NALLI, Pia Maria
– Nacque a Palermo il 10 febbraio 1886, da Giovanni, impiegato, e da Carmela Fazello, quarta di sette figli, fra i quali Vitangelo, che alla professione medica affiancò la passione per l’esperanto, e Paolo, che fu scrittore e diresse alcune delle principali biblioteche d’Italia.
Conseguì la laurea in matematica il 10 gennaio 1910, discutendo una tesi assegnatale da Giuseppe Bagnera, del quale fu assistente dal 1° aprile al 16 novembre 1911. Successivamente, e fino al 15 ottobre 1921, fu insegnante di matematica di ruolo nelle scuole secondarie (prima nelle scuole normali femminili di Avellino e di Trapani, dal 16 novembre 1912 nella scuola tecnica femminile di Palermo). Il gravoso impegno didattico non le impedì di svolgere un’attività di ricerca di buon livello nell’indirizzo di Bagnera. Già nel 1911 pubblicò sui Rendicontidel Circolo matematico di Palermo (di cui era socia fin dall’epoca della laurea) due lavori di geometria algebrica (Riduzione di un fascio di curve piane di genere uno, corrispondente a se stesso in una trasformazione birazionale involutoria del piano, s. 1, vol. 31, pp. 92-108; Sopra una definizione di dominio piano limitato da una curva continua, senza punti multipli, s. 1, vol. 32, pp. 391-401).
Nalli vi studiava il problema di caratterizzare tutti i domini limitati del piano la cui frontiera è una curva di Jordan semplice e chiusa. Malgrado il problema fosse stato già risolto da Arthur Schoenflies qualche anno prima, la soluzione di Nalli, diversa da quella del matematico tedesco, è secondo Gaetano Fichera (1965, p. 544) elegante e completa.
Le ricerche successive, dedicate all’analisi della teoria dell’integrale, si rifecero ai fondamentali lavori di Émile Borel, Henri Lebesgue, Charles de la Vallée Poussin, Giuseppe Vitali e Arnaud Denjoy ma rielaborarono la materia in modo originale, facendo un abile uso dei nuovi metodi. Con la monografia Esposizione e confronto critico delle diverse definizioni proposte per l’integrale definito di una funzione limitata o no (Palermo 1914) conseguì la libera docenza.
Fra il 1915 e il 1918 si applicò al problema della sommazione delle serie, con speciale riguardo a quelle di Johann Peter Gustav Lejeune Dirichlet. Successivamente venne attratta dalla teoria delle equazioni integrali lineari e dallo studio degli operatori integrali. Così, nel 1918 intraprese lo studio dell’operatore integrale di terza specie a nucleo simmetrico. Dopo una serie di tentativi non del tutto soddisfacenti per l’inadeguatezza degli strumenti analitici impiegati (Fichera, 1965, p. 546), in un’importante memoria sui Rendicontidel Circolo di Palermo (Sulla rappresentazione di una funzione simmetrica K(s,t) e dell’espressione k(s)g(s)+∫baK(s,t)g(t)dt, s. 1, vol. 43, 1918-19, pp. 105-124), abbandonò la via seguita in precedenza e affrontò la questione servendosi della tecnica di integrazione che il matematico tedesco Ernst Hellinger aveva sviluppato fra il 1906 e il 1909 per lo studio delle forme quadratiche limitate in infinite variabili. Queste sue ricerche furono però al centro di numerose critiche, che ruotavano sostanzialmente attorno all’accusa di non aver fornito una risoluzione esplicita dell’equazione di terza specie in questione. Lo riferì Nalli stessa in un lavoro successivo (Risoluzione dell’equazione integrale di terza specie, ibid., s. 1, vol. 50, 1926, pp. 238-244), scritto per difendere il valore dei propri risultati. Sebbene dopo questa data avesse pubblicato alcune note lincee sulle equazioni funzionali lineari e uno studio di avanguardia sulla formula di George Green nel campo complesso e sull’area delle superficie, scritto in collaborazione con il matematico napoletano Giulio Andreoli (Sull’area di una superficie, sugli integrali multipli di Stieltjes e sugli integrali doppi delle funzioni di due variabili complesse, in Rendicontidel Circolo di Palermo, s. 1, vol. 52, 1928, pp. 30-43), il programma di ricerca intrapreso in questo settore continuò a suscitare incomprensioni presso i matematici e dopo il 1928 fu praticamente abbandonato.
