Vedi PIACENZA dell'anno: 1965 - 1996
PIACENZA (Placentia)
Colonia di diritto latino, costituita sul Po dai Romani con 6ooo coloni nel 218 a. C., poco dopo l'occupazione della Gallia Cisalpina e alla vigilia della discesa di Annibale. Tale congiuntura rese singolarmente duri gli inizî della fondazione, che si dovette rinnovare con 3000 coloni nel 190 a. C. La città, che già disponeva di un porto fluviale (l'emporium Placentinum di Livio, xxi, 25), sul quale gli scavi hanno fornito attendibili indizî poco a valle dell'odierno ponte della ferrovia, fu raggiunta nel 187 a. C. dalla via Emilia, e divenne nodo stradale di prim'ordine nella regione: onde la parte avuta da P. in quasi tutte le vicende belliche di cui fu teatro l'Italia superiore.
All'importanza storica e alla felice collocazione geografica e commerciale non corrisponde, per noi moderni, una adeguata testimonianza monumentale della città antica. Nulla finora è stato recuperato dal nucleo terramaricolo, gallico o etrusco, sul quale certamente venne ad innestarsi quello romano. Invece il reticolato stradale romano è conservato nella pianta moderna, dove via Roma corrisponde al decumanus maximus (la via Emilia stessa), mentre il cardo maximus dovrebbe essere conservato dalle vie S. Francesco, S. Pietro e X Giugno: il forum, indicato con insistenza dalle chiare denominazioni medievali di S. Martino in Foro e S. Pietro in Foro, si trovava all'incrocio delle suddette arterie stradali. La città murata si può delimitare con buona probabilità per tre lati: il lato S è ricalcato da via Sopramuro; il lato E dalle vie Chiapponi e Dogana; quello N dalle vie Benedettine e Camica, il lato O è in genere ravvisato nelle vie Mandelli e Mentana. Si ricostruirebbe così la forma di castrum quadrato del lato di m 480, ma si deve tener conto di un allineamento più occidentale, lungo le vie S. Eufemia e S. Sisto, che risulta ampliamento di buona epoca imperiale. La città si estese fuori della cinta urbana in epoca imperiale, come dimostrano molti reperti archeologici (sotto le mura orientali, in piazza Duomo, furono messi in luce i resti delle terme) e le fonti letterarie che attestano un anfiteatro (evidentemente, in tutto o in parte, di legno) andato distrutto per incendio nel 69 d. C. durante l'assedio posto da Aulo Cecina (Tac., Hist., ii, 21). Sembra probabile che sorgesse nella zona verso il porto, ove è forse da collocarsi anche lo xystus o palestra di equitazione, segnalata da un'epigrafe (C. I. L., xi, 1219 add.).
I trovamenti di tombe si presentano distribuiti in una vasta fascia specialmente attorno ai lati orientale e meridionale del recinto urbano: notevoli quelli presso la chiesa di S. Donnino, che forniscono indizi di una necropoli paleocristiana (C. I. L., xiI, 1290 e 1290a). Tra i manufatti artisticamente più importanti di P. sono: la statua femminile frammentaria, con firma dello scultore ateniese Kleomenes; una serie di terrecotte architettoniche con figure di Attis, opere del I sec. a. C.; infine un mosaico circolare con volatili, posati sopra mensole in prospettiva, databile al I sec. d. C.
Bibl.: G. De Sanctis, Storia dei Romani, III, Milano 1916, pp. 11; 102 ss.; M. Corradi Cervi-E. Nasalli Rocca, Placentia, in Arch. st. per le prov. parm., S. III, III, 1938, ivi bibl. preced.; S. Aurigemma, Gli anfiteatri rom. di Placentia ecc., in Historia, VI, 1932, p. 558; G. A. Mansuelli, La statua piacentina di Cleomene ateniese, in Jahrbuch, LVI, 1941, pp. 151-162.