat. pecto "pettino"; fr. coiffure; sp. peinadura; ted. Haartracht; ingl. hair dressing)
Lo studio della pettinatura può essere diviso in tre parti: 1. la disposizione data ai capelli: pettinatura propriamente detta; 2. gli ornamenti - puramente decorativi o anche pratici - portati nei capelli e dei quali il principale è il pettine; 3. il copricapo che, in certi casi, può completare la pettinatura o avere, comunque, con essa particolari relazioni. Ma oggetto di questa voce è la pettinatura propriamente detta. Si vedano, per il resto, gli articoli barba; corona; diadema; ghirlanda; ornamento; pettine, ecc.
Etnocrafia. - Le forme della pettinatura dipendono, in parte, da fatti culturali, in parte dai caratteri della razza, mentre l'ambiente naturale ha un'influenza minima su di esse. La cultura primordiale non conosce la pettinatura, e questo stadio si è prolungato fino ai nostri giorni presso alcuni popoli pigmoidi a capelli crespi (Boscimani, Pigmei diversi), alcuni gruppi australoidi (Vedda, Australiani) dai capelli ondulati e alcuni popoli mongoloidi dai capelli lisci (Fuegini): popoli che hanno in comune la primitività del loro livello culturale. D'altra parte, volendo stabilire dei gruppi di mode, bisogna tenere presente la natura dei capelli: crespi e corti, ondulati e di lunghezza media, diritti e lunghi. Anche fra i gruppi a capelli crespi bisogna però fare una differenza: mentre i Negri dell'Africa hanno capelli corti e a spirale più stretta, gli Etiopici dell'Africa orientale e i Negroidi dell'Oceania li hanno più lunghi e a spirali più larghe, con una tendenza a raddrizzarsi, favorita spesso da un processo artificiale di "sricciatura" che dà alla capigliatura l'aspetto di un piumino da cipria. A questi ultimi gruppi appartengono le pettinature più varie e originali.
Se la cultura primordiale è caratterizzata (come si è detto) dalla mancanza di pettinatura artificiale, è da rilevare che gli Andamanesi si radono in parte la testa, e presso gli Australiani si nota a volte qualche crocchia che ha del resto carattere utilitario, servendo a tenere i piccoli oggetti che l'Australiano porta con sé.
La descrizione di tutte le pettinature dell'Africa negra richiederebbe un volume, e la sola descrizione di una pettinatura complicata non potrebbe far a meno dell'aiuto di figure. Ma ci si potrà render conto, all'ingrosso, di ciò che è la pettinatura africana, se si tiene presente che la caratteristica principale consiste nel radersi in momenti successivi alcune parti della capigliatura, così da ottenere delle superficie geometriche coperte di capigliatura a lunghezza differente. Le donne di alcune popolazioni, soprattutto tra i Bantu meridionali e orientali, allungano i loro capelli attaccandoci in fondo altro materiale. Diverse popolazioni tirano la loro capigliatura crespa all'indietro; ma questo si nota specialmente fra i Mangbetu dal cranio artificialmente deformato all'indietro e verso l'alto; la capigliatura che viene così a prolungare la testa, è coronata da un disco di vimini col piano perpendicolare all'asse dell'acconciatura. Le pettinature più strane si trovano, però, senza dubbio, tra i Papuasi; amalgamate a delle soprastrutture, esse raggiungono anche un metro d'altezza; richiedono più ore di lavoro per la loro costruzione e vengono poi portate diversi giorni, sebbene diano molto fastidio al loro proprietario. Queste acconciature però sono usate solo in occasione di mascherate e altre cerimonie.
La Polinesia ha pettinature assai più semplici (gli Europoidi polinesiani hanno capelli lisci); a volte la testa è rasata, ad eccezione delle regioni parietali, su ciascuna delle quali vi è una piccola crocchia, mentre la parte rasata aumenta la superficie del corpo suscettibile di tatuaggio.
