PIAZZA
La storia urbanistica e architettonica delle p. medievali deve essere impostata tenendo conto delle testimonianze documentarie e archeologiche, delle caratteristiche funzionali, dei connotati rappresentativi e simbolici. La grande varietà delle soluzioni spaziali e prospettiche adottate, in tempi e in aree diverse, al fine di valorizzare al meglio gli edifici monumentali sedi del potere ecclesiastico, civile e politico, confluì in modalità progettuali ricorrenti e spesso in vere e proprie tipologie d'impianto.La correlazione programmatica, fin nei dettagli proporzionali, tra monumento e spazio urbano può essere verificata soprattutto negli ultimi secoli del Medioevo, nei centri di nuova fondazione e nei più controllati interventi dei centri comunali; intenzionalità allegoriche, opere d'arte ed elementi di arredo concorsero a definire la p. come ambito privilegiato e protetto, nel quale i cittadini si riconoscevano e dove si svolgevano le più importanti attività di scambio e le principali cerimonie della vita collettiva. La storia delle p. medievali si collega quindi intimamente con le vicende delle aree adibite a mercato (v.), degli spazi liberi antistanti le chiese e a esse pertinenti, alle zone recintate destinate a cimitero (v.), nonché con la storia dei palazzi pubblici (v. Broletto; Comune) e delle principali costruzioni, come la loggia e la fontana (v.), che assunsero un'importanza determinante nel completamento estetico dei principali spazi cittadini. È comunque sempre fondamentale la correlazione, in termini progettuali, tra le p. e l'insieme dei centri di nuova fondazione (v. Bastide; Città nuove; Terrenuove fiorentine).
In molte regioni europee si verificò una continuità d'uso, nelle città antiche che mantennero nell'Alto Medioevo la loro fisionomia urbana, tra il forum e la p. principale, destinata a mercato e progressivamente arricchita di edifici e funzioni pubbliche. Se la continuità testimonia sempre una conferma funzionale, nella maggior parte dei casi si ebbe comunque una serie di profonde modificazioni nel perimetro e nella definizione monumentale; così che anche in aree - come per es. l'Umbria - dove la continuità costituì la regola, le p. dell'età comunale conservarono da questo condizionamento essenzialmente l'impianto rettangolare, pur diversificandosi totalmente dalla situazione antica nell'articolazione dello spazio e nella correlazione tra i principali edifici pubblici. La sovrapposizione della chiesa al tempio poté perpetuare un assetto simmetrico-prospettico (p. del Mercato Vecchio a Firenze, oggi distrutta; p. comunale di Todi; p. del Duomo a Siracusa); ma già in età tardoantica il reciproco rapporto tra i nuovi monumenti caratterizzanti la liturgia cristiana venne risolto in termini originali, al fine di esaltarne il senso simbolico. Determinante risulta il nesso tra cattedrale e residenza vescovile, e ancor più quello tra cattedrale e battistero, che, pur con differenti soluzioni del reciproco rapporto, condizionò stabilmente nel tempo la fisionomia delle p. religiose.Un interessante esempio di coordinamento tra strutture monumentali e spazi urbani è costituito da Grado: all'interno del castrum, di impianto estremamente allungato (ca. m 32090), le chiese sono disposte trasversalmente e i due battisteri sono situati sul fianco, all'altezza della zona absidale del duomo (secc. 5°-6°), e sul fronte, in modo da lasciar libero l'accesso frontale della basilica di p. della Vittoria (sec. 5°).Se ad Albenga, a partire dal sec. 4°, si sperimentò il modello legato alla definizione laterale del sagrato - ancora ripetuto in età comunale a Cremona e Parma, dove il battistero chiude il lato destro della p. antistante la facciata del duomo -, il rapporto assiale è quello che si presenta come prevalente. Lo si trova già a Torcello (sec. 7°), inserito architettonicamente sulla fronte della basilica; lo sviluppo di questa idea, che ebbe diffusione più tardi, portò infine agli esempi monumentali confermati ed esaltati nelle città toscane, come Pisa, Volterra, Firenze. La p. antistante la chiesa si compone in