Vedi PHILIPPOPOLIS dell'anno: 1973 - 1996
PHILIPPOPOLIS (v. S 1970, p. 609)
Antico centro della Siria posto nei pressi dell'odierna Šuhbā' o Šahbā', 90 km a S di Damasco nel Ğebel el-'Arab; fu elevato a rango di città dall'imperatore Filippo l'Arabo (244-249 d.C.). Le fondazioni dei suoi edifici seguono lo schema dell'accampamento romano mentre la cinta muraria ha una forma approssimativamente quadrata. Ai due estremi del cardo (asse N-S) e su quello E del decumanus (asse E-O) si trovano resti delle porte, ognuna delle quali è provvista di tre fornici. Tali costruzioni si ergono tuttora dov'erano in origine, anche se il loro aspetto iniziale si può riconoscere soltanto sommariamente, a causa dei massicci interventi di restauro.
Gli edifici pubblici, che molto probabilmente risalgono tutti al periodo di fondazione della città da parte dell'imperatore Filippo l'Arabo, si trovano soprattutto presso il settore occidentale del decumanus e presso quello sud-orientale del cardo. Uno spiazzo quadrato a O della città è circondato da un insieme di edifici di rappresentanza, mentre sul lato occidentale, su due terrazze in posizione dominante, si eleva un complesso monumentale che divide la parte nuova della città dal quartiere occidentale. Vi si accede solo dalla fronte tramite gradini, mentre il retro e i due lati corti sono chiusi. Al centro della facciata si apre un'abside di forma semicircolare, fiancheggiata da due vani obliqui. Nicchie quadrate e semicircolari articolano il lato in vista; gallerie sotterranee, di cui sono state dissotterrate solamente quelle giacenti sotto la metà settentrionale del monumento, formano le sostruzioni delle terrazze.
Il monumento presenta una facciata sfarzosa con un'articolazione particolarmente ricca che trova confronti con l'architettura di facciate di ninfei monumentali, come quello di Gerasa. Gli ultimi scavi hanno riportato alla luce nell'esedra epigrafi dedicate alle personalità più importanti della famiglia imperiale. Si può supporre che queste iscrizioni si trovassero con le statue relative nelle nicchie della facciata. Forse nell'esedra c'era una statua colossale dell'imperatore, anche se fino a oggi non ne sono state trovate tracce. Misure, struttura e dislocazione di questo complesso architettonico, nonché le sue iscrizioni fanno supporre che servisse all'esaltazione dell'imperatore e della sua famiglia.
La gradinata prosegue ad angolo retto dal lato occidentale della piazza a quello meridionale, collegando così l'edificio dell'esedra a due altre costruzioni: una quadrata, di funzione ancora incerta, presenta sulla parete interna del retro una piccola abside. A tale costruzione si annette verso E il tempio del divo Marino, il padre di Filippo l'Arabo. I pilastri della facciata sono coronati da capitelli ionici, che nel Ḥawrān ricorrono frequentemente su edifici del III sec. d.C. Nicchie a volta articolano nell'interno le pareti E, O e S; da quest'ultima una scala conduce sul tetto. Le finestre nelle pareti sono state realizzate in età moderna: l'interno dell'edificio riceveva luce dal portale d'accesso e forse da un'apertura nel soffitto.
L'imperatore Filippo l'Arabo divinizzò suo padre al fine di legittimare la propria dinastia; in questo senso il tempio va inteso esclusivamente con finalità di propaganda imperiale, come d'altronde l'intero complesso architettonico che circonda la piazza. Il teatro, posto non lontano, al di sotto del tempio, è il più recente edificio di questo tipo di epoca romana noto in Siria.
A settentrione del decumanus si eleva su alcuni gradini il pronao di un tempio esastilo, del quale sono ancora presenti quattro colonne. I capitelli e le basi di ordine corinzio sono precedenti all'età severiana, cosicché si può supporre che anche questa costruzione rientri nel periodo di reggenza di Filippo l'Arabo. Immediatamente a E del cardo sorgono le rovine di un enorme impianto termale: la struttura delle pareti in opera quadrata (opus caementicium) è rivestita da lastre di basalto, mentre quella delle volte era probabilmente intonacata.
Il raccordo tra volte e pareti è realizzato con una scoria vulcanica, che viene utilizzata in Siria e Palestina per questa tecnica muraria originariamente occidentale. Chiari esempî ne sono le terme meridionali e centrali a Bostra e il ninfeo di Gerasa. Inoltre le dimensioni degli edifici termali di Bostra sono paragonabili a quelle di Philippopolis. Di fronte al lato meridionale rimangono alcuni pilastri e arcate di un acquedotto, che confluiva in città presso l'angolo SE della cinta muraria, proseguendo fino alle terme ove è stato trovato un ritratto virile in marmo di ottima fattura, ma molto restaurato, oggi al museo di Sahbā'. Forse esso raffigura l'imperatore Filippo l'Arabo, come fanno pensare alcuni indizi: la foggia della barba, i capelli tagliati corti e l'espressione tesa, con la fronte contratta e il volto pieno di rughe, appartengono all'iconografia dei ritratti degli imperatori-soldati. La resa stilistica della capigliatura e della barba fa propendere per una datazione attorno alla metà del III sec. d.C.; inoltre il diadema caratterizza come imperatore l'individuo raffigurato.
Fra le abitazioni private, degne di nota sono alcune ville nel quartiere settentrionale e sud-orientale della città.
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(K. freyberger)