PHANAGOREIA (Φαναγόρεια, ϕαναγόρου πόλις; Agrippeia)
Città greca, fondata sulla riva orientale del Bosforo Cimmerio, sulla odierna penisola di Tamán. Capoluogo della parte "asiatica" del regno bosforano; come la capitale Panticapeo (v. crimea), divenne ben presto centro di rapporti commerciali tra le popolazioni scite e le greche. Mentre Panticapeo eccelse come emporio di importazione dalla Grecia di manufatti, stoffe, ceramiche, oggetti di oreficeria, Ph. eccelse invece come centro di raccolta e di esportazione verso la Grecia di prodotti naturali: grano, pesce, pellame, metalli preziosi, provenienti, questi ultimi, dalle miniere degli Urali e trasportati per le vie fluviali del Don e del Volga.
Ph. conia moneta autonoma dal V fino al I sec. a. C. Raggiunse il suo periodo aureo nel IV sec., come dimostrano gli oggetti trovati nelle tombe dell'epoca. Tale stato di floridezza perdurava ancora verso la prima metà del III sec., quando Atene stipulò trattati con i bosforani. Ma il materiale epigrafico mostra un graduale prevalere dell'elemento iranico nel III e II secolo. La rivolta che travolse Mitridate, partì da Ph.; Roma valutò molto l'importanza politico-strategica delle colonie greche del Mar Nero, e la sua politica si precisò già ai tempi di Augusto e di Agrippa: in onore del quale Ph. prese il nome di Agrippeia (l'attributo Cesarea, postulato da taluni autori moderni, deriva da un equivoco come ha dimostrato il Diehl). Ph. seguì le sorti delle altre città bosforane sino alla distruzione da parte dei Goti (ps. Procop., Bell. Goth., iv, 5). Del vasto porto si conservano tuttora gli avanzi, in forma di una monumentale muraglia. Gli scavi dimostrarono l'esistenza di un ampio piazzale su cui davano i principali monumenti pubblici e privati, dei quali furono trovati i resti di colonne e basamenti.
Dalle iscrizioni risulta che a Ph. erano venerati i culti di Apollo Iatros, di Artemide Agrotera (con un tempio eretto a spese di un Xenokleides durante il regno di Perisade) della Dea Madre Asiatica, di Apaturos, prodotto del sincretismo religioso greco-iranico, in quanto in Apaturos i Greci continuavano a venerare Afrodite. Nei primi anni del sec. XIX furono trovati i torsi di due statue, ed il relativo piedistallo, sul quale era incisa una iscrizione della regina Komosarye, moglie di Perisade i (349-310 a. C.), di dedica alle divinità Sanergès ed Astarte (I.P.E., ii, 346 - V. Latyschev, Inscriptiones antiquae orae septentrionalis Ponti-Eusini, i-ii-iv).
Nella necropoli furono poste in luce numerose tombe a tumulo, con ricca suppellettile, del periodo fra il IV ed il III sec. a. C. Dopo un lungo periodo di scavi disordinati, perdurato sino all'inizio del sec. XX, una prima spedizione scientifica fu condotta a Tamán nel 1926 e proseguita in seguito.
Le tombe erano costruite con strati di pietra ed amalgama di alghe e di conchiglie marine. Alcune tombe erano a pianta circolare o rettangolare, con copertura a blocchi aggettanti; più tardi, l'uso della vòlta a botte divenne quasi generale. Normalmente le tombe presentavano un ampio corridoio d'accesso; la camera mortuaria aveva pareti di pietra ricoperte di stucco ed affrescate; il defunto giaceva o in una bara di legno talvolta scolpita, indorata e dipinta, oppure entro un sarcofago in pietra poggiato sullo zoccolo ed inserito nel pavimento.
In una di queste fu rinvenuto (nel 1869), tra le numerose suppellettili fittili, il noto vaso a forma di sfinge ora conservato all'Ermitage (v. leningrado, fig. 645). Degni di nota: il tumulo della "Grande Blisnica", il tumulo della "Piccola Blisnica", il tumulo di "Artjukov" e quello detto del "monte Vasjurinskaia". Il tumulo della "Grande Blisnica" era di dimensioni colossali: 340 m di circonferenza e circa 15 m di altezza. In una delle relative tombe fu trovato lo scheletro di un guerriero, disteso entro un sarcofago di legno intarsiato d'avorio; il teschio era coperto da una specie di berretto frigio e cinto da una corona d'oro a foglie di lauro. Dallo stile degli oggetti, la tomba è attribuita alla seconda metà del IV sec. a. C.; il carattere barbarico del berretto fa supporre che il defunto sia stato il capo di una tribù scita. Nel tumulo vi erano pure due tombe femminili, una delle quali conteneva una corona in oro divisa in tredici scompartimenti ornati di bassorilievi rappresentanti lotte tra Sciti e grifi; i tredici scompartimenti sono fissati mediante chiodi d'oro; il bordo superiore della corona ha una cornice ad ovoli, quello inferiore un meandro, ornato di roselline in smalto blu; la corona si allarga in alto, assumendo la forma di kàlathos. Anche nell'altra tomba vi era una corona a forma di kàlathos costruita in legno e cuoio ed adorna di figurine in oro, rappresentanti menadi e satiri.
