pianta
1. In senso generico indica qualsiasi vegetale vivente sulla terra, senza distinzione tra erbe e alberi: in primavera le nostre piante... / turgide fansi, e poi si rinovella / di suo color ciascuna (Pg XXXII 52); altri esempi in Cv II XIV 17, III II 12, III 4 (due volte) e 9, VII 5, IV VII 11, XIV 10, XVI 5, XXI 3, XXIV 8; If XIV 9, Pg XVIII 54, XXV 53, XXVIII 116, XXXIII 143, Pd VII 139.
La voce è poi adoperata a proposito degli organismi vegetali che D. vede nell'aldilà, come quelli della selva dei suicidi (If XIII 29 e 100), il giunco della spiaggia del Purgatorio (Pg I 103 e 135), gli alberi della cornice dei golosi (XXIII 62, XXIV 117) e della foresta del Paradiso terrestre (XXVIII 109; qui il singolare pianta ha valore collettivo); e pianta dispogliata (XXXII 38; cfr. anche il v. 59, e XXXIII 56) è chiamato anche l'albero robusto (XXXII 46), cioè l'albero della scienza del bene e del male collocato da Dio nell'Eden.
Con evidente traslato tratto dalla tradizionale figurazione dell'albero genealogico, p. ricorre con il significato di " rampollo ", " progenie ", per indicare uno o più discendenti di un capostipite: Ugo Capeto dice di esser la radice de la mala pianta (Pg XX 43) dei Capetingi; esempi analoghi in Cv IV XXIX 6, If XV 74, Pg VII 127. Avrebbe anche il valore di " capostipite " se potesse essere accolta la variante pianta attestata dalla tradizione per Pd XVII 13 accanto alla lezione generalmente accolta (anche dalla '21 e dal Petrocchi) O cara piota mia; nonostante la difesa compiutane da P. Vannutelli, il favore dimostrato per essa dal Barbi (in " Studi d. " IV [1921] 144) e la preferenza accordatale dall'edizione del Casella e poi anche dal Fallani, ragioni di critica testuale ed esegetiche ne sconsigliano però l'accoglimento, come bene ha dimostrato il Petrocchi (ad l., e Introduzione 236). Una duplice motivazione giustifica l'uso metaforico di pianta in Pd XI 137 per indicare l'ordine dei domenicani: da un lato prelude con mirabile coerenza stilistica ai traslati, tutti ispirati all'immagine evangelica dell'agricoltore (Ioann. 15, 1 " Pater meus agricola est ") dei quali è intessuto l'elogio di s. Domenico nel canto XII: il santo è l'agricola che Cristo / elesse a l'orto suo (vv. 71-72), i fedeli ravvivati nella fede dalla sua predicazione sono gli arbuscelli dell'orto catolico (vv. 104-105); dall'altro, come osservano il Porena e il Mattalia, si riallaccia alla tradizionale rappresentazione figurata degli ordini religiosi come una p., alla cui radice era posto il ritratto del fondatore (si veda, su questo tema iconografico, G. Rosati, Simbolo e allegoria, in Enciclopedia Universale dell'Arte XII [1964] 521). In modo analogo, s. Tommaso e s. Bonaventura parlano di sé stessi e degli altri spiriti sapienti come delle piante di cui s'infiora la ghirlanda che vagheggia Beatrice (X 91) e delle piante germogliate dal seme della Fede (XII 96): immagini tutte, queste e l'altra di XXIV 110, direttamente ispirate a Matt. 13, 37 " Qui seminat bonum semen est Filius hominis "; cfr. anche 15, 13; Paul. I Cor. 3, 6.
Più che " progenie " vale " prodotto ", " opera", in Pd IX 127: Firenze, fondatada Satana, di colui è pianta / che pria volse le spalle al suo fattore.
2. Spesso indica, per antica sineddoche, il " piede "; in tal senso ricorre solo nella Commedia e in un passo del Convivio, sempre al plurale (l'unico esempio di singolare si ha in Pd XVI 39).
Il riferimento alla superficie inferiore del piede è particolarmente appropriato nella descrizione della pena dei simoniaci; a costoro, infatti, solo le piante erano... accese (If XIX 25) da una fiamma, e non i piedi interi: il valore del vocabolo rivela la sua efficacia se lo si esamina in tutto il contesto, giacché - collegato com'è alla successiva similitudine del fiammeggiar de le cose unte (v. 28) - sottolinea il fatto che il fuoco lambisce appena la pelle senza intaccare i tessuti carnosi.
Pari efficacia espressiva il vocabolo ha quando suggerisce l'idea che i piedi poggiano nella loro interezza sul terreno: per liberarsi di Barbariccia, Ciampolo fermò le piante a terra (If XXII 122); una donna che balla si volge con le piante strette / a terra e intra sé (Pg XXVIII 52); e così pure in Cv III V 11 (due volte), Pg IX 103, XII 15, XXI 54. Né, come osserva il Mattalia, è ozioso avvertire che il Messo celeste passava Stige con le piante asciutte (If IX 81): il misterioso inviato cammina, sì, sulle acque della palude, ma sfiorandole appena, senza che i suoi piedi ne siano contaminati. Altre volte, invece, il vocabolo rende evidente e concreta la visione della realtà e spietata dei tormenti infernali resi più atroci dalla stessa presenza di D. vivo: If XXXII 20 dicere udi'mi: " Guarda come passi; / va sì che tu non calchi con le piante / le teste de' fratei... "; e così pure in VI 35. Un esempio singolare di coerenza lessicale è offerto da mi parti' / dietro a le poste de le care piante (XXIII 148); poste sono i segni impressi dal piede sul terreno, le " pedate", come chiosa il Buti: e, a lasciarle, sono appunto le p. e non i piedi nel loro insieme.
Vale invece senz'altro " piedi " in due casi in cui è esplicitamente posto in relazione con ‛ capo ': Pg XXXII 156 quel feroce drudo / la flagellò dal capo infin le piante, e cioè per tutto il corpo; e così in If XXXIV 14, dove allude alla posizione di alcuni traditori confitti perpendicolarmente nel ghiaccio a testa in giù. Infine, con un'immagine tratta dalla tradizionale rappresentazione delle figure zodiacali, per indicare la congiunzione del pianeta Marte con la costellazione del Leone, in Pd XVI 39 è detto che quel foco era venuto a rinfiammarsi sotto la... pianta dell'animale, cioè sotto la sua zampa; con analoghi traslati, ugualmente ispirati all'astronomia figurativa, si parla dei piè dell'Ariete in Pg VIII 134 e del petto del Leone inPd XXI 14.
Bibl. - P. Vannutelli, Pianta o piota?, in " Giorn. d. " XXIV (1921) 92-99.