PIANO REGOLATORE
. La sistemazione edilizia di una città e la previsione del suo sviluppo futuro rappresentano il tema del piano regolatore, cioè l'opera concreta della tecnica e dell'arte urbanistica (v. urbanistica).
Recente e di origine francese è la voce, ma antichissima è l'istituzione; e ogni volta che città e borgate sono state fondate sistematicamente o trasformate per una ragione demografica o politica anziché spontaneamente sorte (v. città) ivi si è avuto in forma embrionale o definitiva un piano regolatore.
Così nelle città romane di provincia sviluppate secondo il rigido schema rettangolare dovuto alla castrametazione o ai riti della limitazione; o in Roma stessa con la legge di Cesare de Urbe augenda dell'anno 709 di Roma, o con le trasformazioni neroniane o con la creazione dei Fori imperiali; così in molte città medievali, in cui il carattere vario e tortuoso delle vie, raccolto e racchiuso delle piazze non è fortuito, ma determinato da ragioni topografiche o da sistemi di vita cittadina ed è spesso artificialmente ottenuto per l'azione di speciali magistrature (ufficiali dell'ornato, magistri viarum, ecc.); così, infine, nel Rinascimento in borgate sorte di getto come Pienza e Cortemaggiore o in organiche trasformazioni di città, come quella attuatasi in Roma sotto Sisto IV, Paolo III e, soprattutto, Sisto V, il cui piano a forma stellare, redatto da Domenico Fontana (v.), è stato definito il primo piano regolatore dei tempi moderni.
L'istituzione diviene sempre più frequente e sempre più ispirata a concetti di ampiezza nel Seicento e nel Settecento, come ad esempio in Italia nelle sistemazioni di Catania e di Torino, nel taglio di nuove vie a Napoli e a Palermo, nella fondazione di borgate nuove, come a Noto e a Grammichele.
A partire dal periodo napoleonico l'istituzione del piano regolatore ha per suo centro la Francia, e nell'Ottocento inoltrato assume nei varî paesi uno sviluppo grandioso, accompagnandosi al fenomeno dell'urbanesimo del quale cerca di soddisfare le esigenze.
Tuttavia solo al principio del sec. XX può dirsi che le varie questioni che fanno capo allo sviluppo delle città, di ordine igienico e sociale, economico ed estetico, di traffico cittadino e di conservazione degli elementi monumentali dei vecchi nuclei esistenti, abbiano trovato una trattazione integrale, e il piano regolatore sia uscito dall'espressione geometrica, che quasi sempre ha assunto nel sec. XIX, e che ancora spesso mantiene nelle città americane, per acquistare un carattere corrispondente alla molteplice funzione di un organismo in continuo sviluppo.
Le norme relative alla suddivisione del traffico, alla costituzione di una rete di vie di grande circolazione ben distinta dalla trama delle minori vie di abitazione, alla ripartizione dell'abitato in zone di varia funzione e di vario tipo fabbricativo, alla conformazione degl'isolati e della disposizione degl'innesti delle vie, alla scelta delle località dell'ampliamento cittadino e del collocamento degl'impianti, dei pubblici edifici, dei nodi della viabilità, i criterî legislativi ed economici attinenti alle espropriazioni, fanno parte di questa nuova vastissima disciplina edilizia che va sotto il nome di urbanistica (v.).
La classificazione ufficiale dei piani regolatori considera come distinti i piani di ampliamento e quelli d'interna sistemazione di città esistenti, a seconda che abbiano per oggetto i nuovi quartieri esteriori o il vecchio nucleo cittadino. Ma tale suddivisione è lontana dalla realtà, tanto sono evidenti le interdipendenze tra i due ordini di provvedimenti. Qualunque interna sistemazione, col proporsi il miglioramento delle condizioni igieniche e demografiche, non può che essere non solo accompagnata, ma preceduta dalla fabbricazione di nuovi quartieri; e questa a sua volta, a seconda delle modalità con cui si compie, reca in un senso o in un altro, prima o poi, notevoli mutamenti nelle condizioni di viabilità, di destinazione e quindi di tutti gli altri termini edilizî nella compagine interna.
