GILARDI, Pier Celestino
Nacque il 16 sett. 1837 a Campertogno, nel Vercellese, da Giacomo e da Maria Angela Sceti. Proseguendo la tradizione della famiglia paterna, attiva nel campo della scultura in legno, il G. compì i primi studi presso la scuola professionale di intaglio della vicina Varallo, dove apprese "gli elementi del disegno" (Stella), perfezionandosi in seguito presso il Laboratorio Barolo sotto la direzione di Carlo Frigiolini.
Ottenuto il pensionato del Nobile Collegio Caccia di Novara, dal 1861 al 1864 frequentò l'Accademia Albertina di Torino, seguendo, tra gli altri, il corso di pittura tenuto da A. Gastaldi. Sempre come pensionato del Collegio Caccia, tra il 1864 e il 1867 il G. soggiornò a Firenze e a Roma (Mongiat Babini).
Risale al 1862 la sua prima partecipazione alle mostre della Società promotrice delle belle arti di Torino, dove presentò alcune non meglio documentate sculture in legno. L'anno seguente prese parte alla medesima rassegna con un saggio dei suoi studi accademici, il dipinto Andrea del Sarto abbandonato dalla moglie negli ultimi giorni di sua vita (ubicazione ignota) che, acquistato dalla Società stessa, venne lodato per la correttezza di disegno nell'articolo siglato M. C. apparso sull'Album della Pubblica Esposizione (Torino 1863, p. 24). Un ulteriore esempio del suo periodo di formazione, sotto l'influenza della pittura di storia di Gastaldi e di E. Gamba, anch'egli docente all'Albertina, è dato dal quadro Bruto aspetta l'ora della vendetta (ubicazione ignota); il quadro, presentato alla Promotrice torinese del 1864, venne riprodotto sull'Albumdella Pubblica Esposizione e favorevolmente recensito da A.C. Pagani che ne esaltò l'ispirazione patriottica.
Al termine del pensionato romano il G. abbandonò i soggetti storici per dedicarsi principalmente alla pittura di genere, che scelse come "viva espressione del sentimento estetico moderno" (Stella); questa svolta si può registrare già dai titoli delle opere, di ubicazione ignota, esposte alla Promotrice nel 1866 (Il nonno in pensieri) e nel 1868 (L'offerta).
Nel 1870 il G. fu nominato professore di disegno presso la scuola professionale di disegno di Biella; nel 1873 divenne assistente di Gastaldi all'Accademia Albertina di Torino, incarico che ricoprì fino al 1884, quando assunse quello di professore di disegno.
Un dipinto del 1874, Una triste notizia (Torino, Galleria civica d'arte moderna), accurata raffigurazione di un interno borghese con due meste figure di donna, indica nella pittura parigina del Secondo Impero uno dei primi riferimenti per i temi di genere intrapresi dal G., con un richiamo particolare al belga Alfred Stevens (Dalmasso - Gaglia - Poli, p. 63). L'opera venne esposta nello stesso anno alla Promotrice torinese insieme con Una partita alla morra (ubicazione ignota). Nel decennio 1875-85 i soggetti prediletti dal G. furono, tuttavia, le bozzettistiche scene di vita in chiesa e le aneddotiche, talvolta umoristiche, figure di vecchi: nel 1875 presentò in una mostra al Circolo degli artisti torinese il dipinto Al Kyrie; alla Promotrice dell'anno seguente propose, tra le altre opere, Peccato di desiderio (entrambe presso la Galleria civica d'arte moderna di Torino); nel 1879 vi espose Tra pipa e bicchiere (collezione privata: Mallé, 1976); e nel 1883 Sbadataccio (Torino, Galleria civica d'arte moderna), oltre a diversi ritratti. Nel 1880 e nel 1884 il G. prese parte, sempre a Torino, all'Esposizione nazionale di belle arti e all'Esposizione generale italiana esponendo dipinti di genere e ritratti, oggi di ubicazione ignota, per i quali De Gubernatis fornisce indicazioni circa gli antichi proprietari, appartenenti alla nobiltà e alla borghesia piemontese.
Il G. si affermò completamente come pittore di genere e ritrattista nel 1884 con il quadro Hodie tibi cras mihi (Torino, Galleria civica d'arte moderna).
