picchiare
Vale " percuotersi ", " colpirsi ", in If XVIII 105 sentimmo gente che... / sé medesma con le palme picchia.
I commentatori intendono variamente Pg X 120 già scorger puoi come ciascun si picchia.
La spiegazione più ovvia sarebbe, a prima vistar ora che ci siamo tanto avvicinati alla schiera dei penitenti, chini sotto il masso che li schiaccia, scorger puoi come ognuno di essi si batta il petto con le mani in segno di contrizione. È questa l'interpretazione accolta da Scartazzini-Vandelli, Casini-Barbi, Steiner, Grabher, Mattalia, Fallani, tenacemente difesa (in Problemi I 224 ss.) dal Barbi (il quale reca a sostegno la consonanza con Luc. 18, 13 " publicanus... percutiebat pectus suum ") e ripresa dall'anonimo autore (forse lo stesso Barbi) della recensione (in " Studi d. " XII [1927] 187) alla Postilla del Trombadori (v. oltre). Ma è interpretazione che non persuade, perché, come osserva il Sapegno, " è difficile metter d'accordo un tale gesto con la posizione in cui sono atteggiate le anime, secondo la descrizione che ne farà subito dopo Dante (vv. 130 ss.) ". Né molto convincente è la chiosa di Benvenuto (" si picchia, idest percutit sibi pectus genibus gravitate ponderis prementis eum "), alla quale aderì G. Trombadori (Postilla dantesca, in " Annuario del R. Liceo-Ginnasio M. Foscarini di Venezia " II [1927-28] 1-7) proponendo di spiegare: vedrai " dunque ‛ in che strano modo ciascuno si batte il petto ', cioè, non con le mani, ma, a maggior strazio, con le ginocchia ". L'interpretazione più plausibile appare perciò quella del Lana (si picchia, " cioè è battuto e castigato " dalla giustizia divina), accolta dal Parodi (in Lingua 372), Del Lungo, Sapegno e Porena, anche in considerazione del fatto che in Pg XIV 151 il verbo ‛ battere ', detto della giustizia divina, è usato con il significato di " castigare ". Nessun seguito ha avuto la spiegazione del Pietrobono: " si duole, dà visibile segno del pentimento che prova ". Per tutta la questione, e per la variante si nicchia, si veda anche Petrocchi, ad l., e Introduzione 336.