PIATRA ROŞIE
IE È una delle fortezze daciche del complesso montuoso della Transilvania sud-orientale, messa in luce dagli scavi del 1949.
Situata sulla scoscesa altura P. R. (823 m), la fortezza è costituita da una cinta rettangolare (m 102 × 45) rinforzata da cinque torri quadrangolari interne, quattro agli angoli, una sul lato orientale, il solo accessibile e che richiedeva dunque di essere particolarmente difeso. La tecnica struttiva dei muri è quella usata anche nelle altre fortezze daciche delle montagne di SebeŞ, CosteŞti, Blidaru, GrădiŞtea e cioè le due cortine di paramento in grandi blocchi di pietra sono collegate da travi lignee disposte trasversalmente e fissate in spazî appositamente tagliati nei blocchi di pietra: il vuoto tra le due cortine si colmava poi con pietre brute e terra. La pianta della fortezza, il lavoro specialmente accurato dei blocchi d'angolo, l'unione della pietra con il legno, la presenza, in alcune costruzioni, di tetti con tegole di fattura greca, attestano un'influenza greca giunta sin qui dalle città pontiche.
Una strada larga 3 m con gradini e piattaforme lastricate in pietra conduceva all'ingresso della fortezza aperto nella torre dell'angolo N-E e sormontato da un arco. L'interno della fortezza era occupato da un grande edificio di 48 × 28 m con zoccolo di pietra e soprastruttura in legno diviso in due ambienti e circondato su tre lati da un ambulacro a forma di ferro di cavallo: esso serviva verosimilmente da deposito e magazzino per la guarnigione della fortezza.
Fuori della fortezza, a N si elevavano altri due edifici a pianta rettangolare (depositi o abitazioni) e un piccolo allineamento di tamburi di pietra che rappresenta le vestigia di un santuario dacico del tipo apparso a CosteŞti e a GrădiŞtea. Anche queste due costruzioni erano di legno con zoccolo in blocchi di pietra, una aveva un tetto di tegole di fattura greca e l'altra di legno o paglia. La suppellettile trovata tra le rovine dimostra una vita intensa.
Il lato E della fortezza, il solo favorevole ad un attacco nemico, era rinforzato da tre torri di vedetta, due di dimensioni uguali (5,30 × 5,30) situate alle estremità S e N della prima terrazza, ai lati della strada d'accesso, e una isolata in un punto di passaggio obbligatorio su una terrazza inferiore. Le torri avevano carattere di abitazione permanente: la parte inferiore era costruita in blocchi di pietra calcarea, nella tecnica sopra descritta, e la parte superiore in grandi mattoni (48 × 48 × 8,50 cm) di un'argilla mescolata a paglia, mal cotta, collegati tra loro da strati di argilla giallastra. Lo spessore dei muri era di 3 m. Il tetto era di tegole. Una quarta torre-vedetta si elevava sul lato N, ma non vi sono stati ancora eseguiti scavi sistematici. Le prime due torri, all'inizio isolate, sono state in seguito inserite nel dispositivo di una vasta cinta che comprende una serie di terrazze del versante orientale. Tre lati di questa cinta (S, E, N) sono costituiti da un muro a secco con una palizzata; il quarto lato invece, quello occidentale, era formato dal muro stesso della fortezza, prolungato verso N da un muro a secco. Nell'angolo N-O di questa seconda cinta fortificata è stato messo in luce un edificio absidato, al quale conduce un'angusta via lastricata.
Lo scavo della fortezza P. R. ha messo in luce un ricco e variato materiale archeologico: monete, fibule, un candelabro in bronzo a tre bracci, uno scudo di ferro con motivi a sbalzo di stile ellenistico, un busto in bronzo d'una divinità femminile, numerosi resti ceramici ecc. Tanto il sistema struttivo quanto il materiale sopracitato permettono di datare la fortezza tra il I sec. a. C. e i primi anni del II sec. d. C., al tempo cioè di Burebista e di Decebalo.
In questo lungo periodo si possono determinare tre fasi successive: a) la fortezza superiore con le due torri di vedetta del lato E e i resti del santuario con allineamenti di colonne, dell'epoca di Burebista; b) gli edifici della terrazza superiore, fuori della fortezza, del periodo posteriore a Burebista; c) la grande cinta sulla costa orientale dell'altura innalzata al tempo di Decebalo, approssimativamente al tempo delle guerre daciche.
Il complesso di P. R. non oltrepassa gli anni 101-106 d. C., quando la fortezza viene distrutta dai Romani e vi dispare ogni traccia di vita.
Situata a un importante nodo stradale, su un'altura quasi inaccessibile, la fortezza è tipica per i Geto-Daci, come anche per i Traci a S del Danubio e ci aiuta a comprendere i pochi dati della tradizione letteraria sui Daci prima della conquista romana: castella rupibus indita (Tac., Ann., iv, 46, 5); Daci montibus inhaerent (Flor., Epit., iv, 12); (cfr. anche (Cass. Dio, xviii, 9).
Bibl.: V. Pîârvan, Getica, Bucarest 1926, pp. 118, 463, 474, 476-477; Stud. Cercet. Ist. Vec., I, 1950, I, pp. 137-148; C. Daicoviciu-Al Ferenczi, AŞezările dacice din muntii OrăŞtiei, Bucarest 1951; C. Daicoviciu, Cetatea dacică de la Piatra RoŞie, Bucarest 1954.