RESTAGNO, Pier Carlo
RESTAGNO, Pier Carlo. – Nacque a Torino il 29 marzo 1898 da Gabriele, tranviere, e da Lucia Rosso. Dopo aver compiuto gli studi primari nel locale istituto dei salesiani, conseguì il diploma in ragioneria presso il Regio Istituto tecnico Germano Sommeiller. Partecipò alla prima guerra mondiale come sottotenente nel genio elettricisti, riportando delle lesioni agli occhi. Nel 1919 fu uno dei tre vicesegretari dell’Unione del lavoro della provincia di Torino e partecipò alla fondazione della locale sezione del Partito popolare italiano, in rappresentanza del circolo salesiano Domenico Savio. Congedato nel 1920, assunse rapidamente un ruolo di primo piano tanto nel movimento cattolico torinese, quanto in ambito regionale.
Dal 1920 al 1924 ricoprì la carica di presidente della federazione diocesana della Società della gioventù cattolica; nel 1921 fu tra i promotori della trasformazione dell’Unione operaia cattolica di Torino nella nuova federazione diocesana Uomini cattolici, nell’ambito della quale fu delegato per le diocesi piemontesi, e nel 1922 partecipò alla fondazione della Federazione italiana uomini cattolici, nel quadro della riforma dell’Azione cattolica voluta da Pio XI.
Eletto consigliere comunale nell’ottobre del 1920, si impegnò su vari temi a forte contenuto sociale fino al novembre del 1923, quando il Consiglio fu sciolto per effetto dalla nuova legge sugli enti locali. Collaborò al quotidiano cattolico torinese Il Momento, ma nel 1923 interruppe tale rapporto per le posizioni filofasciste del giornale. Nello stesso anno fu assunto presso la sede centrale dell’Istituto bancario san Paolo di Torino, nell’ambito del quale ricoprì presto posizioni di responsabilità: inizialmente diresse la filiale di Chieri, dal 1926 quella di Genova e dal 1929 quella di Novara.
Nel 1926 sposò Giorgina Piovano: dall’unione sarebbero nate Lucietta (scomparsa all’età di 33 anni) e Margherita.
Nel 1933, l’esperienza professionale maturata e i brillanti risultati ottenuti gli valsero il rientro nella sede centrale di Torino e la nomina a ispettore generale e vicedirettore della stessa. Nel 1936 il trasferimento a Roma per organizzare l’apertura della prima filiale della banca nella capitale, di cui sarebbe stato a lungo direttore, gli permise, nei limiti consentiti dalla rigida vigilanza del regime, di mantenere rapporti con i dirigenti centrali dell’Azione cattolica e con esponenti di primo piano del disciolto Partito popolare italiano, tra cui Alcide De Gasperi, Giuseppe Spataro, Giovanni Gronchi e Mario Scelba.
Nel 1940 fu richiamato nell’esercito e assegnato a un Centro di addestramento militare a Sora, ma dopo un breve periodo fu congedato in via provvisoria e rientrò a Roma, a disposizione dello stato maggiore. Negli ultimi anni del regime partecipò attivamente all’attività clandestina antifascista nella capitale, in collegamento, oltre che con De Gasperi, al quale lo legava un solido rapporto di amicizia, con Guido Gonella, Giulio Pastore, Umberto Tupini, Igino Giordani, Scelba, Gronchi e Camillo Corsanego.
Tra la fine del 1942 e i primi mesi del 1943 collaborò a organizzare nell’abitazione romana di Spataro le riunioni clandestine che contribuirono a preparare, a livello programmatico e organizzativo, la piena ripresa dell’attività politica dei cattolici democratici. Dopo il 25 luglio 1943 entrò nella direzione provvisoria della Democrazia cristiana (DC) e in seguito alla costituzione (9 settembre 1943) del Comitato di liberazione nazionale (CLN) coadiuvò Spataro, delegato della DC presso la giunta militare del CLN, nella raccolta di fondi per sostenere le attività dell’organizzazione, provvedendo anche alla loro custodia presso la filiale bancaria da lui diretta. Fin dalla fase della clandestinità si qualificò, per impegno e capacità, come una personalità di rilievo nel panorama politico nazionale.
