Jutzi, Phil (propr. Philipp)
Direttore della fotografia e regista cinematografico tedesco, nato ad Alt-Leiningen (Pfalz) il 22 luglio 1896 e morto a Neustadt an der Weinstrasse il 1° maggio 1946. Assieme a Georg Wilhem Pabst e a Slatan Dudow è considerato una delle personalità più rilevanti del cinema realistico tedesco a cavallo tra il muto e il sonoro, periodo nel quale realizzò le sue opere più celebri. Fondendo, con consumata abilità e in miracoloso equilibrio, sguardo documentario e materiali melodrammatici, J. ha così consegnato alla storia del cinema alcuni film indimenticabili come Mutter Krausens Fahrt ins Glück (1929) e Berlin ‒ Alexanderplatz (1931), prima versione, realizzata 'a caldo', dell'omonimo romanzo di A. Döblin. In epoca moderna è stato molto amato da Rainer Werner Fassbinder che lo ha sentito come un suo precursore e si è ispirato al suo lavoro in almeno due film: in Mutter Küsters Fahrt zum Himmel (1975), falso remake di Mutter Krausens Fahrt ins Glück, e nella sua famosa trasposizione televisiva del capolavoro döbliniano.
Figlio di un sarto, frequentò una scuola d'artigianato e, pittore autodidatta, iniziò a lavorare nel cinema come disegnatore di manifesti nel 1916 e poi, nel 1919-1922, come operatore, scenarista e regista in alcune case di produzione di Heidelberg per le quali firmò una decina di anonimi titoli, tra film gialli, comici e western. All'inizio degli anni Venti (quando cambiò il suo prenome in Piel, forma che usò fino al 1931, quando a seguito di un contenzioso giuridico tornò a firmarsi Phil) entrò in contatto con la Internationale Arbeiterhilfe (IAH) e successivamente con le case di produzione che a essa facevano capo, la Welt-Film e la Prometheus-Film, cui si deve la nascita del 'cinema proletario' tedesco. Lo si ritrova così con la cinepresa in mano a riprendere manifestazioni e scontri di piazza, a collaborare alle versioni tedesche di film sovietici (tra cui il rivoluzionario Bronenosec Potëmkin, 1925, di Sergej M. Ejzenštejn) oppure in veste di direttore della fotografia in alcune coproduzioni tedesco-sovietiche, tra cui Živoj trup, noto anche come Ehebruch. Der lebende Leichnam (1928), tratto da L. Tolstoj e diretto da Fëdor A. Ocep. La doppia esperienza nella fiction e nella nonfiction gli fu preziosa per il mediometraggio Ums tägliche Brot, noto anche come Hunger in Waldenburg (1929), la prima opera importante di J., un crudo e potente reportage agit-prop che, nel denunciare la miseria nel distretto minerario della Slesia, fa interagire il protagonista (Holmes Zimmermann, suocero del regista) con attori presi dalla strada, combinando riprese documentarie (con tanto di statistiche) e un forte finale melodrammatico di pura finzione. A questo film, massacrato dalla censura, che rappresenta il primo serio tentativo da un punto di vista estetico-politico di aprire nuove vie in Germania al cinema militante, seguì, sempre nello stesso stile semidocumentaristico, un'altra opera a basso budget, Mutter Krausens Fahrt ins Glück, dalle memorie del pittore d'ambiente Heinrich Zille. Nel descrivere il quartiere operaio di Wedding, a Berlino, e la disperata vita di alcuni suoi abitanti (tra cui la Mamma Krausen del titolo, che si suicida per debiti), J. girò forse il capolavoro del 'cinema proletario', riuscendo a consegnare una prova maiuscola del suo talento narrativo, non compromessa dalla presenza di un eroe positivo appena abbozzato né dall'happy end politico un po' posticcio. Ancora il mélo sociale, ma senza la rabbia polemica e l'impegno propagandistico del film precedente, caratterizza Berlin ‒ Alexanderplatz in cui prevale l'aspetto lirico del romanzo di Döblin, in un impianto realistico attento alla resa dell'ambiente della metropoli. Interpretato con grande finezza da Heinrich George, che conferisce alla parte del Prolet Franz Biberkopf un carattere dolente e sognante ma sostanzialmente positivo, il film condensa ellitticamente il testo di base (grazie anche all'intervento dello stesso scrittore, che partecipò alla stesura della sceneggiatura) e non sfigura nei confronti della successiva versione di Fassbinder, più cupa e complessa.
All'ascesa di Hitler, vennero immediatamente vietati i film 'proletari' di J., e anche se il regista si iscrisse prontamente al Partito nazionalsocialista, le condizioni di lavoro per lui non migliorarono in modo deciso. Dal 1933, infatti, si vide costretto a realizzare solo dei cortometraggi e due film convenzionali di produzione austriaca, tra cui Der Kosak und die Nachtigall (1935), film a cavallo tra il genere spionistico e quello turistico-sentimentale, dove si stenta a riconoscere la mano del regista se non forse in qualche sequenza documentaria girata al Cairo. Alla fine degli anni Trenta, quando la sua carriera era praticamente conclusa, lavorò come operatore nella neonata televisione tedesca.
Mutter Krausens Fahrt ins Glück, hrsg. R. Freund, M. Hanisch, Berlin 1976; Phil Jutzi, hrsg. H.-M. Bock, Hamburg 1993.