Il tumulo di "Artjukov" fu scavato nel 1879, a N di Phanagoreia. Esso conteneva quattro tombe. Vi furono raccolte monete di Perisade e altre di Lisimaco di Tracia coniate dopo la sua morte, avvenuta nel 281 a. C., che hanno consentito la datazione nel III sec. a. C. delle suppellettili preziose ivi rinvenute. Nella camera sepolcrale del tumulo detto del "Monte Vasjurinskaja", adorna di pitture parietali, furono rinvenuti anche scheletri di cavalli con finimenti in bronzo ornati in smalto ed oro.
Più recenti scavi, diretti dal 1927 al 1930 da L. P. Charco e continuati dal 1936 al 1947 da V. D. Blavatskij e M. M. Kobylina, portarono, tra l'altro, ad un preciso accertamento dei confini dell'antica città e delle varie stratificazioni culturali, oltre al rinvenimento di interessanti suppellettili. Inoltre costruzioni erano in mattoni crudi che, disfacendosi, hanno formato uno strato di argilla sotto al quale si debbono cercare gli avanzi delle fondamenta. L. P. Charco scoprì anche i resti di una grande fabbrica di ceramiche.
(M. Gibellino Krasceninnikova)
Bibl.: V. D. Blavatzkij, in Deutsches Archäologisches Institut. Literaturberichte für die Jahre 1939-1946, in Jahrbuch, Ergänzungshefte, XVI, 1960, c. 159 ss.; J. B. Zeest- M. M. Kobylina, Gli scavi GMII prima della seconda grande guerra (in russo, come tutti i seguenti), in Monumenti d'arte. Bollettino del museo statale delle arti figurative, n. 2, 1947, p. 3 ss.; N. P. Rozanova, Iscrizioni inedite del museo di Taman, in Vestnik drevnej Istorii (VDI), 2, 1947, p. 247; A. A. Iessen, Colonizzazione greca del Mar Nero settentrionale, Leningrado 1947; A. P. Ivanova, La pittura bosforana nei primi secoli d. C., in Raccolta di Storia e Archeologia, Mosca 1948, pp. 128 ss.; V. D. Blavatskij, Resoconto sugli scavi di Phanagoria del 1936-37, in Trudy Gosudarstv. istoričeskogo museia (TGIM), 16, 1941, (pubbl. dei dati: 1943), pp. 5-74, con 72 illustrazioni; id., Gli scavi di Phanagoria del 1940, in Vestnik drevnej Istorii, 1941, n. i, pp. 220-222; M. M. Kobylina, Un nuovo momento dell'arte del Bosforo, la stele di Agaf dell'anno 179 d. C., ibid., 1948, p. 85; id., Le terrecotte di Phanagoria di produzione locale del II, I sec. d. C., ibid., 1949, 2, pp. 107 ss.; N. P. Rozanova, Le iscrizioni dedicatorie di Phanagoria quali fonti per la topografia della città, in Vestnik drevnej istorii, 3, pp. 170 ss.; M. M. Kobylina, Gli scavi di Phanagoria, in Kratkie soobščenija Inst. istorii materialnoj Kulturii Akad. Nauk SSSR., 1948, 33, 1950, p. 89 ss. con 3 ill.; V. D. Blavatskij, Gli scavi della necropoli di Phanagoria nel 1938, 1939 e 1940, in Materialy i issledovania (MIA), 1951, 19, pp. 189 ss.; 1954; I. D. Marcenko, Sul problema degli antichi tessuti di fibra vegetale in base ai materiali degli scavi di Phanagoria del 1950, in Vestnik drevnej istorii, 1954, 4, pp. 173 ss.; K. V. Golenko, Sulla precisazione della datazione di un gruppo di monete di Phanagoria del II sec. a. C., in Kratkie soobščenija Instit. Mater. Kult. (KSIIMK), 58, 1955, p. 139 ss.; V. D. Blavatskij, La pittura murale di Phanagoria, in Materialy i issledovanija (MIA), n. 57, 1956, pp. 168 ss.; M. M. K. Kobylina, Phanagoria, ibid., n. 57, 1956, pp. 5 ss.; N. M. Lossena, Due frammenti di un vaso calcidese dagli scavi di Phanagoria del 1939, ibid., n. 57, 1956, p. 164 ss.; I. D. Marcenko, Gli scavi della necropoli orientale di Phanagoria nel 1950-51, ibid., n. 57, 1956, pp. 102 ss.; N. P. Sorokina, La terracotta come elemento architettonico a Phanagoria, ibid., n. 57, 1956, p. 171 ss. Nella Bibliografia Acheologica Sovietica 1941-1957 (Sovetskaja Archeologičeskaja Literatura), pubblicata dall'Accademia delle Scienze, Mosca-Leningrado 1959, a cura di N. A. Winberg ed altri, hanno riferimento a Ph. (oltre ai titoli citati sopra) altri 26 numeri (cfr. p. 171 ss., 607 ss.): Nn. 2004, 2116, 2420, 2425, 2430, 2443, 2624, 2626, 2632, 2636, 2643, 2648, 2659, 2672, 2674, 2696, 2699, 2708, 2820, 7592, 7610, 7613, 7614, 7624, 7665, 7869.
(Red.)