«Ciò è tanto più strano – commenta Fichera (1965, p. 547) – in quanto Ella ormai aveva tutti gli elementi per concludere la ricerca anche in questo caso più generale. Ma i motivi di ciò sono forse più di carattere psicologico che tecnico. Infatti, deve avere influito su Lei lo scoraggiamento originato dal vedere poco apprezzate le Sue pur tanto profonde e belle ricerche in questo campo».
Nel frattempo (1921), partecipò al concorso per la cattedra di analisi infinitesimale dell’Università di Cagliari, unica donna degli otto concorrenti, fra i quali gli ex normalisti Mauro Picone, che risultò primo della terna dei vincitori, e Giuseppe Vitali, che non fu nemmeno preso in considerazione, malgrado gli innovativi risultati delle sue ricerche. La commissione collocò al secondo posto della terna Nalli, che in attesa dell’approvazione degli atti del concorso riuscì a ottenere un comando presso l’Università di Catania. Logica e prassi consolidata avrebbero suggerito che il primo ternato venisse chiamato a Cagliari e Nalli a Catania. Ma era una donna, la prima a occupare in Italia una cattedra di matematica, e dunque a Catania andò Picone, mentre Nalli fu nominata professore straordinario di analisi presso l’Università di Cagliari, dove restò sei anni. Per sfuggire a quello che chiunque avrebbe considerato un esilio, Nalli partecipò da allora a tutti i concorsi per i quali riteneva di avere i titoli: per analisi infinitesimale all’Università di Modena (1922, terza della terna), per analisi infinitesimale all’Università di Pavia (1925, prima della terna), per analisi algebrica all’Università di Catania (1926, seconda della terna), per analisi algebrica all’Università di Firenze (1926, seconda nella terna). Ancora una volta, logica e prassi avrebbero suggerito che venisse chiamata all’Università di Pavia, ma non fu così e Nalli se ne lamentava con Tullio Levi-Civita.
La lettera del 28 febbraio 1926 (in Nastasi-Tazzioli, 1999, pp. 386 s.) recita: «la persecuzione indegna alla quale sono fatta segno da alcuni anni, tutta a base di calunnie fantastiche, ridicole ed anonime (esempio: quella della mancanza da parte mia di qualità didattiche, finalmente sfatata dalle due ottime prove sostenute in due recenti concorsi) ha avuta un’altra manifestazione nel trattamento usatomi dalla Facoltà di Pavia. A questa altre ne seguiranno: di ciò ho assoluta certezza, perché è pochissimo pericoloso perseguitare una donna, alla quale non sarebbe permesso nemmeno il minimo sfogo verbale, sotto pena di sentirsi dare della pettegola. Mi si chiami pure pettegola! ho diretto al Rettore dell’Università di Pavia la seguente lettera …». Nella lettera al rettore di Pavia, polemicamete firmata «Pia Maria Nalli rifiuto dell’Università di Pavia della R. Università di Cagliari», la matematica contestava fortemente e in forma pungente – com’era ormai sua abitudine – la presunta accusa di un delatore anonimo di occuparsi più di politica che di didattica.
In conseguenza della dispersione delle carte di Nalli, dovuta alla sua sostanziale solitudine, non conosciamo le risposte di Levi-Civita, ma devono essere state di conforto e di stimolo, se dopo le tornate concorsuali del 1925-27 – che le fruttarono tuttavia il trasferimento a Catania –, la Nalli cambiò completamente ambito di ricerca e si occupò di calcolo tensoriale nell’indirizzo di Levi-Civita. In questo campo va ricordata l’analisi delle cosiddette «coordinate di Fermi», che Levi-Civita aveva impiegato nelle sue indagini sullo scarto geodetico, svolta da Nalli in due memorie lincee del 1928 (Sopra le coordinate geodetiche e Sul parallelismo di Levi-Civita e sopra certe possibili estensioni, in Rendiconti R. Accademia nazionale dei Lincei, cl. sci. fis. mat. nat., s. VI, vol. 7, pp. 380-383), nonché una nozione di «trasporto rigido» da lei introdotta in un’ulteriore memoria lincea del 1929 (Spostamenti rigidi e derivazioni generalizzate, ibid., vol. 9, pp. 526-530). Seguirono altri lavori tra i quali Trasporti rigidi e relatività (ibid., vol. 13,1931, pp. 837-842) su sollecitazione di Levi-Civita, il quale le riconosceva la «priorità della introduzione della nozione di parallelismo utilizzando proprio le coordinate geodetiche», come Nalli scrisse in polemica con Enea Bortolotti (lettera a Levi-Civita del 6 settembre 1929 in Nastasi-Tazzioli, 1999, pp. 401-404).