Le popolazioni indigene dell'America lasciano in generale i capelli sciolti per le spalle o li riuniscono in una o più ciocche cadenti, o anche, come nelle regioni orientali dell'America Settentrionale, rasano la testa tutt'intorno lasciando un solo ciuffo centrale, il che facilita poi molto l'operazione della scotennatura. Ciò non vuol dire che essi non abbiano cura della testa, anzi, in nessuna parte del mondo si trova così sviluppata l'acconciatura dei capelli con penne d'uccello. Tuttavia le popolazioni della cultura messico-andina hanno, più delle altre, usato la capigliatura corta o anche rasa, particolarmente fra gl'Inca dove il popolo portava i capelli corti e la famiglia dell'Inca la testa rasata. Presso gli Eschimesi gli uomini portano i capelli lunghi; i Groenlandesi hanno una crocchia al sommo della testa, mentre in altre tribù eschimesi le donne si fanno delle trecce, corne in alcune popolazioni iperboree dell'Asia.
L'Asia è il paese della treccia e la sua distribuzione, rappresentata dalla carta schematica annessa, dà una idea sintetica della pettinatura in questo continente. Nell'Asia artica gli uomini portano i capelli lunghi, cosa utile dato il rigore del clima; le donne portano spesso trecce, sia cadenti sulle spalle sia arrotolate sulle orecchie (Ciukci). La treccia, sempre in numero pari nella donna, si trova ugualmente nelle donne dei paesi mongoli e in tutta l'Asia occidentale, compresa l'Arabia. D'altra parte, la pettinatura tipica della cultura sinica è la treccia maschile, unica, che giunge a volte sino ai piedi; la sua lunghezza sembra ancora esagerata dal fatto che il davanti della testa è rasato. La treccia è stata importata e imposta dagl'invasori manciù verso la metà del sec. XVII: La treccia maschile ha poi passato i confini dell'Impero cinese poiché la si ritrova nell'Indocina e in Siberia (Buriati). Il Giappone non l'ha adottata. Nella Cina stessa è stata soppressa al principio del sec. XX, con la dichiarazione della repubblica. Nell'Asia orientale le donne portano in generale i capelli annodati sulla testa, in maniere diverse fra i Cinesi, i Manciù o i Giapponesi e secondo i livelli sociali. Il risultato finale di ciò è che tra i popoli mongoli i due sessi portano la treccia: duplice nella donna, unica nell'uomo. Nell'Indonesia e nell'India i capelli sono di solito sciolti o annodati, tanto nell'uno quanto nell'altro sesso. In diversi punti dell'Indonesia si trovano delle pettinature sovraccariche che ricordano gli usi della Melanesia. La maggioranza dei musulmani di sesso maschile, nell'Asia settentrionale, si rasa la testa, abitudine che s'accorda con l'uso del turbante.
Per ciò che riguarda le culture occidentali, è un errore il credere che solo l'introduzione del metallo abbia portato l'uso di radere la testa, poiché si sa che certe popolazioni papuasiche, per esempio, si radono perfettamente con lame di ossidiana. Per quanto lontano si possa risalire nel passato dei tre periodi storici dell'Occidente: moderno, greco-romano e antico, si può constatare che tutti i principî della pettinatura sono conosciuti: pettinatura dei capelli, loro ornamentazione, loro taglio, rasatura e uso della parrucca. Inoltre la scoperta di pettini in città neolitiche, le statue paleolitiche di Brassempouy e di Willendorf dimostrano che già in quelle epoche l'uomo curava molto la sua capigliatura.
La caratteristica, si potrebbe dire psichica, che distingue la pettinatura occidentale da quella degli altri cicli culturali, è che in quella domina sovrana la moda. Quando il Manciù introduce la treccia in Cina e quando il Cinese la sopprime tre secoli più tardi è un costume che s'introduce e che sparisce; i Giapponesi hanno dei "modi" tradizionali di pettinarsi che non cambiano. La moda è al contrario la mancanza di tradizione, che si esplica con un cambiamento assai frequente, si potrebbe dire continuo.
Va infine notato che al desiderio di mantenere la pettinatura si deve l'esistenza del poggiateste.
La pettinatura nell'antichità. - Egizî. - Di regola gli uomini si rasavano completamente: l'uso di parrucche di crine, lana, fibra di palma era distintivo di grado; le donne portavano spesso parrucche accuratamente arricciate e a trecce, o la testa coperta da pezzi di stoffa.
