pianto (pianta)
Nel senso di " espressione di dolore accompagnata da lagrime ", è in D. il contrario di ‛ riso ' (v.), e come il riso così strettamento connesso al sentimento da cui scaturisce da sottostare alla volontà in ragione inversa alla schiettezza: riso e pianto son tanto seguaci / a la passion di che ciascun si spicca, / che men seguon voler ne' più veraci (Pg XXI 106).
Come ‛ piangere ', è voce molto frequente nella Vita Nuova, bene intonandosi all'aura di mestizia che avvolge l'operetta: si riferisce per lo più al protagonista: E in questo pianto stando, propuosi di dire parole (XIV 10: è la scena successiva al ‛ gabbo '); dicendo io queste parole con doloroso singulto di pianto (XXIII 11: un tratto dell'‛ erronea fantasia ' presaga della morte di Beatrice); Era la voce mia sì dolorosa / e rotta sì da l'angoscia del pianto (XXIII 19 16: elaborazione in versi del luogo prima citato); Levava li occhi miei bagnati in pianti (XXIII 25 57: altro momento del medesimo episodio); e cfr. XXII 15 11, XXXIX 4. Riguarda Beatrice, dolente per la morte del padre, in XXII 9 6. Altri esempi: III 7 (dove piange Amore personificato), XXIII 12, XXXVI 4 4, Rime dubbie XV 5.
Nella Commedia è parola tematica dell'Inferno, adoperata in prevalenza al plurale per indicare o un aspetto del tormento infernale, o, metonimicamente, il tormento stesso nel suo insieme: Quivi sospiri, pianti e alti guai (III 22); or son venuto / là dove molto pianto mi percuote (V 27); restammo per veder l'altra fessura / di Malebolge e li altri pianti vani (XXI 5); e così XVII 122, XXIII 69, XXXIII 94 e 114.
Si carica di una mostruosa nota allusiva nella bolgia degl'indovini: il fondo di essa appare bagnato d'angoscioso pianto (XX 6), ma ciò che più colpisce D. è che i dannati vi sono ‛ travolti ' (hanno cioè il capo volto in dietro) sì da far scorrere le lagrime per la parte posteriore del corpo: la nostra imagine di presso / vidi sì torta, che 'l pianto de li occhi / le natiche bagnava per lo fesso (v. 23): uno spettacolo che provoca il p. del terreno visitatore e il conseguente, fiero rimbrotto di Virgilio: Qui vive la pietà quand'è ben morta (v. 28).
Di notevole efficacia figurativa il ritratto di Lucifero: con sei occhi piangëa, e per tre menti / gocciava 'l pianto e sanguinosa bava (XXXIV 54).
P. come " tristitia " (Benvenuto), " dolore e danno ", figura nelle parole di Ulisse che ricordano l'epilogo del ‛ folle volo ': Noi ci allegrammo, e tosto tornò in pianto (XXVI 136: si veda in tutt'altro contesto l'analogo costrutto di Pg XXVIII 95): come " lamento " nel rimando alla leggenda di Perillo, bruciato per volere di Falaride dentro il toro di rame da lui stesso inventato, che per un abile congegno convertiva in muggiti i gemiti del condannato: 'l bue cicilian che mugghiò prima / col pianto di colui... / che l'avea temperato con sua lima (If XXVII 8). La connotazione di " lamento " è ravvisabile anche in XIX 65, dove voce di pianto vale " voce dolente e lamentosa ".
Non a quel p. di D. che segue l'incontro con Virgilio (I 92), ma allo stato angoscioso del peccatore senza speranza (io perdei la speranza de l'altezza, v. 54) allude la frase di Beatrice Non odi tu la pieta del suo pianto...? (II 106), riferita dalla prima guida al discepolo.
Nel significato di " dolore " che può anche non manifestarsi in lagrime, la voce serve pure a caratterizzare, con una notazione correttiva, l'atmosfera del Limbo: non avea pianto mai che di sospiri / che l'aura etterna facevan tremare (IV 26): non p. ma solo sospiri risuonano in quella parte dell'oltretomba che è pur sempre Inferno: " quasi dicat: hic non erat proprie poena, quia planctus sequitur ad poenam et dolorem " (Benvenuto).
La regina de l'etterno pianto (IX 44) è, metaforicamente, Proserpina, regina dell'Inferno pagano.
Nel Purgatorio, a parte le occorrenze già ricordate, il vocabolo si registra per tre volte ancora: due a proposito degli avari, la cui pena è di star bocconi piangendo (cfr. XIX 71-72 vidi gente... che piangea, / giacendo a terra tutta volta in giuso), e perciò nel lasciare la cornice D. e Virgilio guardano l'ombre che giacean per terra, / tornate già in su l'usato pianto (XX 144); ma prima un'anima aveva invocato la Madonna nel pianto / come fa donna che in parturir sia (v. 20). Un'altra volta richiama alle pene sofferte dai primi cristiani per le persecuzioni (XXII 84).
Nell'unica attestazione del Paradiso (IX 5) p. ha il valore traslato di " punizione ": io non posso dir se non che pianto / giusto verrà di retro ai vostri danni.
Analogamente a quanto avviene per ‛ piangere ', esprime talora un'afflizione interna: pietoso [l'Amore] / fu tanto del mio core, / che non sofferse d'ascoltar suo pianto (Rime LXXXIII 6); o fa parte di locuzioni figurate che suggeriscono l'idea di un profondo dolore: ven tristizia e voglia / di sospirare e di morir di pianto (Vn XXXI 12 39).
La parola si riscontra anche nel Fiore, in una sequenza anch'essa a carattere locuzionale genericamente volta a indicare pena: Pianto, sospiri, pensieri e affrizione / ebbi vernando in quel selvaggio loco (XXXIV 1).
Ancora nel Fiore (CLXX 14) ricorre una volta la forma ‛ pianta ' per " lamento ", forma ricalcata sul francese la plainte: Udita... ho la pianta di più d'una donna. Cfr. l'uso di " complainte " nel passo corrispondente del Roman de la Rose (v. 13645).