Invero tutta la legislazione italiana relativa alle questioni urbanistiche e la prassi che si riferisce alla sua applicazione richiedono urgenti riforme che le avvicinino alle reali esigenze odierne. Legge fondamentale è ancora quella del 1865 sulle espropriazioni per pubblica utilità, per la quale è consentito solo ai centri aventi più di 10.000 abitanti di avere un piano d'ampliamento, quasi che per molte borgate più piccole non si dimostrasse il carattere progressivo di sviluppo, e quindi la necessità di disciplinarlo per non compromettere l'avvenire. La valutazione della zona d'ampliamento a cui va esteso il piano regolatore si fa col seguente metodo: si considera la durata dell'attuazione in 25 anni, e, valutando sulla base delle statistiche l'incremento della popolazione prevedibile in tale periodo, si trova l'area assegnando una congrua superficie unitaria per abitante; il quale procedimento sarebbe giusto se intanto le amministrazioni comunali avessero i poteri per impedire la fabbricazione nelle altre zone.
Nei riguardi dell'interna sistemazione, la legge italiana che ha avuto maggiori applicazioni è stata quella del 1885 per il risanamento di Napoli, la quale ha per principali caratteristiche il metodo adottato per la valutazione delle indennità di esproprio degli stabili (v. espropriazione) e la facoltà data al comune di estendere detta espropriazione a zone interne ai tagli praticati nell'abitato. Più recenti sono le leggi speciali per i piani regolatori di Roma, Milano, Bari, Foggia, ecc., o quelle per i luoghi di soggiorno e di cura; le quali leggi rappresentano un notevole miglioramento, pur non costituendo ancora una disciplina organica della materia.
Notevoli progressi sono stati fatti in Germania e in Inghilterra, col considerare in forma giuridica la redazione di piani intercomunali consorziali, col disciplinare in modo rigido la fabbricazione creando anche zone provvisorie o definitive da cui essa è esclusa per lasciare al terreno un carattere agricolo, col consentire ai comuni la formazione di vasti demanî di aree o col creare (come con la cosiddetta "lex Adickes", Francoforte 1902) condizioni di cointeressenza tra i comuni e i proprietarî compresi nelle zone di ampliamento.
Il primo dei temi che si presentano nella redazione di un piano regolatore è quello che si riferisce ai rapporti della città coi centri esterni prossimi o lontani, e fa capo a quello che si chiama il "piano regionale".
Questo deve proporsi il coordinamento delle vie di comunicazione che fanno capo alla città, e, soprattutto, lo sdoppiamento tra il traffico di passaggio e quello che tende ai nodi esterni della città stessa (come il quartiere delle industrie, i grandi mercati, i mattatoi, le stazioni, i porti), e infine quello di penetrazione nell'abitato; d'altro lato deve considerare la valorizzazione delle zone limitrofe, a scopo industriale o agricolo, o di villeggiatura, o di sport, o per costituire borgate sussidiarie, o per difendere parchi e zone boscose, ecc. Esso rappresenta, in altre parole, l'allacciamento razionale del piano regolatore coi suoi poli esteriori.
Sempre maggiore importanza va assumendo questo piano regionale negli studî di urbanistica. Esempî tipici sono quelli del piano di carattere industriale che collega molte città renane intorno a Krefeld, dei consorzî numerosissimi di città e borgate che vanno istituendosi in Inghilterra, del grande piano regionale ideato per New York per dare sollievo al più vasto e artificioso aggruppamento edilizio del mondo.
Quanto ai criterî per il piano regolatore vero e proprio di una città, essi sono diversissimi, sia per le condizioni intrinseche del centro abitato (città progressive o decadenti, metropoli o piccole città, a sviluppo industriale o a forte nucleo di abitazioni già esistenti, ecc.) sia per il differente modo di valutarle, specialmente nei riguardi delle previsioni per l'incremento avvenire.