questo caso dello spazio compreso tra i due edifici sacri e di quello intorno al battistero, a pianta centrale, che sorge isolato: si tratta, in sostanza, di un grande sagrato occupato, nel centro ideale, dal monumento che copre la vasca battesimale.A questo modello chiaro e geometricamente definito si possono collegare anche le esperienze prospettiche proprie dell'architettura carolingia e ottoniana, nella quale l'alternanza di impianti longitudinali e centrali si risolse spesso in un'esaltazione della visione assiale. Lo spazio antistante la chiesa, eventualmente prolungato da una strada di accesso che ha come fondale la porta principale, diede occasione all'articolazione di complessi architettonicamente unitari (Aquisgrana, Francoforte). A Lorsch si qualifica come p. lo stesso atrio, dove la Torhalle non è altro che la materializzazione del luogo da cui meglio si può contemplare la facciata dell'edificio religioso.D'altra parte, sia le strade sia i recinti difensivi poterono essere concepiti e usati in età altomedievale come vere e proprie p., in quanto luoghi per attività collettive. La strada principale assolvette spesso alle funzioni mercantili e rappresentative: in area mediterranea il termine greco pláteia indicò una persistenza di caratteri urbanistici classici - come per es. nel caso di Capua, fondata nel sec. 9° -, mentre in area anglosassone la 'croce di strade' fu luogo privilegiato delle attività mercantili. Strada maggiore, spazio difeso, sagrato ed eventualmente cimitero, insiemi monumentali, spazi per il commercio, sono tutti elementi caratterizzanti le città altomedievali, spesso tra loro distanti, ma destinati comunque a influenzare i modelli urbanistici tardomedievali.
Con il sec. 12° si assistette a una prima formulazione di criteri progettuali destinati a svilupparsi, nel Duecento, in vere e proprie tipologie ricorrenti. La destinazione mercantile fu certamente determinante nella creazione della p. centrale tipica delle nuove fondazioni, in particolare delle bastides, a cominciare da Montauban (dip. Tarn-et-Garonne); si diffuse in campo europeo un modello di p. porticata, derivata in parte dai chiostri e dall'apporto progettuale cistercense, caratterizzante, nei secc. 13° e 14°, la Francia sudoccidentale e le regioni a E dell'Elba interessate dalla colonizzazione tedesca. La p. tipica delle bastides è quadrata, con accessi diagonali in corrispondenza dei quali i portici si interrompono per non ostacolare il passaggio, ed è occupata, nel centro, da una tettoia lignea destinata a proteggere il mercato dalle intemperie. L'esclusiva destinazione mercantile è dimostrata dall'assenza di edifici religiosi - la chiesa è frequentemente disposta in posizione angolare subito al di fuori della p. - mentre il portico costituisce anche un prolungamento dello spazio delle retrostanti botteghe.Nell'area tedesca la p. mercantile, se pure meno formalmente definita, caratterizzò le fondazioni già nel sec. 12°, prima dell'estensione del modello quadrato a portico (Monaco, Lubecca). Le proporzioni e i collegamenti con la rete viaria principale erano variabili: in Austria prevalsero forme di p. rettangolari allungate, che recuperano in qualche modo la tradizione della strada-mercato. Nell'esempio di Wiener Neustadt (fine sec. 12°), mentre la chiesa ha una sua p.-sagrato rettangolare, rispetto alla quale l'edificio sacro si dispone diagonalmente, la grande p. centrale rettangolare è collegata da otto strade - angolari e al centro di ogni lato - con il tessuto urbano circostante, racchiuso in un perimetro quadrangolare estremamente regolare e geometricamente progettato.Nello sviluppo tardomedievale di questi grandi spazi commerciali e rappresentativi, l'area centrale venne spesso occupata dalle costruzioni destinate alle attività di mercato o a sedi comunali (Cracovia e Toruń, in Polonia); anche le più tarde 'grandi p.' delle città europee, dalle Fiandre all'Olanda, alla Germania, alla Polonia, ebbero una caratterizzazione prevalentemente mercantile e una dimensione finalizzata alla valorizzazione degli edifici di rappresentanza.
