piegare
Appartiene quasi esclusivamente all'uso poetico; in prosa compare solo in due luoghi del Convivio.
L'accezione fondamentale del verbo è quella che tuttora conserva, ma nella maggioranza dei casi la fantasia del poeta gli acquisisce valori particolari, specie negli usi estensivi e figurati, tanto che non sempre risulta agevole dichiararne il significato prescindendo da un esame puntuale del contesto.
Se a esser piegati sono corpi che hanno uno sviluppo prevalentemente verticale, indica qualsiasi azione che tenda a far assumere loro una forma inclinata o anche curva: Pg XXVIII 27 un rio / ... con sue picciole onde / piegava l'erba che 'n sua ripa uscio; Cv IV Le dolci rime 55, ripreso in X 12, la diritta torre [non può] / far piegar rivo che da lungi corre (dove però il verbo potrebbe addirittura alludere all'azione distruttrice di un fiume in piena; v. Busnelli, ad l.); nel girone degl'iracondi D., rapito in estasi, cammina velando gli occhi e con le gambe avvolte, / a guisa di cui vino o sonno piega (Pg XV 123; anche qui il senso pregnante del verbo consente due interpretazioni: " fa andare curvo " e " sopraffà ", " vince "). Torna anche in Pg XIX 56 novella visïon... a sé mi piega; qui però il senso figurato (" attrae la mia attenzione ", " occupa l'animo mio ") prevale su quello estensivo ora illustrato.
Può indicare anche l'inclinazione, da un lato o dall'altro, impressa a una parte del corpo: quando Cavalcante ricadde nella tomba, Farinata né mosse collo né piegò sua costa (If X 75); viceversa i fratelli Alberti, per alzare il viso e guardare chi li aveva interrogati, piegaro i colli (XXXII 44) all'indietro. La locuzione ‛ p. le mani ', invece, vale " unirle " in atto di preghiera (Pg II 29) o ‛ standerle ' (Contini: Rime CIV 95).
Di Pg XXXII 24 Aria che piegasse il carro il primo legno, sono state proposte due interpretazioni: " prima che il carro, muovendosi per compiere una conversione, girasse il timone ", e in questo , caso p. alluderebbe all'angolo venutosi a formare tra la stanga e il resto del carro. Convince di più il commento del Mattalia, il quale, assunto a soggetto il primo legno e attribuendo al verbo una funzione causativa, spiega: " prima che il timone facesse ruotare il carro ".
Analogamente, nell'uso intransitivo o riflessivo, vale " assumere una posizione curva ", " inclinarsi ", " chinarsi ": If XXVI 69 vedi che del disio ver' lei mi piego!; Pg XXVIII 11 le fronde, tremolando, pronte / tutte quante piegavano verso occidente; e così pure XXXII 116.
Significato anche più estensivo è quello di " trascinare a volo " lungo un arco di cerchio, con il quale p. ricorre in If V 79 tosto come il vento a noi li piega, / mossi la voce: è questa l'interpretazione suggerita dallo Steiner e dal Mattalia, tanto più plausibile in quanto è confermata da Pg XIII 6 dove, a proposito della seconda cornice del Purgatorio, si precisa che l'arco suo più tosto piega della prima, ha cioè una curvatura meno ampia e più sensibile di quella.
In senso figurato è innanzi tutto predicato dell'amore ed esprime quindi l'inclinazione dell'animo verso il bene: se l'animo, che si è rivolto a una determinata immagine, inver' di lei si piega, / quel piegare è amor (Pg XVIII 25 e - sostantivato - 26). È perciò frequente ogni volta che si accenni a una disposizione dell'animo o a un orientamento del pensiero e della volontà verso un fine determinato: lo consentimento mio piegava verso il nuovo amore per la Donna gentile (Cv II X 4); la volontà si piega assai o poco (Pd IV 79); e ancora in Cv III XV 14, Pd I 132, XIII 118.
Di qua le accezioni di " indurre alcuno alla benevolenza " (If XVI 31 la fama nostra il tuo animo pieghi), di " vincere un atteggiamento ostile " (anche se piega vostra crudeltate, / non ha di ritornar qui libertate, Rime CXVI 83) e, quando è pronominale, di " accondiscendere benevolmente " (Pg I 81 per lo suo amore adunque a noi ti piega).
In senso anche più generico può significare semplicemente " mutare ": Pg VI 30 El par che tu mi nieghi / ... che decreto del ciel orazion pieghi, voluta eco di Virgilio Aen. VI 376 " desine fata deum flecti sperare precando ".