Due concezioni, tra loro opposte, appaiono nelle tendenze relative allo sviluppo cittadino. L'una può dirsi centripeta, perché fa coincidere il centro della vita e del movimento col centro geometrico; l'altra centrifuga, in quanto si propone di creare centri multipli e di sparpagliare la fabbricazione su una regione assai vasta nei dintorni della città.
La prima tendenza coincide ordinariamente con la costituzione della city, cioè il quartiere degli affari, e con la formazione geometrica radiocentrica, cioè a successivi ampliamenti circolari o a tipo stellare. Essa trova sostenitori in alcuni teorici dell'urbanistica, che vedono i vantaggi immediati del sistema, e avversarî in altri che temono i danni futuri del congestionamento del traffico e dell'addensamento della popolazione. È tra i primi il Le Corbusier, il quale sostiene doversi aumentare la densità nelle zone centrali e rendere amplissime le linee di viabilità che vi adducono. A queste affermazioni egli aggiunge l'originale proposta di dare ai singoli edifici enorme sviluppo in altezza, circondandoli di vasti giardini, il che invero non può che suscitare gravi dubbî di ordine economico.
La tendenza centrifuga trova la sua massima espressione nelle borgate satelliti, validamente proposte da Ebenezer Howard e da R. Unwin e in parte attuate in Inghilterra; e, nei riguardi dei nuclei cittadini, trova applicazioni in quelle città che si sono costituite più centri paralleli, spesso secondando, come in Strasburgo o in Genova, le condizioni naturali, o in quelle che hanno proceduto nell'interno a una diminuzione di foltezza fabbricativa anziché a un aggravamento, come in parte può dirsi per Roma nella regione circostante al Campidoglio, in cui la Via dell'Impero riproduce la soluzione antica dei Fori imperiali ricavati nel mezzo della zona più popolosa dell'Urbe.
Queste tendenze piu che nei piani regolatori di città completamente nuove, il che è caso rarissimo, hanno applicazione in quello che può dirsi il maggiore dei problemi urbanistici delle città esistenti, cioè il modo con cui la nuova fabbricazione s'innesta sul vecchio tronco e si costituiscono reciproci rapporti tra il piano regolatore dell'ampliamento e quello della sistemazione interna. Sono i problemi dell'avviamento della vita avvenire in relazione col passato, sopravvissuto spesso in forme di alta importanza per carattere d'arte e per ricordi storici, e che permane talvolta in edifici ancora esistenti, talvolta nello schema rimasto inalterato per la legge della persistenza del piano.
La differenza grandissima tra un caso e l'altro delle condizioni di vario ordine con cui tale problema si presenta fa sì che non sia possibile farne oggetto di una teoria assoluta, ma di considerazioni pratiche, variamente applicabili alla realtà.
Per molto tempo, prima che avesse maturato l'esperienza di molti errori (come a Firenze, a Napoli e a Padova e nelle stesse grandi metropoli di Parigi e New York) e prima che i mezzi rapidi e intensi di comunicazione avessero avuto lo sviluppo attuale, la soluzione centripeta ha quasi sempre prevalso, con l'intendimento di adattare la vecchia città a centro della nuova, allargandone le vie e sventrandone gl'isolati, cercando di ottenere insieme il risanamento e l'utilizzazione pratica. Quasi sempre i risultati ne sono stati insufficienti e addirittura disastrosi, perché, dimostratasi impossibile la soluzione dell'integrale abbattimento della vecchia città, è apparso come, malgrado ogni trasformazione, l'organismo ne fosse, nella maggior parte dei casi, inadatto a condizioni di vita così profondamente diverse da quelle per cui fu creato, e come quindi il richiamarvi un movimento sempre più intenso non facesse che spostare il problema e aggravarlo. Vigono d'altra parte nelle città italiane le considerazioni di carattere artistico e storico, che si sono indicate, per la conservazione non solo dei monumenti maggiori, ma dell'ambiente che li circonda e dello schema topografico antico; vigono, superando le ragioni effimere ed interessate della speculazione, i concetti di carattere economico al fine di evitare le distruzioni in grande stile di un capitale immobiliare che non sarebbe facile e pronta impresa il ricostituire.