Nelle p. religiose si sviluppò la tendenza al rispetto dell'isolamento della chiesa, derivata dal mantenimento dell'antico recinto cimiteriale e funzionale alla migliore visibilità di tutte le parti del monumento, in particolare delle articolazioni absidali. Queste caratteristiche, proprie delle regioni centrosettentrionali, furono anche in sintonia con le grandi architetture gotiche, il cui sviluppo in altezza rendeva quasi superfluo lo studio delle più efficaci vedute urbane, dato che la chiesa con le sue guglie dominava comunque l'intero spazio cittadino. Ne scaturì un distacco assai sensibile tra la fabbrica religiosa e il tessuto urbano, che subì solo parziali adattamenti per facilitare la veduta a distanza.Nel mondo mediterraneo si svilupparono, invece, già a partire dal sec. 12°, sperimentazioni e prototipi che caratterizzarono i principali spazi pubblici con precise regole prospettiche e architettoniche, tenendo conto di un rapporto mai casuale tra i maggiori monumenti e tra questi e il tessuto circostante. La più vasta e coerente tra le p. pubbliche di questo periodo, quella di S. Marco a Venezia, scaturì da un progetto unitario messo a punto nella seconda metà del sec. 12° - secondo la tradizione all'epoca del doge Sebastiano Ziani - e attuata nel corso del secolo seguente. Facendo perno sul campanile di S. Marco, valorizzato come elemento angolare dominante, i due spazi quadrangolari tra loro ortogonali si qualificarono l'uno come grande sagrato della basilica marciana, mentre l'altro - la 'piazzetta' - aperto sulla laguna, venne legato alle sedi del potere politico e civile che lo delimitavano: il palazzo ducale e il palazzo comunale. Una concezione forte e rigorosa dei rapporti fra i tre poteri dello Stato - quello ecclesiastico, quello statuale-militare e quello municipale - poté imporre, lungo l'intero perimetro della p., l'adozione di un unico partito architettonico, in modo che ogni costruzione si adeguasse a un fronte porticato su colonne di altezza e passo costante e predeterminato. Il carattere fortemente unitario dell'insieme, al di là di qualche irregolarità altimetrica delle fabbriche pubbliche e private che lo componevano, poté anche essersi ispirato a modelli costantinopolitani e comunque, o piuttosto, correlarsi alle più attuali esperienze maturate nell'ambito delle nuove fondazioni e delle prime formulazioni normative.Una realizzazione diversa, ma in qualche modo parallela, è quella rappresentata da Genova, dove poco dopo la metà del sec. 12° si regolarizzò la platea per eccellenza, cioè lo spazio compreso tra la città e i moli, e destinato alle attività portuali. Un portico monumentale e modulare conferì unità all'altissimo fronte delle case che si affacciavano sul mare, considerato quasi come la facciata della città, senza coinvolgere tuttavia le sedi rappresentative principali.Nell'altra grande repubblica marinara italiana, Pisa, si realizzò un progetto di p. assai più originale, destinato a rimanere un prototipo senza seguito. La p. religiosa, nell'angolo della cinta muraria della metà del sec. 12°, è definita come spazio compreso tra i tre principali monumenti isolati nello spazio: il duomo, il battistero, il campanile. Questo rapporto, stabilito tra edifici appartenenti a fasi costruttive successive, appare accuratamente definito in ogni dettaglio mediante un controllo esatto delle proporzioni e dei tracciati geometrici, in modo da far apparire stabili e necessarie le reciproche interrelazioni prospettiche. L'assetto del sec. 12°, completato poi con la costruzione, sui lati lunghi, dello Spedale e del Camposanto, fu interamente basato sulla compresenza di tre òggetti' sacri isolati e completamente rivestiti del bianco marmo di Carrara, quasi a indicare una via interpretativa diversa rispetto ai criteri di giudizio applicabili alla comune realtà urbana. La relazione tra i tre edifici può essere spiegata confrontandola con quella tra le tre stelle principali della costellazione dell'Ariete, segno astrologico corrispondente all'inizio dell'anno pisano (25 marzo); il ricorso a un'immagine simbolica di tale astrazione motiva la posizione 'fuori asse' del campanile rispetto all'assetto longitudinale del duomo. Il riferimento alla principale tra le costellazioni, capace di garantire efficacia e durata dell'impresa costruttiva, può essere messo in relazione con la scienza astronomica e astrologica araba, dominante in questo periodo in tutta l'area mediterranea, e con i paralleli influssi esercitati nel campo dell'architettura religiosa, per es. nella Sicilia normanna.
