PIAZZA ARMERINA (XXVII, p. 141)
ARMERINA Archeologia. - Nei pressi di Piazza Armerina, in contrada Casale, attorno al mosaico già noto, scavi recenti hanno portato alla luce una grandiosa villa romana dell'ultimo scorcio del sec. III d. C., caratterizzata da una architettura mossa per la frequenza di ambienti dalle planimetrie curve, care al gusto architettonico del tardo impero, e dalla ricerca di prospettive scenografiche nella variazione assiale e nella disposizione a terrazze dei suoi quattro quartieri - il termale, quello del grande peristilio quadrangolare, quello di rappresentanza dello xystus con la vasta aula triloba, e l'edificio della grande aula delle udienze e dei due gruppi di appartamenti privati gravitante sul lungo corridoio colonnato, maestoso atrio a forcipe, della "Grande Caccia" - allietati da fontane e da ninfei. A questa architettura "barocca" si associava già negli interni delle sale la fantasmagorica decorazione policroma delle volte e dei catini absidali con l'opera musiva di vivaci paste vitree e quella delle pareti già rivestite di tarsie in marmo o di pitture con partiti geometrici e figurati, che s'intonavano con la ricca visione dei mosaici colorati delle pavimentazioni, fortunatamente conservati e visitabili nel luogo. È un complesso notevolissimo di mosaici geometrici e a figure, che talora assumono l'aspetto e le proporzioni di grandi composizioni pittoriche nelle quali si riflettono la vita sociale, politica e religiosa dell'età tetrarchica, quando maestranze, probabilmente africane, diedero vita alla quasi totalità delle creazioni, tolti i riconoscibili rifacimenti di età bizantina praticati nelle parti guaste, e tolte le nuove composizioni, stese sopra i più antichi mosaici nel corso del IV sec. (mutatio vestis di giovane dama nella sala ottagona termale e mosaico delle "Dieci Ragazze" nella sala interna sud-orientale del peristilio).
Le composizioni figurate che vi s'incontrano sono di vario genere. Al genere decorativo-ornamentale appartengono le teorie di tondi con "protomi" di animali nei corridoi del peristilio; le flessuose volute di acanto con animali varî ed uccelli negli ambulacri dello xystus; il mosaico con medaglioni delle "Stagioni" in una delle sale settentrionali del peristilio; il mosaico con l'emblema della scena erotica contornato da maschere teatrali e busti di Stagioni nel cubicolo laterale dell'appartamento privato settentrionale. Sono di genere realistico il saluto per l'Adventus, scena mutila nel vestibolo del peristilio; il quadro della "Dama con figli" avviati al bagno; gli episodî di mutationes vestis negli apodyteria della sala ottagona delle terme; la scena del massaggio nel vano precedente il tepidarium; i mutili resti del mosaico della "Danza" in una sala interna a nord del peristilio, ed infine il più tardo mosaico delle "Dieci Ragazze", che in succinto costume (subligar e fascia al seno) attendono agli esercizî della palestra e ricevono i premî della vittoria, altrimenti intese come attrici di un tetimimo. Il genere narrativo comprende la mutila "lampadedromia", la corsa con fiaccole, del tepidarium; le spettacolari "Corse nel Circo" nel vestibolo della sala ottagona termale; i numerosi e vivacissimi episodî venatorî presentati nella "Piccola Caccia" della diaeta settentrionale del peristilio, nella "Grande Caccia" del lungo corridoio, e nei "Fanciulli cacciatori" del cubicolo settentrionale dell'appartamento privato di sud; ed i "Musici ed attori" del cubicolo opposto dello stesso appartamento.
Al genere idilliaco e allegorico si allacciano le varie scene con "Amorini pescatori" della stanza interna a nord del peristilio, dell'esedra porticata dell'appartamento privato meridionale, dei due oeci meridionali dello xystus ; gli Eroti vendemmianti ed i putti pigianti dei due oeci opposti; il "piccolo circo" con bighe di volatili guidate da fanciulli, d'altra parte riconoscibili come un'allegoria delle Stagioni, nel vestibolo della camera dei "Musici ed attori"; e le personificazioni di Province, quali l'"Africa" nella testata meridionale della "Grande Caccia".