Di contro a queste forme di piano regolatore se ne sono pertanto avanzate altre che convengono nel concetto di sdoppiare i due temi, rispettando essenzialmente la compagine delle vecchie città e solo recandovi ritocchi e miglioramenti, e ponendola fuori del grande movimento nuovo, recato dall'ampliamento progressivo, dando cioè alla vecchia città la funzione statica, alla nuova quella dinamica in rispondenza alle incoercibili e intransigenti esigenze della vita moderna.
I due metodi tipici per raggiungere tale scopo sono quelli degli anelli e dello spostamento del centro.
Il sistema dell'anello ha per esempio classico il Ring di Vienna, enorme viale che circonda la vecchia città, ottenuto con l'abbattimento dei bastioni e divenuto linea di partenza delle arterie radiali. Su di esso sono schierati i principali pubblici edifici, per esso circolano le grandi comunicazioni che percorrono così la circonferenza anziché il diametro, secondo un grande sistema rotatorio applicato a una città invece che a una piazza. Il sistema è poi completato dai viali esteriori (Gürtel), che convogliano il movimento esterno che così non giunge al Ring, e da tutto il complesso delle comunicazioni ferroviarie, metropolitane fluviali.
Molte altre città, come Lipsia e Norimberga, hanno seguito in tempo l'esempio viennese; a Colonia si è potuto tracciare un semianello, completato da una felice disposizione di giardini e di zone a villini che impediscono alla fabbricazione esterna di soffocare l'interna; a Firenze la curva serie dei viali esterni si presta ad una simile utilizzazione, purché regolarmente collegata alle vie di comunicazione.
L'altra soluzione, dello spostamento del centro, può riannodarsi a tendenze naturali e geografiche o ad iniziative artificiali.
Quando si abbiano città o borgate poste sulle alture e la stazione ferroviaria e i centri dell'agricoltura e delle industrie si trovino nelle pianure sottostanti, la discesa al piano è fatale, e non v'è che da favorirla per modo che non avvenga stentatamente e sporadicamente, ma con concetto organico. Così ad esempio a Bergamo e ad Assisi. A Venezia la creazione del porto di terraferma e della città industriale a Marghera ha provvidenzialmente creato il voluto sdoppiamento, necessario per salvare il meraviglioso carattere d'arte della città e per non creare intralci allo sviluppo nuovo. Strasburgo dopo il 1870 ha rappresentato l'esempio più tipico di una città rinnovata secondo un siffatto programma; ché vi sono stati fondati tutti i nuovi edifici governativi e tracciate le nuove vie completamente da un lato, a est della vecchia città, rimasta inalterata intorno alla sua cattedrale.
A questo stesso ordine di soluzioni appartengono le città lineari spagnole, ove l'attrazione alla nuova vita edilizia è esercitata da una nuova grande via tangente al vecchio nucleo, servita da efficaci mezzi di comunicazione (esempî a Madrid e Barcellona, e in Italia a Catania); ovvero le borgate satelliti di cui si è parlato, che forse rappresentano l'auspicata disurbanizzazione dell'avvenire.
È necessario però notare che sia l'uno sia l'altro sistema possono avere efficaci applicazioni tipiche quando rispondono alla configurazione naturale ed edilizia esistente e quando sono adottati organicamente in tempo debito. Quando questo non avviene, i concetti suddetti possono applicarsi per transazione, col seguire espedienti e soluzioni miste, sia attivando non uno ma più centri periferici, favorendo lo sviluppo dei quartieri di abitazioni verso una direzione ed ostacolandolo verso un'altra, nell'attesa che in un secondo tempo possano in parte trasferirvisi i ganglî della vita cittadina, sia adottando anelli incompleti o viali a ghirlanda intorno al nucleo esistente.
In questi casi diversi e complessi spesso si rende ormai inevitabile la formazione di qualche arteria di attraversamento, della quale tuttavia occorre ben determinare e limitare la funzione e la portata.
