Piccolo mondo antico
(Italia 1940, 1941, bianco e nero, 107m); regia: Mario Soldati; produzione: ATA; soggetto: dall'omonimo romanzo di Antonio Fogazzaro; sceneggiatura: Mario Bonfantini, Emilio Cecchi, Alberto Lattuada, Mario Soldati; fotografia: Carlo Montuori, Arturo Gallea; montaggio: Gisa Radicchi Levi; scenografia: Gastone Medin, Ascanio Coccé; costumi: Maria De Matteis, Gino C. Sensani; musica: Enzo Masetti.
È il 1850 a Valsolda, sul lago di Lugano, sotto il dominio austriaco. Il giovane aristocratico Franco, orfano dei genitori, sposa Luisa Rigey, di modeste condizioni sociali, contro il parere della nonna, la rigida austriacante marchesa Maironi. Dal matrimonio nasce Ombretta. La marchesa, offesa, disereda il nipote e ottiene dal governo austriaco il licenziamento dello zio di Luisa, l'ingegnere Piero, presso il quale i giovani sposi abitano. La vita si fa dura, senza soldi e senza lavoro. Franco, che è coinvolto nell'attività segreta antiaustriaca, va a Torino e lavora come giornalista parlamentare, ma durante la sua assenza la piccola Ombretta, mentre gioca sulla riva del lago, cade in acqua e muore. Luisa è sconvolta e chiusa nel suo dolore, vive del ricordo della figlia e non vuole più vedere il marito. La vecchia marchesa, colpita dal lutto e oppressa dai rimorsi, restituisce al nipote il suo patrimonio. Passano quattro anni, è il 1859: scoppia la guerra contro l'Austria, Franco si arruola volontario nell'esercito piemontese e, prima di partire, ritrova l'amore di Luisa.
Sesto film di Mario Soldati, è il primo in cui si manifestano appieno lo stile, il gusto, la maturità d'un regista che avrebbe dato ancora al cinema italiano alcune opere di valore (prima fra tutte Malombra, 1942, con Isa Miranda e Andrea Checchi). Adattando per lo schermo Piccolo mondo antico di Antonio Fogazzaro, e quindi sforbiciandolo e riducendolo drasticamente, egli ha saputo, da un lato, conservare lo spirito del testo, dall'altro tratteggiare con acume un ambiente e alcuni personaggi. Soprattutto nelle immagini paesaggistiche e in alcuni scorci di interni ‒ la villa della marchesa Maironi, il suo palazzo milanese, la casa dello zio Piero ‒ la macchina da presa sembra esplorare la realtà e restituircene il suo carattere più autentico. E se il racconto pare procedere pianamente, senza momenti particolarmente drammatici, lungo la linea di una storia abbastanza scontata, ci sono tuttavia alcuni episodi di forte incisività, come la macrosequenza della morte di Ombretta (non mostrata direttamente), con la corsa di Luisa sotto la pioggia per le stradine del paese e il suo dolore inconsolabile. Ma anche nei rapporti fra i personaggi lo sguardo di Soldati, quella che possiamo chiamare la sua discrezione, coglie aspetti psicologici e comportamentali sottili e sottilmente espressi. Certo non mancano le caratterizzazioni eccessive: i personaggi di contorno che paiono un po' macchiettistici, un certo gusto teatrale che si contrappone alla recitazione sostanzialmente 'realistica' dei personaggi principali. Ma il risultato finale è spesso sorprendente, per l'adesione della materia drammatica alla sua forma rappresentativa, per la cura con cui la vicenda è ambientata storicamente, per la rilettura filmica del testo letterario.
Forma, accuratezza e letterarietà che fecero parlare, a proposito di questo film e di altri di quegli anni, diretti dallo stesso Soldati, da Ferdinando Maria Poggioli, Luigi Chiarini, Renato Castellani, Alberto Lattuada, di un cinema 'calligrafico', che in certo senso si contrapponeva a quel cinema realistico che alcuni intellettuali, critici e cineasti propugnavano in quel periodo di guerra. Il termine 'calligrafico' aveva allora una connotazione negativa, mentre a ben guardare, in una prospettiva storica e critica meno legata a quel tempo, non v'è dubbio che Piccolo mondo antico e i film dei registi citati ridavano al cinema una delle sue funzioni tradizionali, cioè l'interpretazione filmica di un testo letterario, la rappresentazione schermica di personaggi e ambienti già definiti in precedenza sulla pagina scritta. Una funzione che è possibile rintracciare in tutta la storia del cinema dalle origini a oggi. D'altronde il film di Soldati ebbe allora non poche critiche favorevoli, fu considerato un ottimo esempio di cinema intelligente, colto, maturo, che indicava una possibile strada al cinema italiano fuori dai percorsi del documentarismo bellico, del realismo quotidiano o dell'evasiva commedia dei 'telefoni bianchi'. In questo senso, Piccolo mondo antico non soltanto è uno dei film migliori di Soldati, ma riscatta il termine 'calligrafico' dalla sua negatività per conferirgli il significato di 'formalmente corretto'.
Interpreti e personaggi: Alida Valli (Luisa Rigey), Massimo Serato (Franco Maironi), Ada Dondini (marchesa Orsola Maironi), Mariù Pascoli (Ombretta), Annibale Betrone (zio Piero), Giacinto Molteni (professor Beniamino Gilardoni), Elvira Bonecchi (signora Barborin), Enzo Biliotti (signor Pasotti), Renato Cialente (cavalier Greisberg), Adele Garavaglia (Teresa Rigey), Carlo Tamberlani (don Costa), Gianni Barrella (curato di Puria), Nino Marchetti (Pedraglio), Giorgio Costantini (avvocato di Varenna), Jone Morino (donna Eugenia), Anna Carena (Carlotta), Domenico Viglione Borghese (Dino).
V. Calvino, Incontro con Fogazzaro, in "Film", n. 35, 31 agosto 1940.
M. Gromo, Piccolo mondo antico, in "La Stampa", 13 aprile 1941, poi in Davanti allo schermo, Torino 1992.
Lunardo, Ombretta sdegnosa, in "Film", n. 16, 19 aprile 1941.
Vice [G. Puccini], Piccolo mondo antico, in "Cinema", n. 116, 25 aprile 1941.
A. Spaini, Fogazzaro e il cinema, in "Si gira", n. 1, febbraio 1942.
A. Pietrangeli, Verso un cinema italiano, in "Bianco e nero", n. 8, agosto 1942.
L. Visconti, Ciò che è mancato a 'Piccolo mondo antico', in "Cinema nuovo", n. 301, maggio-giugno 1986.