Il trasferimento all’Università di Catania fu gravido di polemiche perché, nel dargliene notizia, il preside della facoltà di scienze le precisò che la «deliberazione, subordinata alla partecipazione ufficiale da parte del ministero», le era stata anticipata per farla decidere a non prender parte al successivo concorso di Firenze. Era l’inizio di una avventura che partiva col piede sbagliato e si sarebbe trasformata in un quarantennio circa di disagi e di malessere. Nalli infatti partecipò al concorso di Firenze, classificandosi al secondo posto della terna, mentre il candidato locale, per il quale la facoltà aveva preparato quella delibera, non venne nemmeno preso in considerazione. Inevitabile la ritorsione della facoltà, che dichiarò decaduta la delibera del 4 agosto 1926 e perciò annullò la proposta di trasferimento. Nalli, per nulla intimorita, si rivolse al ministro Pietro Fedele esponendo i fatti – mancata chiamata a Pavia e mancato trasferimento a Catania malgrado i cinque concorsi vinti – e chiedendogli di voler «richiamare la facoltà di Catania ad una maggiore serietà ed all’obbligo morale di ripetere il voto già fatto per la chiamata» (Arch. centrale dello Stato, fondo Pia Nalli). Il ministro fece di più: espresse al rettore, perché ne informasse la facoltà, una ferma e viva «deplorazione per l’accaduto» (ibid.), e visti gli atti nominò Nalli – in considerazione della vacanza della cattedra e del fatto che non le era stata offerta nessuna nomina da parte delle università italiane – professore stabile di analisi con decorrenza dal 16 febbraio 1927.
Trovandosi in un ambiente dichiaratamente ostile, Nalli cercò di fuggire il prima possibile, e naturalmente pensò alla ‘sua’ Palermo. Ma, ancora, dovette fare i conti con altre piccole combines dei matematici locali e col maschilismo del preside della facoltà di scienze, il fisico Michele La Rosa, del quale in un altro esposto al ministro del 12 maggio 1928 disse: «L’ultimo ritrovato della facoltà di Palermo per demolirmi, come risulta da lettera direttami dal prof. La Rosa, è che io non sarei in grado di tenere la disciplina, perché, la scolaresca di Palermo essendo numerosa, per tenere la disciplina occorrono, secondo la frase del detto prof. la Rosa, delle solide qualità virili. Protesto contro tale asserzione: la disciplina l’ho sempre tenuta, e se mai mi si può rimproverare di essere troppo dura. Per tenere la disciplina non occorre fare a pugni con gli studenti: occorre e basta non essere ridicoli. Ed io non sono ridicola né come donna né come professore» (ibid.)
Tornata a Palermo dopo la cessazione dal servizio (1956) e i cinque anni di fuori ruolo, nel corso dei quali tenne lezioni di analisi funzionale, vi morì il 27 settembre 1964.
Fonti e Bibl.: Roma, Arch. centrale dello Stato, Ministero della Pubblica Istruzione, Direzione generale istruzione superiore, Fascicoli personali professori ordinari, III Versamento (1940-1970), b. 334, f. P.N.; Ibid., Arch. dell’Accademia nazionale dei Lincei, Fondo Levi-Civita; G. Fichera, P.N., in Bollettino dell’Unione matematica italiana, s. 3, XX (1965), 6, pp. 544-549; A. Brigaglia - G. Masotto, Il circolo matematico di Palermo, Bari 1982, pp. 129-135; A. Guerraggio, L’analisi,La matematica italiana dopo l’Unità d’Italia. Gli anni tra le due guerre mondiali, a cura di S. Di Sieno - A. Guerraggio - P. Nastasi, Milano 1998, pp. 121-126; G. Fichera, L’analisi matematica in Italia fra le due guerre, in Atti dell’Accademia nazionale dei Lincei. Rendiconti Lincei. Matematica e applicazioni, s. 9, X (1999), pp. 288-290; P. Nastasi - R. Tazzioli, P.N., in Calendario della corrispondenza di Tullio Levi-Civita (1873-1941) con appendici di documenti inediti, Palermo, 1999, pp. 381-409; A. Guerraggio - P. Nastasi, Mate-matica in camicia nera. Il regime e gli scienziati, Milano 2005, pp. 208 s.; R. Leonforte, P.N. Vita di una matematica palermitana, in la Repubblica. Palermo, 22 febbraio 2009; S. Linguerri, ad vocem nel sito dell’Università di Bologna Scienza a due voci 133-nalli-pia.