PIAGNONI
. Questo nome, col quale s'indicarono quelli che per mercede seguivano piangendo i funerali, venne dato, con un'iniziale notazione d'ipocrisia, ai seguaci del Savonarola. Divenuto d'uso corrente, fu sinonimo di Frateschi, e si estese non solo a coloro che credevano nella sua virtù profetica e accettavano le sue idee di rigenerazione morale e religiosa, ma in generale a tutti i politicanti fiorentini che per qualche tempo parvero ligi alle direttive del domenicano. Un trentennio più tardi, dal 1527 al 1530, durante l'ultima repubblica fiorentina, quando predicatori come Zaccaria da Treviso e Benedetto da Foiano si atteggiarono a continuatori dell'opera del Savonarola, i Piagnoni costituirono la parte più moderata della fazione popolare, della quale gli Arrabbiati erano l'ala estrema. Il nome risorse ancora nel sec. XIX in Toscana per opera di quelli che, nel loro tentativo di conciliare religione e democrazia, videro nel Savonarola il loro profeta. Questo movimento, di cui fu precursore il Tommaseo (nel 1848, per far entrare nella penisola il suo scritto Dell'Italia, gli diede il falso titolo di Opuscoli di frate Girolamo Savonarola), ebbe a rappresentante tipico Cesare Guasti. Ne fecero parte tra gli altri Pasquale Villari, Paolo Luotto, Vincenzo Marchese; gli ultimi furono Alessandro Gherardi, monsignor Lodovico Ferretti, Ermenegildo Pistelli.
Bibl.: Per i contemporanei del frate, v. savonarola; per l'ultima repubblica, v. C. Roth, L'ultima repubblica fiorentina, trad. it., Firenze 1929; per il sec. XIX, cfr. G. Gentile, G. Capponi e la cultura toscana nel sec. XIX, Firenze 1922.