PARADISI (Paradies), Pier Domenico
PARADISI (Paradies), Pier Domenico. – Compositore e clavicembalista, nacque intorno al 1707, come si desume dall’età (84 anni) notificata nel certificato di morte (Venezia, 25 agosto 1791), dal quale risulta anche il nome del padre, Carlo.
Doveva essere originario della città o del Regno di Napoli: nella scarsa documentazione a lui riferita l’epiteto «napoletano» accompagna spesso il cognome, dato perlopiù nella forma ‘Paradies’ (tuttora diffusa nel Barese; un contralto di nome Sebastiano Paradies è documentato a Napoli nel 1686, cfr. Magaudda - Costantini, 2009); l’origine napoletana è inoltre avvalorata dai documenti relativi al decesso del fratello Riccardo, morto sessantaquattrenne il 7 giugno 1774 (Archivio storico del Patriarcato di Venezia, Parrocchia di S. Marco, Parrocchia di S. Giminiano, Registri dei morti, n. 8, p. 29). L’ipotesi di un’origine toscana, avanzata da Fausto Torrefranca (1930, p. 486), è del tutto infondata (Gajewski, 1993, pp. 237 s.). A partire dal Lexicon di Ernst Ludwig Gerber (1792) si è talvolta voluto distinguere un ‘Paradies’ compositore e un ‘Paradisi’ insegnante di canto, ma è assai probabile che i due profili biografici vadano ricondotti alla medesima persona (Gajewski, 1993, pp. 234 s.).
Nulla si sa della formazione del musicista. La prima, tardiva notizia biografica a lui dedicata (La Borde, 1780) lo dice allievo di Nicola Porpora: Paradisi potrebbe averlo frequentato sia a Napoli (1715-1722), sia a Venezia (1726-1733), sia a Londra (1733-1737), e potrebbe averlo seguito come copista o assistente tra Italia e Inghilterra (Gajewski, 1993, p. 239). Paradies esordì come operista a Lucca nella stagione d’autunno 1738 con il dramma per musica Alessandro in Persia, del fiorentino Francesco Vanneschi, dedicato a Robert Raymond barone di Abbots Langley (il libretto fu stampato a Venezia; più o meno rimaneggiato, il dramma fu ripreso a Graz nella primavera del 1740 e a Londra nell’ottobre del 1741).
Dal 1738 operò a Venezia per l’ospedale della Pietà componendo musica sacra: nei quaderni di cassa sono registrati a nome di Domenico Paradisi nove mottetti, tre salmi, tre antifone e un Magnificat (Gillio, 2006, p. 471 e CD-rom). Nel 1740 avrebbe composto, su versi di Giacomo de’ Belli, la musica di un «divertimento musicale» dato nell’Ospedale dei Mendicanti il 4 aprile per la visita di Federico Cristiano di Sassonia, Le muse in gara (le attribuzioni sono dei cronisti coevi; l’ultima aria della cantata fu composta da Baldassarre Galuppi, che di lì a pochi mesi avrebbe assunto la guida del coro in quello stesso ospedale). Pochi mesi prima aveva composto per l’ambasciata di Spagna Il decreto del Fato, serenata per le nozze di Filippo di Borbone, eseguita il 17 febbraio (libretto di Domenico Lalli). Avrà probabilmente lavorato anche per i buffi italiani itineranti: i libretti degli «intermezzi musicali» Le gelosie fra Grullo e Moschetta stampati ad Amburgo nel 1745 e a Copenaghen nel 1748 attribuiscono a Paradies «la maggior parte della musica».
Dal 1746 Paradies visse stabilmente a Londra, dove ottenne i maggiori riconoscimenti come maestro di canto e compositore. Nell’autunno 1746 curò il ‘pasticcio’ Annibale in Capua, dramma di Vanneschi. Nel gennaio 1747 compose l’opera Fetonte, sempre di Vanneschi, data per dieci sere: mezzo secolo più tardi Charles Burney (1789, IV, pp. 455 s.) ne descrisse le arie come banali e «ill-phrased» oltre che prive di estro e grazia, e ne dedusse che il compositore non avesse grande esperienza nella musica teatrale. Paradies concorse anche con un’aria all’Orazio di Pietro Auletta (1748). Da gennaio 1751 appaltò con Vanneschi la licenza delle opere italiane nel teatro di Haymarket. Nella prima stagione curò le musiche per La forza d’amore, un ‘pasticcio’ pastorale di cui, come per le opere precedenti, uscirono a stampa i Favourite songs;e fors’anche per un’altra pastorale, Nerina. Nel 1757 la licenza dello Haymarket fu rinnovata al solo Vanneschi.