Pur avendo essenzialmente uno scopo di viabilità ed essendo in diretta relazione coi circuiti esterni, debbono tali speciali arterie rispondere a numerose condizioni di adattamento: avere andamento non rigidamente rettilineo, ma conforme alla "fibra" dell'abitato in modo da non alterare di troppo lo schema delle vie e degl'isolati e non mutare condizioni prestabilite di ambiente; trovare la linea di minor resistenza piuttosto nell'interno degli isolati anziché secondo vecchie vie già tracciate; disporre con opportune norme la fabbricazione, in modo da non porre edifici di grande mole negl'incontri con le piccole vie trasversali, che ne rimarrebbero chiuse e soffocate; avere negli spazî liberi e nei fabbricati nuovi uno stile edilizio e architettonico, di masse, di altezze, di carattere generale prima che di linee e di ornati, tale da non contrastare col sentimento d'arte e di ambiente diffuso per la città. Esempî abbastanza felici di queste arterie di attraversamento sono la Königsstrasse di Norimberga e il Corso Vittorio Emanuele di Roma.
Le questioni, talora importantissime, del risanamento del minuto abitato esistente vengono, secondo questi concetti che ora si sono esposti, trattate in modo quasi indipendente dai provvedimenti relativi alla viabilità. Tolto dal vecchio abitato il traffico intenso, le opere di rinnovamento e di miglioramento spicciolo possono ivi diffondersi mediante il metodo del diradamento edilizio, che, con l'aprire piazzette e giardini, col risanare gl'isolati piuttosto dall'interno che dall'esterno, col crearvi o col ricostituirvi ampî spazî scoperti, riporterebbe ordine e sanità nei quartieri, senza mutare essenzialmente lo schema topografico, l'ordine edilizio, l'ambiente monumentale.
Siena, col quartiere del Salicotto, la parte vecchia di Bari, il quartiere del Rinascimento in Roma offrono esempî, in parte attuati, in parte progettati, di applicazioni di tale sistema. In Kassel il risanamento con ampî giardini nel cuore di vecchi isolati ha trovato recentissima adozione. Ma nei riguardi amministrativi tale ordine di provvidenze deve essere preceduto dalla costituzione di speciali enti o da quella dei consorzî obbligatorî tra i proprietarî di uno stesso isolato.
Passando da questi criterî d'indole generale ai procedimenti concreti per lo studio di un piano regolatore, occorre dire che questo va preceduto da una determinazione ampia di dati che consenta d'intendere le condizioni e le esigenze della città, la cui vita murale deve comprendere il passato, il presente e l'avvenire. Questi dati si possono aggruppare nel modo seguente.
Dati statistici demografici: sulla popolazione attuale, stabile o fluttuante, e sui diagrammi del suo incremento, sulle occupazioni principali, e sulle abitudini di vita, sulla densità, sulla mortalità e la morbilità dei singoli quartieri.
Dati geografici e topografici: sulla forma, l'ampiezza, la costituzione geologica, le condizioni idriche dei terreni nella città e nella regione circostante, sul clima, sui corsi d'acqua nei riguardi delle canalizzazioni, sulla direzione dei venti dominanti. Planimetrie regolarmente aggiornate sono necessarie in scale che non possono essere inferiori a 1 : 10.000 pel piano regionale, 1 : 5000 pel piano d'ampliamento, 1 : 2000 per l'interna sistemazione, 1 : 1000 per studî di speciali temi (piazze, stazioni, aggruppamenti di pubblici edifici). Le piante dovranno essere munite di precise quote di livello per l'abitato esistente e di curve altimetriche con equidistanza di 1 m. per le zone esterne.
Dati attinenti al traffico: zone esteriori d'influenza; linee ed intensità delle correnti di movimento (di transito o convergente ai nodi cittadini; di merci, di veicoli ordinarî, di pedoni); sistemi ferroviarî, tramviarî, ecc., facenti capo alla città.
Dati economici: possibilità e risorse dei bilanci comunali; regime delle industrie e dei rifornimenti, e loro sviluppo; consistenza economica di case esistenti nell'interno e di terreni alla periferia.