Dopo la costituzione del governo Bonomi (18 giugno 1944), all’indomani della liberazione di Roma, entrò nella giunta esecutiva centrale della DC e nel corso del congresso interregionale del partito (Napoli, 29-31 luglio 1944) fu eletto nel primo consiglio nazionale in rappresentanza delle organizzazioni professionali, economiche e culturali; inoltre, dal 1° agosto 1944 assunse il delicato e impegnativo incarico di segretario generale amministrativo della DC, che mantenne fino al settembre del 1953.
Nell’estate del 1945 collaborò con De Gasperi alla fondazione della Società editrice libraria italiana (SELI), concepita come organo editoriale della DC, e ne assunse la carica di consigliere delegato. Nello stesso anno fu designato come membro della Consulta nazionale, nell’ambito della quale fece parte della commissione Finanze e Tesoro, e fondò la Federazione nazionale del personale direttivo delle aziende di credito e finanziarie, che avrebbe presieduto fino alla sua scomparsa. Questo intensificarsi degli impegni politici lo indusse a rinunciare alla carriera bancaria, sebbene gli fosse stato offerto l’incarico di direttore generale dell’Istituto bancario San Paolo di Torino.
Confermato consigliere nel primo congresso nazionale della DC (Roma, 24-27 aprile 1946), il 2 giugno 1946 venne eletto all’Assemblea costituente nel collegio unico nazionale. Nel secondo e terzo governo De Gasperi (14 luglio 1946 - 1° giugno 1947) collaborò con i ministri Giuseppe Romita, del Partito socialista italiano di unità proletaria, ed Emilio Sereni, del Partito comunista italiano, in qualità di sottosegretario ai Lavori pubblici.
In vista delle elezioni politiche del 18 aprile 1948 svolse un ruolo decisivo nell’opera di raccolta fondi promossa dalla DC per sostenere l’impegnativa campagna elettorale e declinò la proposta di candidarsi nella circoscrizione di Torino. Candidato per la Camera nel collegio unico del Lazio e per il Senato nel collegio Sora-Cassino, risultò eletto in entrambi i rami del Parlamento e optò per il Senato, dove sarebbe stato confermato per la II, III e IV legislatura. Nel corso dei mandati parlamentari fece parte di diverse commissioni permanenti (Difesa, Finanze e Tesoro, Lavori pubblici, Igiene e Sanità, Trasporti, Poste e Telecomunicazioni, Marina mercantile, Affari esteri) e speciali.
Il successo elettorale riportato e la sua autorevolezza sia professionale sia politica spinsero De Gasperi e il partito a considerarlo nel 1949 il candidato più adatto ad assumere la guida del Comune di Cassino, «la città martire» emblema delle devastazioni prodotte dalla seconda guerra mondiale e, come tale, banco di prova della capacità della DC e dei governi centristi di ricostruire materialmente e moralmente il Paese. Nelle amministrative del 15 maggio 1949 la DC conquistò la maggioranza assoluta dei seggi (50,7%) e Restagno fu eletto sindaco. Alla vigilia della consultazione elettorale era stato nominato presidente dell’Ente per la ricostruzione del Cassinate (Ericas), previsto da un decreto legge del 2 aprile 1948 (ma formalmente istituito il 9 marzo 1949) per gestire i dieci miliardi stanziati dal governo per la ricostruzione di 57 comuni del Cassinate e delle province di Latina, Campobasso e Caserta devastati dal conflitto e facenti parte dell’Associazione dei comuni dalle Mainarde al mare.
Gli interventi dell’Ericas, sottoposto al controllo del ministero dei Lavori pubblici e operativo dal 1950 al 1953, consolidarono il consenso dell’elettorato del Frusinate alla DC, collegando le scelte di politica nazionale e alcune figure di primo piano del partito, tra cui Restagno, ma anche Pietro Campilli e Giulio Andreotti, alle molteplici e urgenti esigenze delle comunità locali.