Assiri. - La tipica pettinatura assiro-babilonese, ampiamente ravvisabile nei monumenti, è quella a fitte ondulazioni disposte prevalentemente in senso orizzontale, che contrastano, nell'uomo, con l'ondulazione verticale e regolarissima della barba.
Hittiti. - Nelle più antiche figurazioni la pettinatura degli Hittiti appare come un'arricciatura meticolosa. Più tardi si riscontra nella pettinatura femminile anche l'ondulazione regolare, oltre ai riccioli artificiosamente paralleli sotto i frontali di nastro.
Fenici. - Dagli Egizî e dagli Assiri sembra che i Fenici prendessero ispirazione per le loro pettinature: gli uomini portavano i capelli lunghi arricciati e la mitria; le donne raccoglievano di solito i capelli verso la sommità del capo, e quelle delle classi elevate portavano ricche e complicate acconciature.
Ebrei. - Per molto tempo gli Ebrei portarono i capelli lunghi; poi quest'abitudine fu riservata solo ai giovani; in seguito essi usarono coprire la testa in permanenza con un pezzo di stoffa girato parecchie volte attorno al capo, e adottarono varî tipi di acconciature. Caratteristica pettinatura ebraica medievale, conservatasi ancor oggi in qualche regione, è quella a lunghi riccioli laterali uscenti dal copricapo.
Etruschi. - La pettinatura degli Etruschi, specie nei monumenti più antichi, ha molta analogia con quella della Grecia arcaica, e come questa risente di primitive influenze orientali. Gli uomini hanno i capelli lunghi, pettinati con cura minuziosa a riccioli e a ondulazioni regolari ricadenti sulle spalle e ai lati del viso: sulla fronte parecchi ordini di piccoli riccioli; un cerchio o frontale trattiene i capelli. La pettinatura femminile ha varie fogge: due lunghi riccioli laterali e talvolta una treccia cadente per le spalle fino a terra, o anche tutti i capelli raccolti in tante piccole trecce radunate poi in un sol mazzo sulla nuca; spesso la fronte è ornata di piccoli ricci artificiali (gli Etruschi, come i Greci e i Romani, conoscevano l'arte di arricciare i capelli con ferri e spirali metalliche). Nel sec. V, mentre l'arte greca fa sentire la sua influenza in Italia, la pettinatura etrusca si modifica: i capelli degli uomini si accorciano e l'acconciatura perde la primitiva simmetria; le donne, pur conservando i caratteristici riccioli laterali, raccolgono i capelli sulla nuca con un piccolo cecrifalo (specie di cuffia) prettamente greco; corone di foglie metalliche, corone di rose, trecce raccolte attorno alla testa, segnano il principio di nuove mode.
Grecia. - Presso i Greci la storia della pettinatura si divide in due periodi, ossia prima e dopo le guerre coi Persiani. Nel primo periodo si osserva una precisa influenza orientale: i capelli lunghi distinguono i cittadini delle classi alte, e nella pettinatura arcaica non vi è molta differenza tra l'acconciatura femminile e quella maschile; entrambe sono ispirate a una ricerca di simmetria e di regolarità; i capelli sono ondulati e arricciati artificialmente mediante la pressione di spirali in oro o in altro metallo, trovate spesso nelle tombe arcaiche; i capelli vengono trattenuti da nastri o da cerchi o da corone di foglie; lunghi dietro e ai lati, sono corti sulla fronte, composti a piccoli riccioli piatti ed eguali; spesso la lunghezza dei capelli è ripresa entro il nastro che cinge la testa. Verso il sec. V, dopo molti tentativi di pettinature più comode, i capelli vengono scorciati; un radicale cambiamento si nota nella pettinatura come in tutto il costume; i capelli, lasciati lunghi durante l'infanzia, vengono tagliati all'inizio della pubertà e consacrati ad Artemide e ad Apollo; i giovani li portano corti a riccioli mentre i vecchi li lasciano un poco più lunghi. Per varî secoli la pettinatura maschile rimane la stessa, ma tuttavia diverse sono le fogge secondo le classi sociali; una foggia elegante era la pettinatura "a giardino": capelli corti e arricciati attorno alla testa in modo da formare un tortiglione; le donne portano il fiocco di capelli sulla sommità del capo e spesso la chioma è sciolta per le spalle con elegante naturalezza: un nastro, una rete, un fazzoletto trattiene i capelli attorno al capo.
