PICCAMIGLIO
– La famiglia Piccamiglio fece parte del gruppo più antico dell’aristocrazia consolare genovese, quello dei ceppi vicecomitali, e pur non giocando un ruolo di primissimo piano nelle vicende politiche del Comune fu inserito fin dai primi decenni del XII secolo nei più alti livelli delle ancora recenti istituzioni genovesi.
Esemplare, da questo punto di vista, la vicenda di Guglielmo: console del Comune nel 1126, 1132 e 1147 e membro del primo gruppo di consoli dei placiti nel 1130, egli ebbe modo di partecipare a momenti decisivi per l’orientamento della politica mediterranea genovese e di influenzarne gli sviluppi. Nel 1146 fu infatti tra coloro che giurarono l’alleanza con il conte di Barcellona; tale alleanza condusse il collegio consolare dell’anno seguente, di cui era membro, a lanciare la spedizione spagnola. Pur coronata da un successo che garantì ampie concessioni da parte tanto del conte quanto del re di Castiglia, tale spedizione non produsse il ritorno atteso in termini economici, conducendo anzi le finanze comunali sull’orlo del tracollo. Abbinando assunzione di responsabilità politica e senso degli affari, a questo punto Guglielmo, come altri esponenti delle famiglie consolari, intervenne con i propri capitali per partecipare all’appalto di una serie di gabelle promosso dalle autorità comunali per rimpinguare il bilancio, investendo nel 1150 ben 625 lire su un totale di 2500, e rilevando, nel 1152, 1/9 dell’appalto della cabella salis (uno dei principali introiti fiscali del Comune).
La grande disponibilità di capitali, derivante probabilmente anche da rendite di origine signorile, e il prestigio sociale indiscusso costituirono un tratto saliente del carattere dei Piccamiglio nel corso di tutto il XII secolo, epoca che vide numerosi membri della famiglia succedersi nella carica consolare e in altri incarichi pubblici, e trovarono un’espressione materiale nell’evoluzione della domus familiare nella contrada di San Marcellino: dotata nel 1156, per pubblica concessione, di un portico in legno davanti all’accesso principale, nel 1186 risulta ormai un palacium con porticato in pietra affiancato dalla poderosa torre ancor oggi visibile, evidentemente così prestigioso da poter ospitare nel 1190 il duca Ugo III di Borgogna, in partenza per la crociata, che proprio in quella sede sottoscrisse una concessione di privilegi commerciali che avrebbero aperto ai genovesi la via dei mercati del Nord Europa.
I Piccamiglio furono in effetti assai pronti ad approfittare delle occasioni di arricchimento offerte dall’espansione della rete commerciale genovese e se nel 1174 li troviamo già presenti a Costantinopoli, nel XIII secolo, pur continuando a ricoprire incarichi politici e amministrativi di prestigio, andarono intensificando le loro attività economiche sia dentro Genova, dove gestivano il patrimonio immobiliare valorizzando le botteghe ricavate al piano terreno dei palazzi e si dedicavano al prestito a interesse, sia sui mercati europei e mediterranei. Presenti nel Levante con ruoli politici (nel 1234 Piccamilius Piccamiglio fu console e visconte dei Genovesi in Siria), approfittarono ben presto delle occasioni offerte dal commercio: nel 1257 Ottobono importava dall’Oriente seta cinese, mentre suoi familiari gestivano un fondaco in Armenia, zona poi divenuta uno dei punti focali delle loro attività. Tra il 1274 e il 1302 troviamo numerosi Piccamiglio a Laiazzo (Ayas), principale centro commerciale del Regno d’Armenia e nel porto cipriota di Famagosta; tra questi ancora Ottobono, che appare spostarsi con disinvoltura fra Oriente e Occidente: nell’aprile del 1279 egli stipulava contratti a Laiazzo, mentre nell’ottobre seguente si trovava a Nîmes in casa di un altro mercante genovese.