Sapida raffigurazione di un gruppo di vecchi al funerale di un loro compagno, l'opera godette di notevole popolarità (fu anche riprodotta in incisione da A.M. Gilli per la Maison Goupil). Stella nel 1893 segnalò il dipinto come significativo esempio "di trascrizione passionale del vero", paragonabile a quanto espresso dalla "moderna scuola inglese". Il quadro offrì lo spunto ad Aitelli (1898) per portare a confronto l'efficacia della pittura di genere del G. con quella di G. Induno, considerata ancora più acuta poiché "cerca nelle fisionomie delle persone stesse i palesi ed i reconditi sentimenti, il giubilo e la tristezza, il gaudio dell'amore e la serenità della fede". Maggio Serra (1991, p. 70) nota come il G. - "il più dotato rappresentante del "realismo borghese" in Piemonte" - in questo dipinto "indulga ad un iperrealismo illustrativo".
Nel 1898 il pittore partecipò all'Esposizione nazionale di arte sacra di Torino con Stampa curiosa e ottenne un articolo monografico a firma di E. Aitelli sulle pagine del giornale ufficiale della rassegna (dove è riprodotto il dipinto) nel quale venne evidenziata anche la sua attività di ritrattista "sottile e finissimo"; presso la Pinacoteca di Varallo Sesia è conservato, tra l'altro, l'interessante ritratto di gruppo Canti di primavera, di un verismo piano (Mallé, 1976), inserito in un paesaggio che suggerisce a M. Rosci un raffronto con J. Bastien Lepage. Per quanto riguarda invece la produzione paesaggistica sono da citare almeno la Fontana a Varallo Sesia del 1884 (già collezione Lorenzo Delleani, Carignano) e Una corte a San Sebastiano (Biella, coll. priv.; Mallé, 1976, ripr.), oltre ai paesaggi degli anni Novanta conservati presso la Pinacoteca di Varallo.
Il G. realizzò anche diversi dipinti ad affresco, in particolare in Valsesia. Suoi gli affreschi della XLI cappella del Sacro Monte di Varallo (Gesù deposto nella Sindone) e quello della XLII cappella collocata sotto il portico della piazza maggiore del santuario, eseguito nel 1880 e raffigurante La morte di s. Francesco (Debiaggi). Una Crocefissione a fresco, eseguita negli ultimi anni di attività dell'artista, è conservata nella chiesa parrocchiale di Campertogno.
Il G. morì a Borgosesia il 4 ott. 1905.
Fonti e Bibl.: A.C. Pagani, Marco Bruto aspetta l'ora della vendetta. Gran quadro a olio del signor P.C. G. diCampertogno, in Società promotrice delle belle arti in Torino.Album della Pubblica Esposizione del 1864, Torino 1864, pp. 7 s.; A. De Gubernatis, Dizionario degli artisti italiani viventi, Firenze 1889, p. 229; A. Stella, Pittura e scultura in Piemonte 1841-1891, Torino 1893, pp. 393 s.; E. Aitelli, in L'arte all'Esposizione del 1898, Torino 1898, pp. 271, 274 s.; Mostra del Centenario della Società promotrice delle belle arti, in Torino 1842-1942 (catal.), Torino 1952, pp. 59 s., tav. 132; C. Debiaggi, Dizionario degli artisti valsesiani dal XIV al XX secolo, Varallo 1968, pp. 81 s.; L. Mallé, Museo civico di Torino. I dipinti della Galleria d'arte moderna, Torino 1968, pp. 184 s.; Id., La pittura dell'Ottocento piemontese, Torino 1976, pp. 114 s., tavv. 535-543; F. Dalmasso - P. Gaglia - F. Poli, L'Accademia Albertina di Torino, Torino 1982, pp. 62 s.; A. Dragone, Da Bagetti a Reycend. Capolavori d'arte e pittura dell'Ottocento piemontese, in Collezioni private italiane (catal.), Torino 1986, pp. 161-163; Il Nobile Collegio Caccia e la formazione del ceto dirigente novarese, a cura di E. Mongiat Babini, Novara 1991, p. 211; R. Maggio Serra, in La pittura in Italia. L'Ottocento, Milano 1991, I, pp. 70, 79, 85; C. Thellung, ibid., II, p. 852; M. Zambelli, P.C. G., Una triste notizia, Hodie tibi cras mihi, in Le sorprese di un museo. Pittura dell'Ottocentoin Piemonte dalla GAM di Torino (catal., Moncalieri), a cura di R. Maggio Serra, Torino 1998, p. 64; A.M. Comanducci, Dizionario illustrato dei pittori…, Milano 1972, p. 1482; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XIV, pp. 21 s.