La fama del compositore è legata primariamente alle opere strumentali. Oltre a due concerti per cembalo o organo, alcuni brani staccati (tra cui un Favourite minuet with variations e uno Air with five variations) e quattro sinfonie, compose dodici Sonate di gravicembalo, dedicate ad Augusta, consorte del principe del Galles, che ebbero vasta fortuna in tutt’Europa (edizione moderna a cura di H. Ruf - H. Bemmann, Mainz 1971). Furono pubblicate a Londra da John Johnson, con un privilegio reale ottenuto nel 1754, e ristampate almeno sette volte fino a fine secolo, da editori londinesi, parigini e olandesi. Alcune di queste sonate continuarono a essere riportate in trattati teorici (Clementi, 1801) e in raccolte di musica pianistica dell’Otto-Novecento; insieme con quelle di Domenico Alberti, sono state additate (per es., da Newman, 1963, pp. 689-692) tra i modelli della ‘sonata italiana’ in due movimenti (di cui il primo bipartito, alla maniera delle sonate di Domenico Scarlatti, e il secondo perlopiù in tempo di danza o in forma di rondò) e tra gli incunaboli dello stile tastieristico ‘cantabile’. In lettere del 16 e del 21 dicembre 1774 Leopold Mozart, che con il piccolo Wolfgang Amadé aveva incontrato il clavicembalista italiano a Londra dieci anni prima, raccomanda alla figlia Nannerl di esercitarsi in particolare sulle sonate di Paradies e di Johann Christian Bach (Mozart. Briefe und Aufzeichnungen, I, 1962, pp. 506-510).
Tre allievi di Paradies sono stati finora riconosciuti: Cassandra Frederick (1741 circa - 1779 circa), che debuttò al cembalo nel 1749 e si esibì di nuovo l’anno dopo (Gajewski, 1993, p. 242); il compositore Thomas Linley senior (1733 - 1795); il soprano tedesco Gertrud Elisabeth Schmeling (1749-1833, divenuta poi famosa con il nome da coniugata, Mara), che prima del 1765 prese una quindicina di lezioni da Paradies (lo descrisse, attanagliato dalla podagra, nell’autobiografia che stilò intorno al 1793; cfr. Riesemann, 1875). A una quarta allieva allude ancora Leopold Mozart, in una lettera del 14 settembre 1768 (Mozart. Briefe und Aufzeichnungen, I, 1962, pp. 277 s.).
Nel 1770, al momento di tornare in Italia, Paradies vendette a Richard FitzWilliam gli autografi delle sue composizioni, ancor oggi conservati in gran parte nel Fitzwilliam Museum di Cambridge. La data dell’effettiva partenza da Londra non è tuttavia accertata: due ‘pasticci’ dati a Londra nel 1778 e nel 1781 contengono ancora musiche sue (Gajewski, 1993, p. 244).
Morto il 25 agosto 1791, Paradies venne sepolto a Venezia nella chiesa di S. Geminiano, dirimpetto a S. Marco, fatta demolire pochi anni dopo da Napoleone.
Fonti e Bibl.: J.-B. de La Borde, Essai sur la musique ancienne et moderne, III, Paris 1780, p. 211; C. Burney, A general history of music, from the earliest ages to the present period, London 1789, III, p. 534; IV, pp. 446, 454, 455 s., 542, 557; E.L. Gerber, Historisch-biographisches Lexicon der Tonkünstler, II, Leipzig 1792, col. 78; M. Clementi, Introduction to the art of playing the pianoforte op. 42, London 1801, pp. 58 s.; O. von Riesemann, Eine Selbstbiographie der Sängerin Gertrud Elisabeth Mara, in Allgemeine musikalische Zeitung, n.s., X (1875), col. 515; E.H. Müller, Angelo und Pietro Mingotti, Dresden 1917, ad ind.; F. Torrefranca, Le origini italiane del romanticismo musicale, Torino 1930, pp. 478-488; L. Hoffmann-Erbrecht, Deutsche und italienische Klaviermusik zur Bachzeit, Leipzig 1954, pp. 89-91; Mozart. Briefe und Aufzeichnungen, a cura di W.A. Bauer - O.E. Deutsch, I-VII, Kassel 1962-1975, ad ind.; W.S. Newman, The sonata in the classic era, Chapel Hill 1963, pp. 686-692; G. Giachin, Contributo alla conoscenza di Paradisi, in Nuova Rivista musicale italiana, XI (1975), pp. 358-366; A biographical dictionary of actors, actresses, musicians, dancers, managers & other stage personnel in London, 1660-1800, a cura di Ph.H. Highfill - K.A. Burnim - E.A. Langhans, XI, Carbondale 1987, pp. 193 s.; F. Gajewski, Pier Domenico Paradies: a Festschrift for the bicentennial of his death, in Studi musicali, XXII (1993), pp. 233-248; The New Grove of music and musicians, XIX, London-New York 2001, pp. 63 s.; D.E. Freeman, Johann Christian Bach and the early classical Italian masters, in Eighteenth-century keyboard music, a cura di R.L. Marshall, New York-London 2003, pp. 255, 256, 260; Die Musik in Geschichte und Gegenwart. Personenteil, XIII, Kassel 2005, coll. 103 s.; P.G. Gillio, L’attività musicale negli ospedali di Venezia del Settecento, Firenze 2006, pp. 213, 405, 471 s., 475 e CD-rom; E. Selfridge-Field, A new chronology of Venetian opera and related genres, 1660-1760, Stanford 2007, ad ind.; A. Magaudda - D. Costantini, Musica e spettacolo nel regno di Napoli, Roma 2009, CD-rom, p. 24.