Tahrir, Piazza
Taḥrīr, piazza (Maydān al-Taḥrīr, lett. «piazza della liberazione»). – Nevralgico centro urbanistico del Cairo, è assurta alle cronache mondiali per essere stata il teatro della rivolta egiziana che ha portato alle dimissioni del presidente H. Mubārak nel febbraio 2011. Fatta progettare nel 19° sec. dal khedivè Ismā‘īl, e quindi chiamata Maydān Ismā‘īliyya, la sua storia è legata ad altre due rivoluzioni importanti: quella del 1919 contro il protettorato britannico – momento in cui la piazza assume non ufficialmente il nome attuale – e quella dei cosiddetti Ufficiali liberi del 1952, occasione in cui si sancisce la trasformazione dell’Egitto in Repubblica presidenziale e si ufficializza la nuova denominazione. Nel 2011, sulla scia del successo della rivoluzione tunisina (v. ), la popolazione egiziana, che da anni lottava contro il regime del presidente Mubārak e dei suoi corrotti apparati di sicurezza, ha deciso di manifestare apertamente il proprio dissenso. Il 25 gennaio, data in cui si celebra la festa della polizia, oltre 50.000 manifestanti si sono radunati in piazza T. tramite un passa parola che in molti casi si è diffuso tramite il web. Il successo dell’operazione ha sconcertato gli stessi organizzatori e, nei giorni successivi, il numero delle persone presenti in piazza si è moltiplicato fino a raggiungere il milione il 1° febbraio, secondo quanto riferito dall’emittente satellitare al-Jazeera (al-Ğazīra). L’indomani, le forze governative hanno fatto irruzione provocando violenti scontri e un elevato numero di morti (si stima che in totale le vittime della rivoluzione egiziana siano state 800). Sempre a piazza T. gli egiziani hanno poi festeggiato le dimissioni di Mubārak l’11 febbraio 2011, mentre il 3 giugno 2012 hanno protestato contro la decisione del Tribunale del Cairo che ha condannato all’ergastolo l’ex presidente e il suo ministro degli Interni e ha assolto sei alti ufficiali delle forze di sicurezza. La piazza è stata anche teatro delle manifestazioni che si sono svolte durante le controverse elezioni presidenziali che, nel secondo turno del 16 e 17 giugno 2012, hanno visto prevalere l’esponente dei Fratelli musulmani Mohammed Morsy (Muḥammad Morsī o Mursī).