ANDERSON, Philip Warren
Fisico teorico statunitense, nato a Indianapolis (Indiana) il 13 dicembre 1923. Ha conseguito il Ph. D. a Harvard nel 1949, sotto la guida di J. H. Van Vleck, ed è quindi passato a lavorare presso i Bell Telephone Laboratories di Murray Hill (New Jersey). Dal 1975 divide la sua attività presso i laboratori Bell con quella di professore di Fisica nell'università di Princeton. È socio dell'Accademia Nazionale dei Lincei (dal 1977) e membro di numerose società di fisica.
Le sue ricerche hanno riguardato diverse branche della fisica, quantunque la maggior parte dei suoi studi si siano rivolti alla fisica dello stato solido. In tale campo ha fornito importanti contributi alla comprensione teorica delle proprietà ferromagnetiche, ferroelettriche e antiferromagnetiche della materia; si è inoltre occupato di risonanza magnetica, di superconduttività e di superfluidità. Nel settore dell'astrofisica si è dedicato allo studio della materia costituente le stelle a neutroni.
Nei primi anni Sessanta i suoi studi sugli effetti che influenzano le proprietà magnetiche dei metalli gli hanno consentito di sviluppare un modello teorico (Anderson model) in grado di descrivere le conseguenze della presenza di un atomo estraneo in una matrice cristallina. Ha successivamente messo a punto un metodo noto come localizzazione di Anderson, che consente di spiegare i movimenti delle impurità all'interno di sostanze cristalline. Riprendendo e sviluppando le idee di Van Vleck sulla correlazione elettronica, A. ha poi descritto e spiegato le circostanze in concomi tanza delle quali è possibile generare momenti magnetici locali in materiali, quali l'argento e il rame, che in condizioni normali non sono affatto magnetici. Oltremodo interessanti sono state le sue indagini teoriche sull'interazione elettrone-elettrone e sulle correlazioni esistenti tra i movimenti degli elettroni e dei nuclei nei materiali magnetici e disordinati.
I suoi studi teorici sul comportamento elettrico dei materiali disordinati hanno chiaramente indicato che essi possono essere usati, in sostituzione dei più costosi materiali cristallini, nella realizzazione di diversi dispositivi elettronici (quali memorie per calcolatori ed elementi di commutazione).
Nel 1977 ha ricevuto il premio Nobel per la Fisica congiuntamente a J. H. Van Vleck e insieme a N. F. Mott, per le fondamentali ricerche teoriche sulla struttura elettronica dei sistemi magnetici e disordinati.
Tra i suoi principali scritti ricordiamo: Absence of diffusion in certain random lattices (1958); Concepts of solid (1963); Basic notions of condensed matter physics (1984).