DECEMBRIO, Pier Candido
Fratello di Angelo (v.), nacque a Pavia il 24 ottobre 1392; morì a Milano il 12 novembre 1477. Nel 1410 fu carcerato con suo padre Uberto (v.) e, liberato, andò nel 1411 a Genova ospite dei D'Oria. Dal 1419 fino alla morte di Filippo Maria (13 agosto 1447) appartenne alla segreteria viscontea e negli anni 1449-50 a quella della repubblica Ambrosiana. Al principio del 1450 fu chiamato alla curia pontificia con l'ufficio di "magister brevium", che tenne per tutto il pontificato di Niccolò V e nei primi due anni di Calisto III. Dal 1456 al '59 fu segretario alla corte aragonese prima sotto Alfonso, poi sotto Ferdinando. Verso la fine del 1459 si restituì a Milano e vi rimase tutto il 1466 in ansiosa ricerca d'un principe che lo accogliesse: finalmente Borso d'Este lo invitò a Ferrara e lo ospitò per otto anni. Di là il D., decrepito ormai, acciaccato e avvilito, andò a morire a Milano.
Nella sua attività curiale e diplomatica, naturalmente ispirata ai variabili umori dei principi che serviva, il D. diede prova di abilità e avvedutezza. Molteplice fu pure la sua operosità umanistica. Tradusse dal greco Appiano, alcune vite di Plutarco, cinque libri dell'Iliade e ripulì la Politeia di Platone, già rifatta da Uberto suo padre. Per assecondare i gusti del Visconti, volgarizzò Curzio Rufo, il Bellum gallicum di Cesare e il Bellum punicum di Polibio (Madrid, ms. Escuriale, I,1,168). Scrisse molti epigrammi, molti opuscoli in prosa e le biografie di Francesco Sforza e di Filippo Maria Visconti: d'intonazione svetoniana questa seconda. L'epistolario, distribuito in tre sillogi, comprende anche le lettere dei corrispondenti ed è una fonte preziosa per la storia politica e letteraria del tempo. Le lettere sono state pubblicate solo in piccola parte. La forma latina di Pier Candido non è né scorrevole né pura.
Bibl.: A. Cinquini, Lettere inedite di P. C. D. (Nozze Galimberti-Schanzer), Roma 1902; F. Gabotto, L'attività politica di P. C. D., in Giorn. Ligust., XX (1893); G. Petraglione, Il de laudibus Mediol. urbis panegyricus di P. C. Decembrio, in Arch. stor. lomb., XXXIV (1907), pp. 5-45; M. Borsa, P. C. D. e l'umanesimo in Lombardia, in Arch. st. lomb., XX (1893), pp. 5-75, 358-441; A. Battistella, Una lett. ined. di P. C. D. sul Carmagnola, in Nuovo arch. ven., X (1895), pp. 97-135; A. Corbellini, op. cit., 1917, pp. 5-13; R. Sabbadini, Storia e critica di testi latini, Catania 1914, pp. 226-45, 278-80; id., Epistolario di Guarino, III, p. 227; C. Frati, Il volgarizzamento dei Cpmmentarii di G. Cesare fatto da P. C. D., in Archiv. Romanicum, V (1921), pp. 74-80; Butti, Fossati, Petraglione, P. C. D. opuscula historica, in Rev. Ital. Script., nuova ed., XX, parte 1ª; E. Ditt, P. C. D. contributo alla storia dell'umanesimo italiano, in R. Istituto Lomb. di scienze e lettere, Memorie, XXIV (1931), pp. 21-106.