L'acconciatura degli Ateniesi dell'epoca classica è quella che si serve del cecrifalo, sostituito talvolta da specie di borse entro cui vien racchiusa la chioma. Parti integranti della pettinatura sono spesso diademi, corone, trecce, spilloni e nastri di varia foggia: tra questi, in base anche alle fonti latine, si possono ricordare: l'ἄμπυξ (ampyx), acconciatura composta di galloni d'oro e di strisce metalliche ornate di pietre preziose, che fascia la testa; il κρήδεμον (calantica), stoffa da portare attorno al capo sia come fascia, sia come velo; il κρώβυλος (crobylus), nome di varie fogge di pettinatura, ma che si applica in genere a quelle consistenti in un ciuffo sulla nuca o alla sommità del capo o anche alle due trecce separate dalla divisa nel mezzo (l'antica pettinatura ionica); la κορυϕή (tutulus in genere), pettinatura molto alta, derivante dall'antico berretto conico di ugual nome (v. tubulo), composta di torciglioni o trecce sostenute da nastri; la στεϕάνη, corona o diadema d'oro o di metallo lavorato, più alta davanti che ai lati, ornamento delle statue di dee e delle donne delle classi alte, per gli uomini insegna di speciali funzioni o di un alto rango; e poi spilloni e ornamenti varî, come la cicada (τέττιξ) o il crepiculum.
Le donne greche si tingevano i capelli in nero, in blu cangiante a riflessi metallici, adoperavano polveri dorate, rosse, bianche.
Roma antica e primi secoli cristiani. - I Romani sembra abbiano ignorato per molto tempo le raffinatezze della pettinatura, e secondo Varrone solo verso il 300 a. C. vennero a Roma i primi barbieri, provenienti dalla Sicilia; da allora i capelli lunghi furono abbandonati e le statue di questo periodo mostrano teste completamente rasate. Spesso, certo, i capelli si allungavano di nuovo un poco; ma solo negli ultimi tempi della repubblica gli eleganti si fanno arricciare dal tonsor, uso questo che non decade più per parecchi secoli. Le donne romane portano i capelli raccolti in un nodo dietro la testa, trattenuti da nastri (vittae) o da uno spillone (acus), o rialzati sulla fronte con un rigonfio secoli II e I a. C.), o anche divisi in trecce con un nodo sulla nuca: pettinatura che rimane anche nei primi tempi dell'Impero e riappare ad intervalli accanto alle pettinature fastose e multiformi dei primi secoli di esso.
Nel sec. I d. C. la divisa nel mezzo e i riccioli simmetrici formano una pettinatura oltremodo armoniosa, ma gradatamente il volume della pettinatura aumenta; per le imperatrici romane l'acconciatura diventa una specie di costruzione architettonica: vi sono schiave specializzate (ornatrices) nella difficile arte della pettinatura: diademi, corone, fiori, gioielli, ondulazioni, riccioli, trecce, costruiscono edifici alti il doppio della testa; l'artificiosità è la caratteristica della pettinatura femminile di questi primi secoli. Il tutulus, forse un tempo acconciatura particolare delle matrone, diviene una montagna di capelli: il giorno delle nozze le fanciulle cambiavano pettinatura: i capelli venivano divisi in sei parti mediante l'hasta caelibaris e, legati con nastri, s'arrotolavano alla sommità del capo e attorno alla testa formando i seni crines. Il tutulus fu anche la pettinatura delle sacerdotesse romane (flaminicae), che portavano però anche pettinature a riccioli, ornate di nastri di porpora e coperte di un velo (suffibulum). Varrone parla di questa pettinatura come simbolo di verginità. La corona di melograni legata con nastri di lana bianca (insegna e privilegio della flaminica) era portata solo durante alcune cerimonie religiose. Le donne romane adottarono anche il reticulum e la retiola aurea ornata di pietre preziose e portata col diadema; con questa acconciatura i capelli formavano due ciocche di riccioli sulle tempie. Fino al sec. II la pettinatura è pesante e complicata; la parrucca e i capelli finti sono d'uso generale, resi indispensabili dall'ampiezza delle acconciature. Qualche tentativo di ritorno alla semplicità, ispirato dalla modestia cristiana, comincia alla fine del sec. II; nel sec. III la pettinatura, per quanto ricercata, mantiene una certa nobiltà di linee: onde profonde incorniciano il viso e una treccia arrotolata e piatta raccoglie i capelli sulla nuca; qualche volta le trecce sono disposte a diadema doppio o triplo alla sommità del capo: le spirae formano un grosso cerchio sulla nuca; Tertulliano rimprovera alle donne cristiane le pagane ricercatezze, e S. Girolamo i capelli sciolti e gli ornamenti di nastro. Nelle catacombe le pitture murali rivelano pettinature semplicissime: i capelli, gonfî ai lati, bassi sulla fronte, sono annodati sulla nuca, e il velo, che il cristianesimo ha imposto, incornicia con grazia il viso.