Dati storici e artistici: ricerca delle varie fasi dello sviluppo cittadino e delle loro testimonianze. Determinazione dei monumenti, degli edifici privati con interesse d'arte, del carattere ambientale di alcune zone cittadine, paesistico di alcune zone esteriori.
Dati attinenti alle tendenze spontanee dell'incremento cittadino, alle loro cause, alle leggi che possono trarsene.
Dati su opere ed edifici esistenti e su opere approvate o in via di esecuzione (ponti, stazioni, teatri, scuole, ecc.), su piani regolatori preesistenti, su convenzioni in corso.
Dati su impianti cittadini e sulle loro possibilità di sviluppo: fornitura d'acqua; smaltimento delle immondizie; fognatura e depurazione delle acque luride.
Dati sulle esigenze relative ai varî piani da intrecciare col piano regolatore: sportivo, militare, scolastico, ecc.
Questo complesso di elementi occorrenti per la preparazione del piano, mostra come il tema sia molteplice e come occorra si coordinino tutte le energie che oggi troppo spesso procedono ognuna per proprio conto. Ciò vale specialmente per i mezzi di comunicazione, ferroviarî o tramviarî, che raramente sono considerati in funzione urbanistica, e per le previsioni finanziarie relative alla concreta attuazione del piano regolatore, le quali spesso seguono l'opportunità politica anziché la logica e serrata successione, dovuta allo svolgersi di un organico programma.
L'efficacia di un piano regolatore, cioè di uno dei temi di maggior responsabilità nella vita costruttiva, sta appunto in siffatta unità programmatica che deve attraversarne tutte le fasi. Queste sono: 1. quella di un piano di massima che, collegandosi col piano regionale, si estenda per tutto il territorio del comune, senza limiti di tempo, con la rete delle grandissime linee della viabilità e con la fondamentale divisione in zone; 2. dei piani particolareggiati che siano progetti esecutivi di tracciati stradali, di allineamenti di fabbriche e di assegnazioni catastali, rispondenti a un concreto disegno di attuazione in un tempo definito e relativamente breve; 3. dell'avviamento fabbricativo, che, secondando la distribuzione progettata, promuova da parte dell'am. ministrazione comunale lo sviluppo avvenire ben serrato e ordinato, valendosi di tutti i mezzi a sua disposizione, quali sono l'impianto di vie e di pubblici servizî (specialmente di quelli di comunicazioni), le espropriazioni e la costituzione di demanî comunali di aree, la costruzione di edifici che formino i ganglî dei nuovi quartieri, le concessioni e le facilitazioni ai privati, ecc.
Le singole parti dei piani regolatori così concepiti, che in certo modo formano i capitoli di un progetto da svolgersi per le fasi suindicate, possono così definirsi:
1. Tracciato della grande rete primaria della città, partendo dai nodi esistenti, come ponti, stazioni, punti di attacco di arterie esterne, ecc., e immaginando insieme i nodi nuovi come piazze principali, mercati, centri di maggiori edifici pubblici, ecc., e la rete di vie che li congiunge a tutto il sistema ben ripartito e coordinato della viabilità.
2. Zonizzazione (inglese Zoning), cioè suddivisione dell'area cittadina fabbricativo o anche, come per la zona industriale o la sportiva, di ben determinata destinazione; e insieme a questa ripartizione funzionale, collocamento di grandi giardini e parchi, e cimiteri, ospedali ed altri impianti o istituti importanti per determinare od ostacolare l'avviamento della fabbricazione in una zona.
3. Studio dei grandi impianti, specialmente della fornitura dell'acqua potabile e della fognatura, essenziale per determinare le possibilità dello sviluppo.
4. Studio dei sistemi di comunicazione maggiori o minori recanti il carattere di uno sviluppo progressivo, che dovrebbe accompagnare e spesso anche precedere, secondo un ben definito programma tecnico e amministrativo, la fabbricazione. Tale studio porta ordinariamente a tracciare i varî circuiti di viabilità ripartiti secondo i tipi dei mezzi di comunicazione e la varia loro funzione.
