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piano

di Alessandro Niccoli - Enciclopedia Dantesca (1970)
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piano (agg. e avv.)

Alessandro Niccoli

In senso proprio ricorre in Pd XXX 3, dove, per indicare che la mezzanotte è di poco trascorsa, è usata la perifrasi questo mondo / china già l'ombra quasi al letto piano: l'asse del cono ombroso proiettato dalla Terra è elevato di poco sul piano dell'orizzonte.

Il riferimento al valore tecnico che l'aggettivo hanel linguaggio geometrico è innegabile, sicché a questo esempio può essere accostato quello di Fiore CCX 6 tu farai di piana terra letto, " il piano della terra " ti servirà da cataletto, cadrai morto a terra; è questa l'unica interpretazione possibilegiacché non avrebbe senso osservare che il terreno su cui Diletto cadrà è pianeggiante, privo di dislivelli. Anche per la presenza di letto, oltre che di p., in tutti e due i passi, si ha così un'ulteriore conferma dell'esistenza di convergenze lessicali tra opere sicuramente dantesche e il poemetto, sulla quale ha richiamato l'attenzione il Contini (cfr. la voce FIORE).

In senso figurato vale " agevole ad intendersi ", " facilmente intelligibile ", in Vn XXVI 8 Questo sonetto è sì piano ad intendere... che non abbisogna d'alcuna divisione, e XXXVI 3; Pg VI 34, XVIII 85. Secondo il Giuliani e il Witte questo sarebbe il significato dell'aggettivo anche in Vn XIX 13 60 io t'ho allevata / per figliuola d'Amor giovane e piana; l'interpretazione esatta è però senza alcun dubbio quella di " modesta e umile " accolta da tutti i commentatori più recenti.

Più frequentemente è predicato tipico della donna, della sua voce e dei suoi occhi, a indicarne l'elegante modestia e compostezza, la soave e mansueta dolcezza; in quest'accezione è per lo più accompagnato da un altro aggettivo, rispetto al quale p. ha più funzione sinonimica che antonimica, secondo un uso largamente attestato in tutti gli stilnovisti (" dolze e piano ", Guinizzelli Donna, l'amor mi sforza 14; " leggera e piana ", Cavalcanti Perch'io no spero 3; " umil' e piana ", Lapo Gianni Ballata, poi che ti compuose Amore 23; " umile e piana ", Sì come i Magi 9; " piana ed onesta ", Cino Molte fiate Amor 4).

Esempi danteschi di analoghe dittologie si hanno in If II 56 (cominciommi a dir soave e piana [" pianamente "], / con angelica voce), Rime LXIX 10 (benigna e piana), LXVII 10 (piani, / soavi e dolci, riferiti agli occhi di madonna) e il già citato Vn XIX 13 60. In Fiore CXLIV 3 umile e piano è il viso di Bellaccoglienza; gli stessi aggettivi ricorrono anche in XCI 1, CIII 10, CXXIX 6, il solo piano in IX 4.

Con valore di avverbio compare due volte, con il significato di " adagio ", " con lentezza ": If XXIII 71 quella gente stanca / venìa... pian; Pg III 65 vegnon piano.

Volutamente ambiguo è il significato della locuzione ‛ di p. ': frate Gomita, avuti in mano i nemici del suo signore, danar si tolse e lasciolli di piano (If XXII 85); lo Zingarelli la considerò un sardismo (" di pianu ") e gli attribuì il valore di " alla chetichella ", del resto attestato anche in testi toscani (se ne vedano gli esempi in Parodi, Lingua 275). Ma il latino " de plano " era anche espressione del linguaggio giuridico, corrispondente a " senza regolare processo, con procedimento sommario ", come dimostrano i numerosi esempi riportati dal Du Cange, tra cui uno tratto da un editto di Filippo il Bello del 1302 (" ista mandabuntur executioni debitae breviter et de plano, sine strepitu iudicii "). Si spiega così perché Ciampolo aggiunga sì com'e' dice (v. 86): l'espressione di piano è di frate Gomita, e il Navarrese ironicamente ripete il sardismo o il termine tecnico del suo compagno di pena, proprio per far notare come questi, fingendo di rilasciare i nemici del suo signore dopo un procedimento, sommario ma legittimo, in realtà li aveva mandati liberi alla chetichella. Per la questione, si veda anche Barbi, Problemi I 213 e 242.

Bibl. - N. Zingarelli, Parole e forme della D.C. aliene dal dialetto fiorentino, in " Studi Filol. Romanza " I (1884) 147.

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piano¹
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