photocall
s. m. inv. Sessione fotografica.
• i maschi il più possibile indie, indipendenti, un pochetto selvaggi, fuori delle regole. Qualcuno probabilmente ci lavora quanto le colleghe. Perché a vederli la mattina, per i «photocall» prima delle conferenze stampa, sembra l’abbiano fatto apposta. Che si siano svegliati all’alba per spettinarsi, dipingersi occhiaie da doposbronza per poi nasconderle con occhialoni (i più professionali si sbronzano la sera prima); che abbiano stropicciato le giacche e impataccato le magliette. (Maria Laura Rodotà, Corriere della sera, 24 maggio 2012, p. 45, Spettacoli) • Le luci rosse dei fari illuminano la notte sulle pareti dello Studio Cinque di Cinecittà e i riflettori stile Hollywood indicano la strada agli 888 invitati, molti del mondo della cultura e dello spettacolo, tutti in fila per entrare all’anteprima di «The Hateful eight» del regista Quentin Tarantino. La scenografia all’ingresso è davvero suggestiva: accanto al photocall, dove sono assiepati i numerosi fotografi, è stata ricostruita la piazza del villaggio montano con la piccola locanda, la testa di cervo sull’entrata, dove gli «odiosi otto» restano prigionieri del freddo, a conoscersi per forza, con tanto di neve e alberi spogli e scheletrici. (Cecilia Cirinei, Repubblica, 29 gennaio 2016, p. 17, Cronaca) • [Monica] Bellucci, in tuta nera firmata Stella McCartney, è stata la prima star chiamata al photocall. Nonostante la parata di star a sfilare sul red carpet (tra queste Marion Cotillard, Charlotte Gainsbourg, Louis Garrel, Mathieu Amalric e la nostra Alba Rohrwacher) non si può comunque dire che l’apertura sia stata un grande successo. (Beatrice Fiorentino, Piccolo, 18 maggio 2017, p. 39).
- Espressione inglese composta dai s. photo ‘foto’ e call ‘chiamata, convocazione’.
- Già attestato nella Repubblica del 23 novembre 1995, p. 39, Spettacoli e Tv (Laura Putti).