JOHNSON-LAIRD, Philip Nicholas
Psicologo inglese, nato a Leeds (Yorkshire) il 12 ottobre 1936. Dopo essere stato professore di psicologia sperimentale all'università del Sussex (1979-82), e quindi di psicologia applicata all'università di Cambridge (1983-89), dal 1989 insegna psicologia a Princeton.
Il contributo di J.-L. si colloca nel vasto contesto delle scienze cognitive, con interessi specifici nell'ambito della psicologia del linguaggio e del ragionamento. Punto di partenza delle ricerche di J.-L. sono le obiezioni alle teorie del ragionamento basate su categorie logico-formali; le obiezioni sono rivolte sia alle teorie che intendono tali categorie come un patrimonio innato (N. Chomsky), sia a quelle che le considerano come competenze progressivamente elaborate nello sviluppo intellettivo e alle quali riferire, eventualmente, la divisione in fasi dello sviluppo medesimo (J. Piaget). J.-L. mostra che se ci si affida a una visione logicista dei processi di pensiero, basata unicamente sull'idea di manipolazione sintattica di simboli non interpretati, si riesce a spiegare la competenza deduttiva solo in linea di principio e in forma astratta, senza riuscire a cogliere le modalità concrete del ragionamento; soprattutto, non si riesce a render conto simultaneamente, come è giusto che sia in psicologia, sia della correttezza sia delle possibilità di errore insite in un medesimo ragionamento. La soluzione proposta da J.-L. è di considerare quest'ultimo un processo semantico, basato su rappresentazioni mentali.
Particolare rilevanza, in questa prospettiva, ha acquisito la sua interpretazione dei meccanismi rappresentativi retrostanti alle inferenze sillogistiche. Essa suppone che i soggetti siano dotati della capacità di costruire un 'modello mentale' della prima premessa del sillogismo, per poi aggiungervi l'informazione contenuta nella seconda premessa in tutti i modi in cui lo si può fare; infine, il soggetto sottoporrebbe a un test l'insieme di queste immagini mentali individuando le interpretazioni delle premesse che sono in contraddizione col modello mentale complessivo così costruito.
Il concetto di modello mentale, ancorché di complessa e articolata definizione, diviene così centrale nella procedura inferenziale e si connota di una flessibilità interna non presente in quelle interpretazioni delle procedure di ragionamento basate sulle nozioni, simili ma più rigide, di 'schema' o di 'copione'. Sviluppi successivi della ricerca di J.-L. hanno riguardato l'estensione delle proprietà esplicative dei modelli mentali alle abilità linguistiche e ai processi sottostanti la comprensione del discorso.
Opere principali: Language and perception (in collab. con G.A. Miller, 1976); Thinking: readings in cognitive science (in collab. con P.C. Watson, 1977); Mental models: towards a cognitive science of language, inference and consciousness (1983; trad. it. 1988); The computer and the mind: an introduction to cognitive science (1988; trad. it. 1990); Human and machine thinking (1993; trad. it. Deduzione, induzione, creatività. Pensiero umano e pensiero meccanico, 1994).
Bibl.: H. Gardner, The mind's new science: a history of the cognitive revolution, New York 1985 (trad. it. Milano 1988).