photobombing
s. m. inv. Bombardamento fotografico, intromissione nelle foto altrui.
• Adesso [David] Cameron si gioca la regina sul tavolo mediatico, parallelo a quello dei negoziati per evitare l’uscita dalla Ue, davanti a un pubblico tedesco sempre più insofferente per le minacce di exit (altrui). Nel prato dell’ambasciata hanno tagliato le margherite e allentato le regole dell’abbigliamento: per l’incontro con la sovrana basterà un informale lounge suit (che non vuol dire casual). Inchino gradito. Aspettare di essere presentati. E niente foto. Su questo Elisabetta non è Angela. Al massimo sarà lei, come è capitato una volta con due ragazze australiane, a fare photobombing intromettendosi nei selfie altrui. (Michele Farina, Corriere della sera, 22 giugno 2015, p. 19, Esteri) • Accanto agli autoritratti di maestri come Rembrandt, van Gogh, Velázquez e Frida Kahlo, campeggiano le immagini della fotografa Juno Calypso, gli autoritratti di Tracey Emin e gli autoscatti ante litteram di George Harrison. Fino ad arrivare a oggi e a quei selfie icone dell’era digitale. Insomma, quelli che per diventare celebri non hanno avuto bisogno di un museo ma solo della rete. Come quello scattato da Barack Obama e David Cameron, con la ex premier danese Helle Thorning-Schmidt, durante i funerali di Nelson Mandela. O come la foto degli U2, sul tappeto rosso degli Oscar 2014, rovinata da un bizzarro Benedict Cumberbatch che fa le smorfie (una pratica che oggi viene definita photobombing). (Deborah Ameri, Repubblica, 25 febbraio 2017, p. 40, RClub).
- Espressione inglese composta dai s. photo ‘foto’ e bombing ‘bombardamento’.