Si ispira al genere epico il "Polifemo ed Ulisse" che gli porge il kàntharos, quadro illustrativo del libro IX dell'Odissea, nel vestibolo dell'appartamento privato settentrionale. Grandioso appare infine il genere mitologico, comprendente il "Tiaso marino" dell'ottagona delle terme; l'"Orfeo" e gli animali nella diaeta a sud del peristilio; l'"Arione" sul delfino circondato dal tiaso marino nella diaeta dell'appartamento privato meridionale; la "lotta di Eros e Pan" nel vestibolo settentrionale dello stesso appartamento; il quadretto della metamorfosi di "Daphne" e del "Kiparissos" di fronte al suo cervo saettato e l'altro di "Esione" esposta al mostro marino e di "Endimione" in attesa di Selene nella grande aula triloba, ove però si levano su un piano stilistico poderoso e solenne le vaste composizioni della "Eracleia" - ampio quadro delle "Fatiche" nel vano centrale, "glorificazione di Ercole" nell'abside nord, "Giganti vinti" colpiti dalle frecce dell'eroe dorico nell'abside mediana-e la lunetta della "Licurgia" nell'abside sud, in cui evidente è l'eco della derivazione da una megalografia ellenistica.
I dati stilistici (i mosaici di Piazza Armerina, che si muovono ancora nella tradizione classica, naturalistica della forma, rappresentano lo stadio ultimo di quell'espressionismo che, introdotto nell'età dei Severi, si continuò per tutto il terzo secolo fino all'età tetrarchica) e di antiquariato (capelli a spazzola, barbe corte attorno al mento, bassi copricapi cilindrici di foggia pannonica, bastoni di comando a tau, ornamenti di clavi e segmenta nelle vesti) e gli elementi di scavo (ceramiche sigillate chiare e monete della seconda metà del sec. III d. C.) suggellati dalle pavimentazioni, concordano per l'assegnata datazione al periodo della prima Tetrarchia, in quella fase di transizione dall'arte medio-imperiale alla Spätantike, nonostante la contraria opinione di B. Pace che l'abbassa di un secolo per l'assegnazione che ne dà al corso inoltrato del sec. IV o addirittura agli inizî del sec. V. Anzi il possibile riconoscimento del più solenne personaggio della "Grande Caccia", sicuramente il padrone della lussuosa dimora, scortato da due ufficiali, quale l'imperatore Massimiano Erculio per la sua simiglianza, notata, per primo, da H. P. L'Orange, con la statua dell'Augusto nel gruppo porfirico dei Tetrarchi di Venezia, porterebbe a supporre che la grandiosa villa fu costruita per il ritiro dell'Erculio - in effetti poi non utilizzata - in vista dell'abdicazione stabilita per il 305 dal collega Diocleziano, che per sé costruì il ben noto palazzo di Spalato. L'ipotesi è però avversata da s. Mazzarino, che propende piuttosto per l'assegnazione della villa a un latifondista cristiano, avanzando il nome di un Sabacius suggerito dal latifondo piazzese Sabuggio. Vedi tav. f. t.
Bibl.: P. Orsi, in Il Mondo Classico, I (1931), pp. 240-252; G. Cultrera, in Atti Società italiana Progresso scienze, II (1936), pp. 612 segg.; id., in Bull. comm. Arch. Com., LXVIII (1942), pp. 129 seg.; L. Bernabò Brea, in Not. scavi, 1947, pp. 252 seg.; G. V. Gentili, in Not. Scavi, 1951, pp. 291-335; B. Pace, in Rend. Accad. Lincei, Classe scienze morali, ser. 8, vol. VI (1951), pp. 454-476; G. V. Gentili, in Boll. d'arte del Min. P. I., XXXVII (1952), pp. 33-46; H.P. L'Orange-E. Dyggve, in Symbolae Osloenses, XXVI (1952), pp. 114-128; S. Mazzarino, in Rend. Accad. Lincei, Classe scienze morali, ser. 8, vol. VIII (1953), pp. 417-421; G.V. Gentili, in Acta Congressus Madvigiani, I, pp. 397 segg.; B. Pace, I mosaici di Piazza Armerina, Roma 1955; G. V. Gentili, La villa imperiale di Piazza Armerina, 3ª ed., ivi 1956; id., in Boll. d'arte del Min. della Pubblica Istruzione, XLII (1957), pp. 7-27; id., La villa erculeia di Piazza Armerina - I mosaici figurati, Roma 1959.