L’area franco-provenzale appare dalle fonti come l’altro campo d’azione economico principale della famiglia, in particolare nel corso del XIV secolo: i Piccamiglio non solo importavano ed esportavano prodotti dal Regno di Francia, ma spesso risiedevano nella capitale e mantenevano contatti con i sovrani e l’alta nobiltà. Se Tobia nel 1377 commerciava olio provenzale fino in Egitto e raccoglieva accomandite per la piazza finanziaria di Parigi, suo figlio Giovanni risultava aver esercitato una concreta attività di banchiere nella capitale francese almeno fino al 1393 in associazione con Niccolò Spinola. Altri membri della famiglia continuarono a operare in Oriente e nel Mar Nero sia in ruoli politici sia in veste di mercanti: a fianco di personaggi come Federico, latore nel 1343 di un’ambasciata al khan Özbek, e Inoffio, console di Caffa nel 1401, troviamo mercanti come Dagnano, molto attivo fra 1345 e 1348 in operazioni estese dalla Francia alla Crimea, Leone, che nel 1362 commerciava grano negli scali pontici, o Sorleone, che nel 1381 pagò al Comune un affitto di ben 12.000 aspri per una vigna nei pressi di Caffa, e altri che alternavano i due aspetti. Esemplare di quest’ultima condizione la vicenda di Urbano: la sua prima menzione lo vede attivo in Genova nel 1377; nel 1384 ricevette un’accomandita per la Francia, mentre nel 1390 apparve in qualità di tesoriere (veste nella quale fu incaricato di recare doni preziosi alla moglie e al figlio del sultano Bayezīd I) nella colonia di Pera, sul Corno d’Oro, dove si trattenne almeno fino al 1398.
Nel corso del XV secolo, mentre la loro attività mercantile si orientava decisamente verso Occidente, i Piccamiglio, che nella ripartizione degli officia pubblici risultavano fra i nobiles albi (ghibellini), continuarono a partecipare alla vita pubblica genovese, anche se in una posizione più defilata rispetto al passato, sintomo di un declino politico che però non comportò un analogo declino delle fortune economiche. Infatti, anche se il loro ‘albergo’ era uno di quelli con meno membri tra quelli della nobiltà cittadina e nel 1528 venne fatto confluire in quello Calvi, il prestigio del loro nome continuò a permanere, come prova il fatto che il console Guglielmo e un Niccolò attestato nel XII secolo vennero menzionati insieme ad altri nobili consolari in un falso atto di privilegio redatto in favore dei Signori di Cogorno, datato 1080 ma attribuibile al XVII secolo.
Fonti e Bibl.: A. Ascheri, Notizie storiche intorno alla riunione delle famiglie in alberghi in Genova, Genova 1846, p. 81; M.G. Canale, Nuova istoria della Repubblica di Genova, del suo commercio e della sua letteratura dalle origini all’anno 1797, 4 voll., Firenze 1858-1864, I, p. 459; A. Olivieri, Serie dei consoli del Comune di Genova, in Atti della Società Ligure di Storia Patria, I, Genova 1861, pp. 201-203, 242, 247, 270, 274 s., 277, 294, 296-300, 307, 314, 351, 353, 359, 373, 387, 389, 393, 404, 406, 413, 416; L.T. Belgrano, Vita privata dei Genovesi, Genova 1876, p. 15; Annali genovesi di Caffaro e de’ suoi continuatori, I, a cura di L.T. Belgrano, Fonti per la Storia d’Italia, XI, Roma 1890, p. 73; F. Podestà, Il porto di Genova, Genova 1913, p. 172; M. Chiaudano - M. Moresco, Il cartolare di Giovanni Scriba, 2 voll., Torino 1935, docc. 76, 95, 156, 180, 193, 194, 206, 219, 235, 247, 268, 293, 312, 314, 318, 344, 374, 433, 465, 597, 607, 691, 718, 740 s., 755, 762, 772, 774, 800, 839, 1027 s., 1144, 1161, 1200, 1213, 