Medioevo ed età moderna. - Nel sec. IV la pettinatura tende nuovamente ad ampliarsi: i capelli, rialzati dietro sino alla sommità del capo, formano una larga tessitura di trecce: nastri e perle ornano questa pettinatura che somiglia a un casco; un'altra acconciatura consiste in un tortiglione a doppio o triplo giro attorno al capo; nel sec. V i capelli assumono decisamente un maggior volume: due rigonfî di capelli si alzano a guisa di corone sovrapposte.
Nei musaici e nelle sculture in avorio dei primi secoli cristiani (VI, VII in particolare) le donne portano le ricche acconciature d'origine bizantina composte dal "mafar" o "mavart" (velo frangiato) e dai diademi, che ben poco lasciano scorgere della foggia della pettinatura; la moda di nascondere i capelli sotto l'acconciatura continua quasi ininterrotta per parecchi secoli; mitrie, frontali, corone, galloni, ghirlande, cuffie, sciarpe di seta e di velo, torciglioni e turbanti di stoffe preziose ornano il capo delle donne delle classi alte, mentre le donne del popolo portano i capelli raccolti in trecce o coperti da sciarpe di lana o di cotone; la ricchezza delle acconciature rende quindi necessaria una grande semplicità nella pettinatura, che è quasi sopraffatta dal lusso degli ornamenti che stanno a differenziare le classi sociali. Nel sec. VII la Chiesa, dopo varî concilî, emana severe prescrizioni contro il lusso delle pettinature femminili e degli ornamenti da testa (bolla di papa Sergio I). Nei secoli X-XI i giovani hanno i capelli ondulati e arricciati sino al collo: un ricciolo circolare contorna la testa; anche la frangia sulla fronte è arricciolata; le donne portano talvolta i capelli sciolti o trattenuti da un cerchio o ghirlanda, e questa moda dei chapels de fleurs rimarrà con infinite varianti sino al secolo XV in Italia e in Francia, sia per gli uomini sia per le donne. Dal 1100 al 1170 circa le donne nobili in Francia portano lunghe trecce laterali intrecciate con nastri o fermate alla sommità del capo; ma alla fine di questo secolo veli e acconciature coprono di nuovo tutta la pettinatura, e negli ultimi anni del sec. XII le donne francesi si rasano i capelli affinché nessuna ciocca esca dall'acconciatura. Nel sec. XIII i capelli, sotto il velo, sono annodati sulla nuca: gradatamente il velo si scorcia e decade, ma la pettinatura si nasconde sotto le scuffie e i cappucci, fogge queste che vengono adottate anche dalle donne del popolo: la pettinatura appare quindi soltanto a ciocche o a trecce laterali raccolte da reti (v.) d'oro o di seta, dette "crespine" o "scuffie" nell'Italia centrale, "bugoli" a Venezia; frontali e soggoli completano l'acconciatura; la fine del sec. XIII segna in Italia e in Francia una parentesi di semplicità: i capelli hanno pochi ornamenti; trecce e tortiglioni incorniciano il viso, ma questa moda non oltrepassa la fine del secolo. A Venezia nel sec. XIII una decisa influenza orientale, portata dalle crociate, appare nelle pettinature femminili, ricche di ornamenti d'oro e di stoffe preziose, influenza che si propaga per tutta Italia; un cronista del sec. XII dice che le donne di Messina vanno "fastose per le lor teste" adorne a modo di "torri", caratteristica questa prettamente bizantina, già inutilmente proibita da S. Gregorio di Nazianzo alle donne cristiane: i capelli si allargano ai lati del viso, sulle tempie e sulla nuca entro le "crespine"; le acconciature a "sella" e gli hennins francesi furoreggiano in Italia, Inghilterra, Spagna, accanto alle "cornette" di tela inamidata (che ancora portano le suore di S. Vincenzo, poiché ogni ordine religioso conserva l'acconciatura dell'epoca di fondazione). Nel sec. XIV ritornano ad apparire le trecce, specie