Vedi PIACENZA dell'anno: 1965 - 1996
PIACENZA (v. vol. VI, p. 144)
I risultati di una serie di scavi urbani praticati con criteri stratigrafici capovolgono le teorie sinora formulate sulla vicenda edilizia di P. e consentono una nuova lettura delle testimonianze acquisite.
L'imponente impianto ad assi ortogonali tuttora riconoscibile entro la città storica di P. non è, come si era affermato, il risultato di successive addizioni a un originario Castrum quadrato, ma la traduzione sul terreno di un progetto urbanistico unitario, i cui limiti, segnati da una serie di nodi stradali, coincidono a O e a Ν con lo stesso naturale dislivello del terreno. Ne sono indizio i ritrovamenti fatti, fin sulle pendici del terrazzo fluviale su cui sorge la città, di materiali contemporanei se non anteriori alla data ufficiale della deduzione della colonia. Lo confermano, entro isolati periferici, strutture murarie in laterizî - embrici, sesquipedali - orientate secondo gli assi urbani, impostate su terreno vergine, non posteriori agli inizî del II sec. a.C.
Il cardine massimo (Viale Risorgimento, Corso Cavour) è centrato su un guado del Po; il decumano massimo (Via Borghetto, Via Roma), praticamente in asse con la Via Aemilia, inaugurata solo nel 187 a.C., ne conferma una progettazione condotta sulla falsariga di una pista preesistente. Il foro, l'ubicazione e l'estensione del quale si ricavano, oltre che da indizi toponomastici, da notizie sulla topografia medievale, occupa probabilmente un'area equivalente a quella di due isolati (circoscritti dalle vie Roma, Carducci, Romagnosi, Cavour). Come in altre città di fondazione coloniale, il complesso di S. Pietro si attesta probabilmente sul sito del Capitolium. Non è invece anteriore alla rifondazione della città il tratto di cinta difensiva, dello spessore di oltre due metri e mezzo, riportato recentemente in luce in un'area all'angolo tra Viale Risorgimento e Via Campo della Fiera. Interamente realizzato in laterizî, in prevalenza sesquipedali, a secco, impostato sul declivio del terrazzo, cui è raccordato da un terrapieno a strati di ghiaia, compattati soprattutto con cocciame, il muraglione è databile al II sec. a.C. Al precoce impiego di mattoni - a P. e a Cremona fanno la loro apparizione esemplari sesquipedali cotti tra i più antichi sinora documentati - si accompagnano resti relativamente numerosi di impianti produttivi (fornaci, discariche), apparsi negli ultimi anni nella periferia urbana e nell'immediato suburbio, alcuni databili già nel II sec. a.C.
Ben documentata è una produzione locale di ceramica a vernice nera. Provengono da scavi urbani vari esempi di decorazione architettonica fittile. Non è da escludere che sia stata prodotta da maestranze locali anche una serie di terrecotte di maggior impegno che comprende frammenti di antepagmenta e antefisse con figure del culto frigio, databili sullo scorcio del II sec. a.C. Testimonianza isolata nel panorama artistico resta, invece, il grande frammento di statua firmato da Kleomenes ateniese.
Della deduzione di una colonia augustea a P. abbiamo testimonianza indiretta in un monumento funerario ritrovato nel territorio, a Casteggio. Ne sono traccia i resti di un'architettura funeraria di derivazione ellenistica, tra cui frammenti di un fregio dorico, di un epistilio ionico, bassorilievi, alcuni con panoplie, un acroterio raffigurante una sfinge. Rientra fra queste manifestazioni culturali una statua togata su sella plicatilis.
Scarse finora sono le tracce di un'edilizia pubblica. Sono apparsi, sotto l'antico edificio del Monte di Pietà, resti di un tempio di prima età imperiale situato di fronte al Po; a E del cardine massimo, addossato a un tratto delle mura repubblicane, è un settore dell'anfiteatro. Di un'edilizia privata rimangono numerosi lacerti musivi, il cui ritrovamento colloca P. alla pari con i centri cispadani più ricchi di questa classe di testimonianze. La costruzione di un collettore fognario, in laterizî, di cui sono stati intravisti alcuni tratti, non è anteriore all'età imperiale.
L'espansione dell'abitato oltre i limiti primitivi sembra assai contenuta e ciò suggerisce l'esistenza di spazî liberi interni al grande impianto originario. Ritrovamenti di banchi d'anfore coricate, incastrate l'una nell'altra, a NE dell'area urbana lungo un'antica riva del Po, in località Malcantone, sono da interpretare come il relitto di un'opera di difesa spondale. IÏ porto era, probabilmente, situato alla foce della Fodesta, Cantica Fossa Augusta, un canale derivato dal Trebbia, rimasto navigabile per tutto il Medio Evo.
Delle numerose necropoli, forse quelle dislocate lungo le vie sud-occidentali erano riservate alle classi più elevate.
Nel 271 avviene la sconfitta presso P. dell'esercito imperiale a opera di Alamanni e Iutungi. Attorno a questi anni o poco più tardi va probabilmente situata la costruzione di una nuova cinta muraria, di cui si sono conservati tratti lungo il margine SO della città. Alcuni di questi, in laterizî, sono stati recentemente messi in luce sotto il «Gotico» e in Via Trebbiola, dove sono state rinvenute anche tracce del fossato. È stato ritrovato inoltre un altro muraglione in laterizî, parallelo a E a quello di Via Trebbiola, non anteriore al VI sec. e risalente probabilmente al periodo della guerra greco-gotica durante la quale, nel 546, P. venne espugnata da Totila.
Bibl.: M. Marini Calvani, Piacenza in età romana, in Cremona romana. Atti del Congresso storico-archeologico per il 2200° anno di fondazione di Cremona, Cremona 1982, Cremona 1985, pp. 261-275, figg. 1-16; ead., Archeologia, I. Placentia, la città, il territorio, in Storia di Piacenza, I. Dalle origini all'anno Mille, Piacenza 1990, tavv. XIII, XV-XIX; ead., Emilia occidentale tardoromana, in G. Sena Chiesa (ed.), Milano capitale dell'impero romano. Felix temporis repa- ratio. Atti del Convegno archeologico internazionale, Milano 1990, Milano 1992, pp. 321-342.