Nelle p. delle città comunali italiane si coglie, forse più che in altre realizzazioni urbane, una capacità progettuale e gestionale che ha prodotto spazi pubblici di alto contenuto monumentale e artistico e al tempo stesso integrati nel tessuto cittadino. Dalla sistemazione delle aree destinate a mercato e ad attività mercantili, sulle quali naturalmente il Comune esercitava il massimo controllo, si passò nel periodo podestarile a strutturare p. e palazzi riservati all'attività politica e amministrativa; queste aree godettero di una particolare protezione, giuridicamente sancita dagli statuti, e di una costante cura rivolta alla manutenzione, all'igiene e al decoro. Le nuove tipologie architettoniche s'integrarono con i loro ambiti di pertinenza secondo modalità e schemi desunti dalle p. religiose, ma con maggiore varietà e complessità di effetti, dovuti anche al riutilizzo di precedenti edifici privati e alle differenti situazioni topografiche. Nel centro delle città, le nuove p. comunali assommarono in sé i più importanti significati, in relazione con la stabilità e l'unità del governo cittadino; esse furono ovunque frutto di operazioni di sventramento e costituirono, fino all'età moderna, il fulcro di ogni attività politica. Già ai primi anni del Duecento risalgono le grandi realizzazioni di Bologna, di Padova, di Milano. A Bologna, il palazzo del Podestà, del secondo decennio del Duecento, si presenta con una struttura 'a croce di strade' simbolicamente corrispondente all'intersezione centrale dei quattro quartieri (porte) della città; al di sopra dell'incrocio è collocata la torre con la campana, a sua volta segno e strumento di informazione, funzionale alla chiamata a raccolta di tutti i cittadini. Nel caso di Padova, il palazzo della Ragione, la più vasta sala per assemblee costruita nel Duecento, è compreso tra le due p. mercantili delle Erbe e della Frutta e circondato da altri edifici pubblici; il piano terreno, costituito da botteghe, è attraversato da una via coperta che mette in comunicazione le due piazze. Il Broletto Nuovo di Milano (1228-1233) costituì una radicale e innovativa risposta alle esigenze di concentrazione degli uffici deputati alla politica e all'amministrazione del Comune e inaugurò una tipologia, ripresa in età viscontea, della p. centrale fortificata. Un recinto quadrangolare, nel quale si aprono sei porte per dare accesso alle sei principali direttrici viarie radiali della città, racchiude l'edificio del broletto, che campeggia isolato dividendo in due parti la p.: una soluzione mutuata dal più grandioso esempio di Padova. La p. dei Mercanti si qualificò come nuovo centro della città; ulteriori edifici si andarono ad aggiungere in seguito lungo il perimetro interno, configurando una sede stabile del potere comunale contrapposta al nucleo vescovile, cui si aggregò successivamente anche la sede ducale.Piazze toscane.