Rieletto nel maggio del 1954, nel corso dei suoi due mandati impegnò l’amministrazione da lui diretta in una serie di iniziative che conferirono al processo ricostruttivo di Cassino e di altre zone del Cassinate e del Sorano un’indubbia efficacia. Decisivi risultarono, oltre ai finanziamenti dell’Ericas, il cui funzionamento fu tuttavia oggetto di aspre critiche da parte delle sinistre, gli interventi realizzati in collaborazione con la Cassa per il Mezzogiorno e i suoi rapporti personali con gli ambienti industriali e finanziari.
Tra le maggiori realizzazioni è significativo ricordare il completamento del Piano di ricostruzione approvato dall’amministrazione comunale nel 1946, la nascita di diverse industrie, con una positiva ricaduta sul piano occupazionale, la costruzione dell’Acquedotto degli Aurunci, l’istituzione del Consorzio di bonifica della valle del Liri, il ripristino e l’ampliamento della rete stradale, gli interventi relativi alla rete fognante, all’edilizia popolare, a scuole, cimiteri ed edifici di culto, la nascita, nel 1955, della Banca popolare del Cassinate, che venne concepita come un elemento propulsore dello sviluppo del territorio, il completamento dei lavori dell’ospedale civile.
Nell’agosto del 1957 rassegnò le dimissioni per incompatibilità con il mandato parlamentare, dal momento che il Comune aveva superato i ventimila abitanti. Eletto sindaco di Sora nel 1961, Restagno avviò il piano regolatore della città, tuttavia dopo appena due mesi si dimise per dedicarsi esclusivamente all’attività parlamentare.
Nel periodo dal 1949 al 1952 ricoprì la carica di presidente dell’Associazione sportiva Roma e dal 1961 al 1966 fu membro dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa.
Morì a Roma l’11 novembre 1966.
Fonti e Bibl.: Roma, Archivio storico Istituto Luigi Sturzo, Fondo Spataro, sc. 16, fasc. 144; testimonianza verbale del dott. Carlo Albertini, nipote di Pier Carlo Restagno, resa all’autrice nel dicembre 2015.
G. Spataro, I democratici cristiani dalla dittatura alla Repubblica, Milano 1968, pp. 198, 292, 359; P. Terranova, Cassino. 40 anni di vita, Villa Santa Lucia 1968, pp. 26-33; Atti e documenti della Democrazia cristiana 1943-1967, a cura di A. Damilano, I-II, Roma 1968, ad ind.; P.B. Quarello, Promemoria su l’azione sociale cristiana torinese dal 1897 al 1939, ed. ciclostilata, Torino 1970, pp. 34, 49; L. Chiesa, Il Movimento dei cattolici in Piemonte nel primo e secondo Risorgimento (1818-1948): contributo alla cronistoria delle origini e dello sviluppo del movimento cattolico, Alba 1974, p. 5; G.B. Marocco, Profili di apostoli nel trentennio della Vecchia Guardia Piemontese dell’Azione Cattolica, Torino 1982, pp. 180-183; Dizionario storico del movimento cattolico in Italia 1860-1980, a cura di F. Traniello - G. Campanini, II, I protagonisti, Casale Monferrato 1982, ad vocem; Storia della Democrazia cristiana, a cura di F. Malgeri, I, Dalla Resistenza alla Repubblica (1943-1948), Roma 1987, passim; F. Palombino, “Governo di partito”: l’esperienza politico-amministrativa di P. C. R. tra centro e periferia, in Lo Stato in periferia. Élites, istituzioni e poteri locali nel Lazio meridionale tra 800 e 900, a cura di S. Casmirri, Cassino 2003, pp. 189-223; Cassino 2011; T. Baris, C’era una volta la DC. Intervento pubblico e costruzione del consenso nella Ciociaria andreottiana (1943-1979), Roma-Bari 2011, pp. 37, 50 s., 54, 57-60, 65; Nel 45° della scomparsa. P. C. R., 11.11.1966 - 11.11.2011.