in Italia, e pur adottando le altre acconciature, i capelli arricciati e intrecciati circondano il viso; S. Bernardino, nelle sue prediche, scagliandosi contro il lusso delle pettinature, dice che le donne "han più capi del diavolo, e chi lo ha a trippa, chi a frittella, chi a groppoli, chi l'avviluppa in su, chi in giù, chi ha il capo a civetta, chi a balla, a merli, a torri"; s'inaugura quindi la serie dei "bruciamenti delle vanità" in Italia e in Francia; capelli finti, acconciature di stoffe preziose, ghirlande, ornamenti da testa finiscono tra le fiamme, ma per breve tempo, ché inutilmente predicatori e legislatori si accaniscono con bruciamenti e leggi suntuarie contro il lusso delle pettinature: fiori e piume di pavone, stoffe tramate d'oro e gioielli aumentano il volume e l'importanza della pettinatura; la fronte è rasata sotto le complicate acconciature dei secoli XIV e XV, e la pettinatura "in capelli" appare, specie in Francia, quasi simbolo d'immodestia; solo le giovanette possono pettinarsi senza troppi ornamenti: i capelli sono raccolti sulla nuca o lasciati sciolti, a trecce, a riccioli, e trattenuti soltanto da ghirlande e frontali, entro i quali la chioma viene arrotolata; trecce e torciglioni di capelli circondano la testa, uniti a nastri e a galloni. Ma accanto a questa semplicità giovanile le preziose acconciature continuano: una ballata di Eustache Deschamps (verso il 1390) ci tramanda i nomi delle molteplici fogge francesi, narrando la laboriosa fatica della pettinatura giornaliera. Anche la pettinatura maschile è curata e artificiosa fin dal sec. XII, epoca in cui i nobili francesi intrecciano fili d'oro e gioielli nei capelli: trecce laterali vanno dalle tempie alla nuca, mentre il resto della chioma rimane sciolto per le spalle, poiché ancora nel sec. XII i capelli lunghi sono simbolo di nobiltà. Nel '200 in Francia, in Italia, in Spagna si comincia a portare la zazzera arricciata attorno al collo e sulla fronte, specie per i giovani; solo gli uomini d'arme portano i capelli corti; alla fine del sec. XIII la frangia arrotolata sulla fronte sparisce, pur rimanendo l'arricciatura attorno al capo; più tardi la zazzera fu tutta arricciata e più lunga dietro che davanti, foggia questa che rimane per tutto il sec. XV e per il XVI, sia con i capelli liberi, sia con la chioma accomodata sotto le cuffie o i frontali. Nel '300 a Firenze chi portava i capelli corti era ritenuto persona di dubbia moralità; a Venezia la zazzera fu esageratamente lunga nei giovani eleganti, e questa moda si diffuse per tutta l'alta Italia. In Francia la pettinatura maschile diventa una corta riccioliera nel Quattrocento, per ritornare ad allungarsi dopo qualche tempo. Il sec. XV rappresenta per la pettinatura l'epoca più ricca di fantasia e più armoniosa. I capelli ora sono nascosti sotto le cuffie, i balzi e i veli, ora sono raccolti in lunghe trecce ("cuazzone"), ornate di nastri e cadenti dalle spalle sino a terra; e sono enormi masse di trecce e torciglioni o bandeaux lisci e lucidi che incorniciano il viso, e ciocche laterali appena ondulate che escono dalla scuffia e s'annodano sotto la gola, o rotoli di trecce mescolati a perle, incornicianti il viso: le fogge delle acconciature si moltiplicano, eleganti o grottesche, spesso fantastiche e illogiche: "bugoli" (reti d'oro) e "cayole" (scuffie), "fazzuoli" (veli) e "conceri" e "buscheri" (veli e stoffe da testa) e "capiti" e "cavezzi", "glimpe", "maspilli", "tremoli", "lenze", "fruscoli" e "vespai" (ornamenti da testa) formano un'infinita serie di guarnizioni prettamente italiane. Una maggiore esagerazione negli ornamenti della pettinatura si riscontra in Inghilterra e in Francia, ove neanche