MIRMECOFILE, PIANTE
. Con questo nome si designano le piante che hanno rapporti con svariati generi di formiche alle quali somministrano sostanze nutritizie, o dànno ospitalità in organi speciali o l'una cosa e l'altra ad un tempo; le formiche, come è asserito da alcuni biologi, riuscirebbero utili alla pianta difendendola dall'attacco di altri animali.
Le piante sono provviste quasi sempre di nettari situati in organi vegetativi (soprattutto nelle foglie) detti, perciò, extranuziali o extrafiorali e sono numerosissime, tanto che F. Delpino, circa mezzo secolo fa, ne faceva ascendere il numero a 3600 specie distribuite specialmente nelle regioni calde del globo. Assai meno numerose, ed esclusivamente limitate nella zona tropicale e finitime, sono le piante ospitatrici o formicarie propriamente dette di cui lo stesso Delpino annoverava 126 specie. Naturalmente in questa seconda categoria i rapporti diventano più intimi, i domicilî delle formiche furono chiamati mirmecodomazî, il nome di mirmecopsomî fu dato a corpuscoli speciali ricchi di sostanze organiche zuccherine, ecc. (v. figura alla voce domazî, XIII, p. 111).
Uno degli esempi meglio noti e più a fondo studiato è dato da parecchie Acacie delle zone calde del vecchio e nuovo mondo (di cui sono rispettivamente prototipo l'A. fistula Schwf. e l'A. cornigera Willd.) che presentano nelle foglie spine di origine stipolare tutte o in gran parte ingrossate, rigonfie, ciascuna munita di una cavità interna nella quale si annidano le formiche. Nella prima è il Crematogaster Gerstäckeri che ne è si può dire l'esclusivo abitatore (almeno in Somalia) e nella seconda la Pseudomyrma bicolor che difende l'ospite, tra l'altro, dalle voracissime formiche taglia-foglie del genere Atta. Fu asserito da molti che tali ingrossamenti sarebbero dovuti a stimolo animale, ma il Belt, che fu il primo a portare in campo l'ipotesi della mirmecofilia (1874), fece rilevare che le formiche non ne erano l'agente primo, ma che ne influenzerebbero solo l'ulteriore sviluppo. Recenti ricerche fatte in Somalia dal Paoli sull'A. fistula e sull'A. Bussei, escludono che questi insetti abbiano alcuna parte nella formazione della spina rigonfia, sta invece il fatto che il Crematogaster citato non si trova che sulla prima di queste specie e che le operaie, uscendo in grande numero dal loro nido quando la pianta è scossa, agiscono per difesa personale e della colonia cui appartengono e non proteggono affatto la pianta. Si avrebbe così non una mirmecofilia da parte della pianta, ma una acaciofilia da parte del suo inquilino di cui sin qui sfuggono le cause. Invece le spine dell'A. Bussei non sono abitate da una speciale formica e gli ospiti sono occasionali.
Altro esempio ehe fu pure oggetto di molteplici e minute investigazioni è dato da quattro generi della famiglia delle Rubiacee viventi nelle isole della Malesia e della Papuasia e di cui è prototipo il genere Myrmecodia. In queste piante il fusto si presenta rigonfiato alla base a guisa di tubero scavato nell'interno da gallerie abitate dalle formiche. Esso ha in generale una consistenza carnosa che può essere paragonata alla polpa di alcune mele e i tessuti sono ricchi d'acqua per cui fu supposto che tali formazioni rappresentassero organi di riserva d'acqua che, sotto forme differenti, si trovano di frequente nelle epifite cui appartengono i quattro generi in discorso. Recentemente fu emessa l'idea che la pianta ospite sia in grado di utilizzare gli escrementi delle formiche che abitano in dense colonie i tuberi. Circa l'origine di questi O. Beccari, che di tali piante formicarie redasse una diligente e dotta monografia, ammise che l'ingrossamento dell'asse ipocotileo s'inizii spontaneamente, ma esso si arresterebbe e le piantine sarebbero impedite di svilupparsi ulteriormente, se non intervenisse lo stimolo perforante delle formiche; ma questa interpretazione fu contraddetta dal Treub che ebbe agio di studiare alcune di tali Rubiacee nel giardino botanico di Buitenzorg (Giava).
Spruce, e più di recente Buscalioni e Huber, hanno asserito che la maggior parte delle piante formicarie dell'Amazzonia sono state invase e abitate dalle formiche per sfuggire al pericolo di periodiche inondazioni. Fra queste è il genere Cecropia, alcune specie del quale presentano sui pulvinili delle foglie produzioni glandolari ricche di sostanze nutritizie che vanno sotto il nome di corpuscoli di Müller. Un'altra formazione del genere si trova all'estremità delle foglioline dell'Acacia cornigera del Nicaragua studiata dal Belt e sono i corpi intitolati al suo nome.
Pure nell'Amazzonia è stato constatato che alcune formiche (Camponotus femoratus, Azteca Trailii) costruiscono i loro nidi sui tronchi degli alberi a una certa altezza in modo da non essere raggiunti dalle frequenti inondazioni. In essi le formiche trasportano, con la terra, semi specialmente di epifite che, germinando, consolidano il nido e vengono a costituire i cosiddetti "giardini delle formiche". In Eritrea il Penzig notò che sullo Stereospernum dentatum Rich. (una Bignoniacea, le cui foglie presentano nella pagina inferiore nettari extranuziali) le formiche si scavano un comodo alloggio nella zona midollare degli ultimi internodî del fusto e dei rami, nel quale trasportano e allevano cocciniglie, come fa l'uomo con gli animali domestici (v. anche: formiche, XV, p. 698).
Bibl.: T. Belt, The Naturalist in Nicaragua, Londra 1874; M. Treub, Sur le "Myrmecodia echinata" Gaudich., in Ann. du Jard. Bot. de Buitenzorg, III (1883), p. 129; id., Nouvelles recherches sur le M. de Java (M. tuberosa Becc.), ibid., VII (1888), p. 191; O. Beccari, Piante ospitatrici, ossia piante formicarie della Malesia e della Papuasia, ecc., in Malesia, II, fasc. 1-2 (1884), fasc. 3 (1885); F. Delpino, Funzione mirmecofila nel regno vegetale, in Mem. della R. Accad. delle Sc. dell'Ist. di Bologna, ser. 4ª, VII (1886), VIII (1888) e X (1889); A. F. W. Schimper, Die Wechselbeziehungen zwischen Pflanzen und Ameisen in tropischen America, in Bot. Mitt. aus den Tropen, Jena 1888; L. Buscalioni e J. Huber, Eine neue Theorie der Ameisenpflanzen, in Beih. z. Bot. Centrabl., IX (1900); H. Schenk, Die Myrmecophilen Acacia-Arten, in Engler, Bot. Jahrb., L (1914), suppl., p. 449; G. Paoli, Contributo allo studio dei rapporti fra le acacie e le formiche, in Mem. Soc. entomol. ital., IX (1930).