Tra le diverse organizzazioni dello spazio pubblico che vennero sperimentate nel sec. 13°, alcune si presentano come vere e proprie tipologie ricorrenti, come forme di relazione prospettica e scenografica tra edificio monumentale e p., diffuse e prescelte per la loro efficacia e la loro modernità. La più interessante, anche perché ampiamente adottata, è la p. realizzata per far risaltare la veduta di spigolo di edifici rappresentativi - dapprima religiosi e poi anche civili - liberi soltanto su due lati, la facciata e un fianco, e quindi oggetto di una veduta preferenziale diagonale, con un punto di vista quasi obbligato che esalta la tridimensionalità della fabbrica. Tale disposizione ebbe effetti importanti anche sul posizionamento degli ingressi principali al monumento; nel caso delle chiese l'accesso laterale assunse, in alcune esemplificazioni particolarmente curate, una rilevanza paragonabile o addirittura superiore a quella del portale centrale di facciata. Tra le altre conseguenze dell'adozione del modello di p. con veduta di spigolo si possono citare la sottolineatura dei legami, sempre angolari, tra l'edificio monumentale dominante e le altre costruzioni pubbliche che vennero successivamente ad affiancarlo; è da notare inoltre come torri e campanili potessero essere utilizzati per correggere, cioè aumentare o ridurre, l'effetto di profondità.Tra le p. religiose di questo tipo sono frequenti quelle degli Ordini mendicanti; tra quelle civili spiccano le p. comunali dell'Italia centrale. In effetti questa sperimentazione sembra avere avuto inizio, o comunque essersi consolidata, nelle città toscane del Duecento e va posta in relazione con le rappresentazioni pittoriche di edifici in cui facciata e fianco si susseguono in prospetto avendo come cerniera lo spigolo anteriore. È anche assai vasta la casistica degli espedienti di illusione e deformazione percettiva già evidenti nella decorazione a tarsie marmoree nell'edilizia sacra fiorentina, e nella diminuzione degli interassi nei porticati, sia interni sia esterni (facciata del duomo di Lucca). Tra le p. religiose toscane con veduta di spigolo si possono citare quelle delle cattedrali di Massa Marittima, Prato, Carrara, Pistoia (con effetti complessi per la presenza del campanile e del palazzo vescovile), di S. Michele in Foro e S. Maria dei Servi a Lucca, di S. Agostino a San Gimignano, di S. Domenico a Prato, di S. Francesco a Pistoia. Fuori dalla Toscana l'esito più monumentale è quello della p. del Santo a Padova, dove è evidente l'intento di esaltare, con la veduta diagonale, la visibilità del sistema di cupole della parte presbiteriale della basilica. Da ricordare ancora le p. di S. Agostino a Rieti e di S. Maria Maggiore ad Alatri. Nel caso di Modena, la grande p. pubblica, già definita nelle sue dimensioni alla fine del sec. 12°, determinò l'aggiunta della porta Regia sul fianco della cattedrale, veduta diagonalmente dal fianco meridionale per rendere meglio visibile la Ghirlandina e l'architettura della parte absidale. Molte tra le p. citate ebbero funzione mista, religiosa e civile, e si presentano quindi come organismi complessi che in qualche caso hanno trovato la loro sistemazione finale in età postmedievale.Tra le p. comunali toscane dove tale tipologia si realizzò con più decisione, derivando dalle esperienze maturate nelle p. religiose, sono quelle di Volterra, di Prato, di Firenze. La p. della Signoria, la cui impostazione, alla fine del Duecento, è attribuibile ad Arnolfo di Cambio, secondo Vasari (Le Vite, II, 1967, p. 55) progettista del palazzo, costituì l'esito più grandioso dell'adozione anche negli spazi civili della veduta di spigolo, e quindi della veduta preferenziale diagonale dell'edificio principale. Nel suo completamento trecentesco, questo modello si complicò e si rafforzò con la costruzione della Loggia della Signoria, ortogonale e adiacente alla facciata, e del Tribunale di Mercatanzia, simmetricamente ortogonale al fianco; la veduta preferenziale e obbligata comprese quindi l'insieme delle principali fabbriche pubbliche ordinatamente disposte a trittico al fine di valorizzare la tridimensionalità dello spazio. Pur nell'irregolarità dell'invaso, anche il palazzo dei Priori di Perugia si presenta con una forte, se non unica, caratterizzazione diagonale che ne fa risaltare la dignità e la presenza tridimensionale.Tra Duecento e Trecento si delineò comunque anche una tendenza alla rivalutazione dell'assialità, visibile soprattutto nel rapporto tra palazzo pubblico e p. centrale nei centri di fondazione, come per es. Sant'Angelo Papale presso Cagli, nelle Marche, San Giovanni Valdarno, in Toscana, ecc., mentre in numerose p. fiorentine - di Santa Croce, di S. Maria Novella, di S. Giovanni, del Mercato Nuovo, di Orsanmichele, del Duomo - si procedette con una sistematica regolarizzazione e con un senso geometrico della simmetria e del controllo proporzionale che prelude alle innovazioni architettoniche rinascimentali.