l'atmosfera dei gravi momenti politici riesce a limitare il fasto delle acconciature: dei capelli, completamente nascosti, non rimane che una piccola ciocca sulla fronte e ai lati del viso; queste acconciature sono portate per casa e per fuori, poiché mai la testa rimane senza veli o altri ornamenti; le trecce, sempre in voga in Italia, tornano di moda in Francia verso il 1450; alla fine del'400 la pettinatura tende ad abbassarsi, ma solo verso il 1510 i capelli riprendono tutta la loro importanza estetica nella pettinatura: scuffie, veli e ornamenti sono portati molto indietro sulla testa, dimodoché i capelli ondulati o intrecciati incorniciano il viso; un cronista dei primi del Cinquecento dice che le donne fiorentine portano un "ciuffo a mo' di cresta" sul capo; molte pettinature erano proibite alle "donne cortesi", tra cui il "cuazzone" e il velo bianco delle ragazze, le reti d'oro, ecc. Grande importanza si dava nel '500 al modo di lavarsi i capelli. Alla metà del '500 la pettinatura tende, in Italia, alla semplicità, per quanto gli ornamenti non siano affatto abbandonati; i capelli stessi formano fiocchi e sono attorcigliati a nastri e a veli; nella seconda metà del '500 in Francia, sotto le acconciature si portano i capelli "a racchetta", bassi sulla fronte e alti sulle tempie, pettinatura che si armonizza con le acconciature a punta sulla fronte o con i berretti "alla spagnola"; verso il 1550 i capelli sono anche sostenuti da arcelets, specie di armature di filo di ferro che vengono più tardi sostituite da imbottiture di capelli finti. La seconda metà del sec. XVI segna tre correnti ben distinte nella moda della pettinatura: l'influenza spagnola, caratterizzata dai feltri portati sui capelli e sulle scuffie; l'influenza toscana, che si differenzia per i frontali, piccole reti ("crespine") e capelli sciolti sulle spalle; l'influenza veneziana, che si esplica con ornamenti da testa di stoffe preziose e ricami ingioiellati. La pettinatura maschile, fin dai primi del '500, si scorcia e si arriccia con lo stesso stile della pettinatura femminile (specie in Francia): una ferita alla testa obbliga Francesco I a tagliarsi completamente i capelli, e questo fatto determina la moda dei capelli cortissimi nella nobiltà francese; alla fine dello stesso secolo i capelli degli uomini tendono ad allungarsi di nuovo finché ai primi del '600 sono lunghi sino alle spalle. La pettinatura femminile alla fine del '500 tende ad ampliarsi: i capelli sono gonfî e alti sul capo e ornati; quasi sempre la pettinatura è accompagnata da un velo. Ai primi del sec. XVII la pettinatura tende ad abbassarsi sulla fronte e ad allargarsi esageratamente ai lati; i capelli, tagliati corti "alla Maria de' Medici", contrastano con l'alta e stretta pettinatura di moda nello stesso tempo, spec. e in Germania; verso la metà del '600 una pettinatura a grappoli di riccioli ai lati del viso, guarniti di piccoli fiocchi, diviene d'uso generale, mentre nella seconda metà del secolo l'influenza spagnola delle grandi pettinature messe di moda dal Velázquez, impone l'uso dei capelli finti e delle parrucche. L'Inghilterra peraltro conserva un suo carattere particolare nello stile della pettinatura, che rimane armoniosa e morbida: riccioli leggieri circondano il viso, mentre la massa dei capelli è raccolta sulla nuca. Nel 1680 la pettinatura femminile si trasforma in Francia con l'acconciatura "alla Fontange", semplice nastro prima, trasformatosi poi in un alto ciuffo di merletto inamidato, da cui deriva un'alta parrucca; verso il 1714 la pettinatura si compone di nuovo con i capelli veri, per breve tempo tuttavia, ché l'imperante uso delle parrucche e delle scuffie continua sino alla fine