1289, 27A; Guglielmo Cassinese (1190-1192), 2 voll., a cura di M.W. Hall - H.C. Krueger - R.L. Reynolds, Genova 1938, docc. 629, 1233, 1515, 1872; Oberto Scriba de Mercato (1190), a cura di M. Chiaudano - R. Morozzo della Rocca, Genova 1938, docc. 149, 622; Giovanni di Guiberto (1200-1211), 2 voll., a cura di M.W. Hall-Cole et al., Genova 1939, docc. 274, 381, 551, 1527; Oberto Scriba de Mercato (1186), a cura di M. Chiaudano, Genova 1940, doc. 76; R. Doehaerd, Les relations commerciales entre Gênes, la Belgique et l’Outremont d’après les Archives notariales génoises aux XIIIe et XIVe siècles, 3 voll., Bruxelles-Roma 1941, docc. 235, 447 s., 569, 742, 755, 984, 986 s., 1034, 1060, 1126, 1273 s., 1289, 1296, 1311, 1366, 1372, 1384, 1491, 1713, 1876; Lanfranco (1202-1226), 3 voll., a cura di H.C. Krueger - R.L. Reynolds, Genova 1951-53, docc. 124, 298, 382-384, 404, 650, 922, 1505, 1786; R. Doehaerd - Ch. Kerremans, Les relations commerciales entre Gênes, la Belgique et l’Outremont d’après les archives notariales génoises, 1400-1440, Bruxelles-Roma 1952, docc. 30 s., 329, 348, 389, 400, 593, 597, 613, 622; J. Heers, Le Livre de Comptes de Giovanni Piccamiglio homme d’affaires Génois, 1456-1459, Paris 1959, pp. 7 s.; D. Puncuh, Liber privilegiorum Ecclesiae Ianuensis, Genova 1962, pp. 27, 97, 135; J. Day, Les Douanes de Gênes, 1376-1377, 2 voll., Paris 1963, pp. 98, 140, 146, 162, 247, 275, 516, 531, 582, 702, 708, 925, 935; L. Liagre de Sturler, Les relations commerciales entre Gênes, la Belgique et l’Outremont d’après les Archives notariales génoises (1320-1400), 2 voll., Bruxelles-Roma 1969, docc. 110, 112, 180 s., 223, 248, 278, 284, 385, 413, 458, 488, 494, 506, 546, 619, 627; R.S. Lopez, Nuove luci sugli Italiani in Estremo Oriente prima di Colombo, in Id., Su e giù per la storia di Genova, Genova 1975 (ed. originale 1952), pp. 100 s., 129; G. Stella - I. Stella, Annales Genuenses, a cura di G. Petti Balbi, in RIS2, XVII/2, Bologna 1975, pp. 58-61; M. Balard, La Romanie génoise (XIIe - début du XVe siècle), 2 voll., Genova 1978, pp. 75, 96, 184, 234, 373, 416, 422, 428, 524, 623, 625, 640, 702, 754; Il cartulario di Arnaldo Cumano e Giovanni di Donato (Savona, 1178-1187), a cura di L. Balletto et al., Roma 1978, docc. 138, 161; A. Agosto, Nobili e Popolari: l’origine del dogato, in La Storia dei Genovesi, 1, Genova 1981, pp. 110 s., 114, 116; V. Polonio, Notai genovesi in Oltremare. Atti rogati a Cipro da Lamberto di Sambuceto (3 luglio 1300 - 3 agosto 1301), Genova 1982, p. 360; A. Roccatagliata, Notai genovesi in Oltremare. Atti rogati a Chio (1453-1454, 1470-1471), Genova 1982, pp. 4, 12, 65, 153; R. Pavoni, Notai genovesi in Oltremare. Atti rogati a Cipro da Lamberto di Sambuceto (gennaio-agosto 1302), Genova 1987, pp. 276, 306, 328; L. Balletto, Notai genovesi in Oltremare. Atti rogati a Laiazzo da Federico di Piazzalunga (1274) e Pietro di Bargone (1277, 1279), Genova 1989, pp. 123, 207, 209 s., 214 s., 217 s., 221 s., 224, 229, 245 s., 254, 260, 352, 356; I Libri Iurium della Repubblica di Genova, I/1-7, a cura di A. Rovere et al., Genova 1992-2001, docc. 41, 90-93, 113, 115-117, 122, 150, 189 s., 192, 194 s., 208, 222, 247, 256, 258 s., 271 s., 353, 368, 373, 375, 382 s., 399, 450, 452-455, 462, 493, 547, 591, 624, 640, 659, 674, 717, 720, 722, 726 s., 729, 733, 745, 748 s., 751, 760, 762 s., 789, 819, 824, 827, 829, 834, 883, 904, 921, 934-936, 978, 1024-1028, 1031, 1047, 1056, 1058, 1091, 1190, 1202, 1204, 1239.