Ogni città comunale tese a sistemare la p. principale seguendo programmi urbanistici e architettonici di ampio respiro, in un'ottica di progressivo ingrandimento dei palazzi pubblici, di miglioramento dei servizi e della pavimentazione, dell'arredo, della qualità artistica e della rappresentatività simbolica. La fontana, la cappella, la loggia 'di p.' vennero così a completare l'immagine del centro civico e, nelle principali città-stato dell'Italia centrale, a comporre quadri unici e preziosi da rappresentare in pittura e da esibire con orgoglio a mercanti e viaggiatori. L'arte, e in particolare la scultura, a partire almeno dalla fontana Maggiore di Perugia, entrò a far parte di un patrimonio collettivo e di un paesaggio urbano che ne risultò impreziosito e partecipe di uno speciale statuto di cura e salvaguardia.La più emblematica di queste realizzazioni complesse e dilatate nel tempo è rappresentata dalla p. del Campo di Siena, dove ogni intervento, tra Duecento e Quattrocento, mirò nella sostanza a creare un unicum, quasi in concorrenza, anche se di segno del tutto opposto, con il celebrato precedente di Pisa. La stessa forma curvilinea, e cioè il profilo planimetrico definito nella seconda metà del Duecento, s'ispirò a un'immagine fortemente simbolica, la figura del mantello della Vergine, protettrice della città e a lei dedicata dopo la vittoria sui fiorentini del 1260. La reliquia del mantello, conservata in S. Maria della Scala, ridisegnata secondo lo stile della pittura senese del tempo, veniva così a racchiudere lo spazio per le assemblee e lo stesso palazzo, estendendo la sua efficacia protettiva a tutti gli abitanti. L'intangibilità di questa definizione formale fu sancita, già alla fine del secolo, con una normativa che imponeva di adottare nelle case che si affacciavano sulla p. le finestre 'a colonnelli' (bifore, trifore o polifore), garanzia di una qualità e di un'uniformità estetica eccezionali. La p. ricevette poi, tra il sec. 14° e il 15°, a completarne la preziosità artistica, la torre del Mangia, la cappella di Piazza, la definitiva pavimentazione in pietra e mattoni a nove spicchi (probabile riferimento al Governo dei Nove), la fonte Gaia di Jacopo della Quercia: in definitiva un vero e proprio museo all'aperto, modello anche per l'assetto tardomedievale e rinascimentale di p. della Signoria a Firenze. La crisi delle indipendenze comunali condusse, soprattutto nelle città medie e minori, a un impoverimento della funzionalità politica e a un'evoluzione del senso simbolico delle p.; scomparvero molte fontane, decaddero le magistrature e le loro sedi restarono incompiute o mutarono destinazione. Con il primo Rinascimento il palazzo del principe richiese nuovi spazi; ma fu anche la non trascurabile militarizzazione - evidente in alcune città padane, come Parma, sottoposte alla signoria viscontea - a snaturare il ruolo della p. pubblica, divenuta ormai sede di spettacoli, ma sempre sotto un attento controllo politico. Così su alcune p. comparve addirittura la fortezza, simbolo di sottomissione a centri di potere lontani, nello spazio o nella composizione sociale, rispetto al popolo cittadino. L'esempio più imponente è quello di Bologna, dove la grande struttura militare tardotrecentesca venne a completare, sulla p. Maggiore, un insieme monumentale ormai visibilmente sottoposto al potere pontificio.
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