5. Progetto tecnico attinente al piano esecutivo delle opere di sistemazione stradale (movimenti di terra, tracciato geometrico, pavimentazione, ecc.) e ai relativi impianti.
6. Progetto tecnico-amministrativo attinente agli esproprî (determinazioni catastali, sistemazioni accessorie, valutazioni d'indennità, ecc.), alla lottizzazione degl'isolati, al collocamento di pubblici edifici, come scuole o chiese, che pur non essendo nodi del traffico debbono trovare conveniente spazio, o di campi sportivi rionali, o di zone per case operaie.
7. Regolamento edilizio che, stabilendo per i privati le norme di costruzione, traduca in realtà la distribuzione delle zone e determini i giusti limiti tra le tendenze della speculazione e quelle dell'igiene e dell'estetica.
8. Studio architettonico di alcuni centri costituiti da pubblici edifici o da altre opere pubbliche, ed eventualmente anche di altri affidati all'attività privata, sì da creare organicamente spazî e gruppi edilizî di nobiltà d'aspetto e d'importanza di destinazione.
9. Piano regolatore di ordine monumentale o paesistico, per determinare, basandosi sulle vigenti leggi relative al patrimonio artistico e alle bellezze naturali, gli elementi da conservare, le zone di rispetto da stabilire, le visuali di cui tener conto, le norme da seguire in costruzioni in speciali località.
10. Proposte di graduazione delle opere di piano regolatore per urgenza, per importanza, per logico e diretto concatenamento: piano regolatore nel tempo e nella finanza che i compilatori di un piano regolatore trasmettono a coloro che dovranno attuarlo.
Le operazioni di carattere amministrativo che accompagnano queste ora indicate di carattere tecnico consistono nell'approvazione da parte del podestà del piano regolatore presentato, nell'esposizione al pubblico per gli eventuali ricorsi, nell'esame di detti ricorsi da parte di apposite commissioni comunali, nella presentazione alla prefettura e ai varî ministeri del piano, che dovrà venire, sotto i varî suoi aspetti, esaminato dal Consiglio superiore dei lavori pubblici, da quello per le antichità e belle arti, da quello della sanità pubblica, fino a ottenere l'approvazione definitiva dell'autorità governativa o mediante decreto ministeriale, o mediante decreto reale, quando il progetto è accompagnato da speciali norme che hanno carattere legislativo. Comincia dopo ciò la fase dell'attuazione con le procedure per le espropriazioni e con determinazione di linee e di quote per i nuovi tracciati.
In questi ultimi tempi un vero fervore si è manifestato in Italia per la redazione di nuovi piani regolatori in sostituzione di quelli, ordinariamente arretrati e di modesta portata, già esistenti, che invero rispondono nel loro insieme a un'infelice era urbanistica; e questo fervore, causa ed effetto insieme del vivacissimo risveglio di questi studî, ha avuto espressione in una serie di pubblici concorsi e in una successiva elaborazione da parte degli uffici tecnici comunali: brillante palestra d'idee la prima, da cui si svolge un contributo di idee talvolta megalomani, ma ampie, brillanti, inspirate a modernità di concetti; modesto lavoro concreto e realistico il secondo, che spesso ritorna a grettezza di idee ed al prevalere di interessi privati. Per il che è da suggerire in tali casi una collaborazione diretta tra i vincitori del concorso e gl'ingegneri e gli amministratori del comune per raggiungere un'opera equilibrata che non sia di ostacolo all'avvenire e mantenga il pieno rispetto a quanto del passato v'è di rispettabile e rechi disciplina e nuova bellezza alle città italiane.
Roma, Milano, Genova, Catania, Perugia, Verona, Bergamo, Cagliari, Terni, Bari, Faenza, Pisa, Arezzo, Piacenza, Grosseto, Foggia, La Spezia, ecc., hanno rappresentato le principali affermazioni della nuova urbanistica italiana, nel campo dei piani regolatori integrali; Torino, Brescia, Palermo, Taranto, Siena hanno recato talune soluzioni locali, piani regolatori di una limitata zona o di una particolare sistemazione interna.
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