PHALEROS (Φάληρος)
Eroe tessalo-euboico-ateniese, figlio di Alkon (Apoli. Rhod., i, 97), a sua volta figlio di Eretteo.
Fondatore ed eroe eponimo di numerose città, Ph. era stato mandato dal padre con gli Argonauti (Paus., i, 1, 4), con i quali si conquistò la gloria (Apoll. Rhod., i, 95 ss.). Sullo scudo egli aveva rappresentata una sua avventura precedente: da bambino, un serpente lo aveva avvolto tutto con le sue spire, ma il padre lo aveva salvato uccidendo il serpente con una freccia (Val. Flacc., i, 398 ss.). Presumibilmente il Ph. lapita nella lotta contro i centauri con Teseo e Piritoo (Hes., Scut., 180) è da identificarsi con il figlio di Alkon, sebbene alcuni abbiano preferito distinguerli. Egli. compariva come argonauta tra le raffigurazioni sull'Arca di Kypselos (Paus., v, 17, 10), con il nome iscritto nella forma dorica ϕαλαρεύς. Vi sono tre rappresentazioni di Ph. in scene di amazzonomachia: a) frammento di cratere a figure rosse, attribuito a Polygnotos, da Taranto, ora a Parigi, Cabinet des Médailles 421. Teseo e Ph. in lotta con l'amazzone [[αντ]ιοπ[ει]α a cavallo; b) lèkythos ariballica a figure rosse, attribuita al Pittore di Eretria, da Atene, ora a New York. L'amazzone Hippolyte volge la lancia contro Ph., che si difende con la spada, in una scena di combattimento a piedi, in gruppi; c) lèkythos ariballica a figure rosse, attribuita ad Aison, da Cuma, a Napoli; Ph. combatte contro l'amazzone Klymene caduta a terra, in una scena di combattimento a piedi in gruppi.
Bibl.: Höfer, in Roscher, III, 2, 1902-1909, c. 2241 s., s. v.; M. L. Trowbridge, in Pauly-Wissowa, XIX, 2, 1938, c. 1664, s. v. Per i vasi: cratere a Parigi: S. Reinach, Rép. Vases, II, 264; J. D. Beazley, Red-fig., p. 675, n. 27; D. von Bothmer, Amazons in Greek Art, Oxfod 1955, p. 181, n. 57, e p. 183. Lèkythos a New York: J. D. Beazley, Red-fig., p. 725, n. 7; D. von Bothmer, op. cit., p. 162, n. 15, e p. 173; tav. LXXVII, i. Lèkythos a Napoli: C. Dugas, Aison, Parigi 1930, fig. 11; J. D. Beazley, Red-fig., p. 799, n. 11; D. von Bothmer, op. cit., p. 162, n. 16, e p. 173.