CARNIVORE, PIANTE (ted. Insektenfressende Pflanzen)
Sono quelle piante provvedute di dispositivi speciali per catturare e trattenere piccoli animali, i quali per lo più sono utilizzati dalle piante stesse come alimento; poiché generalmente la loro preda è formata da insetti, sono dette anche piante insettivore.
Le piante carnivore utilizzano gli alimenti azotati solidi catturati, rendendoli solubili per mezzo di sostanze (enzimi) che secernono; in tal modo possono introdurli nelle proprie cellule ed assimilarli. E come negli animali la digestione si compie nella cavità dello stomaco, così in molte piante carnivore l'azione degli enzimi si esplica dentro formazioni speciali che sono modificazioni di organi paragonabili in senso lato allo stomaco degli animali come le urne od ascidî delle Nepenthes. Secondo alcuni autori (Morren, Norstedt, ecc.) la digestione sarebbe dovuta a batterî che si trovano nei liquidi secreti dagli apparecchi di cattura.
Le piante carnivore conosciute sono circa cinquecento, classificabili in gruppi a seconda degli apparecchi di cattura.
Nel primo gruppo si possono comprendere quelle che possiedono cavità nelle quali i piccoli animali possono entrare ma da cui non possono uscire. Nel secondo gruppo quelle che in seguito ad uno stimolo derivato dal contatto con animali sono capaci di eseguire movimenti speciali, i quali hanno la funzione dì ricoprire l'animale catturato di enzimi digerenti. Nel terzo gruppo si possono comprendere quelle piante che non eseguiscono movimenti per la cattura degl'insetti, ma hanno organi vischiosi sui quali gli animali rimangono attaccati e dai quali vengono digeriti.
Al primo gruppo appartiene, fra i numerosi altri, il genere Utricularia (erba vescica), costituito da diverse specie di piante senza radici, che stanno per lo più sospese nelle acque dei nostri fiumi o laghi, aventi piccole vesciche la cui apertura è munita di una valvola che permette l'ingresso di animaletti nella cavità, ma ne rende impossibile l'uscita; vi sono Utricularie che non vivono nell'acqua ma crescono fra i muschi e le felci. In questo gruppo vanno annoverate anche piante carnivore che hanno foglie trasformate in ascidî od otri, apparecchi nei quali l'uscita degli animaletti ivi penetrati è impedita da numerose punte disposte su tutta la cavità e dirette dall'apertura dell'otricolo verso il fondo di esso. Questi ascidî hanno forme molto diverse, talora di urne, altre volte di tubi, d'imbuti o di otri. In ognuno di questi dispositivi si differenziano specialmente i mezzi per attirare gli animali, come nettare, colori vivaci; poi gli apparati per catturare gli animaletti ed impedirne la fuga, come peli, aculei, ecc.; ed infine cellule o tessuti che mediante la secrezione di enzimi speciali rendono possibile l'assimilazione dei prodotti organici degli animali catturati. A queste piante appartengono i generi Sarracenia, Nepenthes, Darlingtonia; tra esse vanno annoverate anche quelle con foglie squamose fornite di cavità particolari nelle quali, attraverso aperture assai minute, possono penetrare solo animali piccolissimi che vengono catturati e digeriti per mezzo di filamenti protoplasmatici, irradianti da peli speciali (p. es. Lathraea squamaria).