del secolo. Gli uomini, abolita la parrucca, portano i capelli piuttosto lunghi e la divisa da una parte; si ritorna alle arricciature sapienti, con un gran ciuffo di capelli sulla fronte, e verso i primi del 1800 appare la pettinatura a "colpo di vento" e "alla Bruto"; verso il 1830 i capelli sono meno arricciati e più lunghi; questa foggia rimane per parecchi anni, finché la pettinatura maschile perde ogni caratteristica. Le donne, negli ultimissimi anni del sec. XVIII, dànno alla pettinatura una naturalezza che confina con un'apparente incuria; nastri e cerchi di metallo, ciuffi di riccioli sulla nuca e alla sommità del capo ricordano le fogge greche e romane: è la reazione del neoclassico, e la pettinatura con i capelli veri non riappare che verso il 1808: la testa è allora piccolissima, fasciata di nastri, ornata di rose (per le acconciature da sera) e i capelli corti sono raccolti con un ciuffo alla sommità del capo; intorno al 1816 i capelli cortissimi sono tutti arricciolati attorno alla testa, foggia che ricorda certe pettinature maschili dell'antichità classica; con una precisione di dettaglio che rivela uno studio preciso più che una semplice coincidenza nella storia della pettinatura, molte fogge tornano ad apparire di tanto in tanto. Dal 1815 al 1830 la pettinatura aumenta sempre di volume: sono in principio pochi riccioli sulla fronte o sulle tempie, finché si giunge alla moda paradossale del 1831-32, con le trecce a sette capi sostenute da fili di ferro, foggiate a guisa di cesti o di fiocchi alla sommità del capo; la nuca è libera, e tutta la ricchezza della chioma è raccolta nell'alto ciuffo e ai lati del viso in masse di riccioli: fiori, nastri, penne, pettini ornano queste complicatissime pettinature. Nel 1833 la moda tende a semplicicizzare la linea: la pettinatura "romantica" a riccioli laterali, con la divisa nel mezzo e il frontale, caratterizza il 1840; spariscono poi i riccioli e rimangono i capelli lisci e piatti arrotolati o intrecciati dagli orecchi alla nuca; verso il 1850, i capelli, più gonfî ai lati, sono ornati da nastri e da guarnizioni di merletto; nel '60 i capelli sono raccolti sulla nuca e sul collo entro piccole reti di seta. Verso il 1865 è di moda un gran ciuffo sulla fronte e un nodo sul collo; nel 1870 i capelli scendono per le spalle in trecce e in ciuffi di riccioli: la pettinatura si alza alla sommità del capo in trecce pesanti e in cascate di riccioli finti: nella storia della pettinatura, già così ricca di mostruositȧ e di aberrazioni, questa è forse l'epoca peggiore. Il cattivo gusto continua fino al 1890, epoca in cui la pettinatura si immiserisce, avvolta in sottili retine di capelli: nel 1895, pur mancando di un carattere particolare, la pettinatura riacquista una certa grazia leggera. Nel 1905 ritorna la caratteristica pettinatura "a racchetta" (del 1550), poi essa si abbassa di nuovo con un nodo sulla nuca, e dal 1905 al 1907 gran riccioli pesanti formano un enorme edificio che ricorda le fogge del 1830. Nel 1910 la moda esige sempre grandi pettinature, ma queste a poco a poco tendono ad abbassarsi sulla nuca con un grosso nodo o rotolo di capelli. Dopo la guerra la pettinatura ha riacquistato uno spiccato carattere di semplicità; tuttavia soltanto nel 1922-23 la moda assai pratica dei capelli corti, con tutte le sue varianti, ha dato uno stile affatto nuovo alla figura femminile. In questi ultimi anni qualche tentativo di ritorno ai capelli lunghi si è risolto in un piccolo ricciolo sulla nuca e sulle orecchie, che sembra sintetizzare quel minimo di nostalgia che la donna moderna può ancora avere per le antiche pettinature.
V. tavv. V-VIII.
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