Al secondo gruppo delle piante carnivore apoartengono i generi Pinguicula, Drosera, Dionaea, Aldovrandia. Nella Pinguicula vulgaris, i piccoli insetti rimangono invischiati sulle foglie a causa della secrezione di mucillaggine dall'epidermide delle foglie suddette: i movimenti che gli animaletti fanno per liberarsene, rendono più netto il loro invischiamento, determinando un accartocciamento dei margini delle foglie. Gl'insetti muoiono generalmente presto e vengono in breve tempo digeriti mediante un umore acido secreto dalle ghiandole epidermiche da essi stimolate. Nella Drosera, invece, i movimenti degli organi di presa sono più palesi e più veloci. Nelle foglie di tali piante, di cui si conoscono circa 40 specie, si notano sulla pagina superiore e sul margine tentacoli in numero di circa 200, per lo più colorati, con l'apice ingrossato a clava, secernente una sostanza chiara vischiosa, ialina, rifrangente la luce, che si deposita come una goccia sull'estremità. Gli urti del vento, la pioggia e sostanze diverse, non azotate, non originano movimenti nei tentacoli, ma appena un piccolo insetto passa sopra le foglie e viene a contatto con le ghiandole dei tentacoli, determina sollecitamente un aumento della secrezione acida e di fermento peptico, i tentacoli s'incurvano verso il corpo dell'animale e lo imbevono di grande quantità di liquido secreto da numerose ghiandole rendendolo così adatto all'assorbimento. Gli avanzi non digeriti, diventati secchi, restano sospesi ai tentacoli e sono in seguito asportati per opera del vento. Dopo due o tre giorni le ghiandole tornano a secernere il liquido vischioso sull'apice dei tentacoli ritornati eretti, e la foglia così è di nuovo pronta per catturare la preda. Le specie di Drosera sono sparse in tutto il mondo. La Dionaea muscipula, che cresce spontanea nell'America Settentrionale, ha le foglie riunite a rosetta, aderenti al suolo paludoso, e da esse s'innalza lo stelo fiorifero; le foglie hanno un picciolo spatolato e il lembo fogliare rotondeggiante; il lembo fogliare è munito ai margini di 12-20 denti lunghi e acuminati, i quali non portano ghiandole; nel mezzo di ciascuna metà del lembo esistono tre setole rigide e su tutta la lamina sono sparse numerose ghiandole che secernono il liquido vischioso. Appena un insetto tocca le setole della pagina superiore della lamina fogliare, le due metà del lembo divise dalla nervatura principale si avvicinano tanto che i denti dei margini s'incassano nell'altro e l'animaletto rimane chiuso così tra le due parti delle foglie; le ghiandole allora secernono un abbondante liquido che è capace di sciogliere i composti proteici rendendoli assimilabili. L'Aldovranda si avvicina molto alla Dionaea; è una pianta acquatica che vive nell'Europa Centrale e Meridionale; essa cattura animaletti acquatici con un dispositivo press'a poco uguale a quello descritto per la Dionaea.
Al terzo gruppo appartengono numerose piante, quali i drosofilli (Drosophyllum lusitanicum), molte primavere (Primula viscosa, hirsuta, villosa), diverse Sassifraghe (Saxiviraga luteo-viridis, bulbifera, tridactylites), semprevivi (Sempervivum montanum), parecchie Cariofillacee (Silene viscosa, ecc.) e molte altre. La specie più studiata di questo gruppo è il Drosophyllum lusitanicum, pianta indigena del Portogallo e del Marocco, che cresce in terreni sabbiosi e su monti rocciosi e aridi. Il fusticino raggiunge 20 cm. e porta in alto scarsi rami con fiori; le foglie sono numerose, lineari, basali e ricoperte di ghiandole portate per lo più da peduncoli di disuguale lunghezza; tali organi secernono sostanza liquida acida assai vischiosa. Quando un insetto si posa sopra una foglia di Drosophyllum esso viene imbrattato di tale liquido, perde ogni facoltà di movimento, rimane soffocato e presto viene digerito.
Bibl.: C. Darwin, Insectivorous plants, Londra 1874; K. Goebel, Insektiworen in pflanzenbiologische Schilderungen, II, 1891; A. Kerner v. Marilaun, La vita delle piante, trad. it., Torino 1892; Wagner, Die fleischfressenden Pflanzen, Lipsia 1911; E. Mameli, Ricerche anatomiche fisiologiche e biologiche sulla Martynia lutea, in Atti Istituto bot. dell'università di Pavia, XVI (1915), p. 137; Aschieri-Mameli, Ricerche anatomiche sul Lychnis viscaria, ibid. XVII (1919), p. 119; Zambelli, Ricerche anatomo-fisiologiche sulla Petunia violacea e sulla Petunia nictaginiflora come piante insettivore, ibid. s. 4ª (1929).